"Furbo"... chi Legge!
Coronavirus, il datore di lavoro è responsabile? I chiarimenti dell'Inail
Le risposte in una nota dell'Istituto
martedì 19 maggio 2020
Coronavirus e lavoro.
Come si gestisce il rapporto di responsabilità con il datore di lavoro?
La risposta al tema è argomento assai dibattuto negli ultimi giorni tanto da portare l'Inail a una nota chiarificatrice.
«Nessuna connessione tra il riconoscimento dell'origine professionale del contagio e la responsabilità del datore di lavoro», è la sintesi del pensiero dell'Istituto.
Cosa vuol dire nel dettaglio?
Lo si capisce analizzando ancora meglio la nota.
«Dal riconoscimento del contagio come infortunio sul lavoro non deriva automaticamente una responsabilità del datore di lavoro» e ciò poichè un conto sono i criteri con i quali l'Inail riconosce la malattia professionale e un conto sono i presupposti alla base di una azione giudiziaria penale o civile per riconoscere la responsabilità del datore di lavoro la quale «deve essere rigorosamente accertata attraverso la prova del dolo o della colpa».
«L'ammissione alla tutela dell'Istituto non ha alcun rilievo in sede penale e civile. L'ammissione del lavoratore contagiato alle prestazioni assicurative Inail non assume, quindi, alcun rilievo né per sostenere l'accusa in sede penale, dove vale il principio della presunzione di innocenza e dell'onere della prova a carico del pubblico ministero, né in sede civile, perché ai fini del riconoscimento della responsabilità del datore di lavoro è sempre necessario l'accertamento della colpa nella determinazione dell'infortunio, come il mancato rispetto della normativa a tutela della salute e della sicurezza», spiega l'Inail con chiarezza e semplicità.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI: https://www.facebook.com/StudioLegaleMariaMarino/?ref=bookmarks
Come si gestisce il rapporto di responsabilità con il datore di lavoro?
La risposta al tema è argomento assai dibattuto negli ultimi giorni tanto da portare l'Inail a una nota chiarificatrice.
«Nessuna connessione tra il riconoscimento dell'origine professionale del contagio e la responsabilità del datore di lavoro», è la sintesi del pensiero dell'Istituto.
Cosa vuol dire nel dettaglio?
Lo si capisce analizzando ancora meglio la nota.
«Dal riconoscimento del contagio come infortunio sul lavoro non deriva automaticamente una responsabilità del datore di lavoro» e ciò poichè un conto sono i criteri con i quali l'Inail riconosce la malattia professionale e un conto sono i presupposti alla base di una azione giudiziaria penale o civile per riconoscere la responsabilità del datore di lavoro la quale «deve essere rigorosamente accertata attraverso la prova del dolo o della colpa».
«L'ammissione alla tutela dell'Istituto non ha alcun rilievo in sede penale e civile. L'ammissione del lavoratore contagiato alle prestazioni assicurative Inail non assume, quindi, alcun rilievo né per sostenere l'accusa in sede penale, dove vale il principio della presunzione di innocenza e dell'onere della prova a carico del pubblico ministero, né in sede civile, perché ai fini del riconoscimento della responsabilità del datore di lavoro è sempre necessario l'accertamento della colpa nella determinazione dell'infortunio, come il mancato rispetto della normativa a tutela della salute e della sicurezza», spiega l'Inail con chiarezza e semplicità.
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