L'incendio in vico II Sant'Alfonso
L'incendio in vico II Sant'Alfonso
Cronaca

Il presidio Libera dopo l'incendio: «Quali altri episodi bisogna attendere?»

Gli attivisti molfettesi evidenziano che «in vico I Sant’Alfonso, vi è un locale comunale confiscato alla mafia»

«Da troppo tempo i cittadini di Molfetta stanno osservando, subendo e denunciando fenomeni di delinquenza e guerriglia urbana, ma, come una coltre, il silenzio sembra coprire il tutto. Quali altri episodi bisogna attendere?». Se lo chiede Libera dopo l'incendio di un'immobile a pochi passi da un bene confiscato alla mala.

Il rogo, nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, è divampato in un edificio di vico II Sant'Alfonso, trasformato in una discarica abusiva, dove «ignoti hanno aperto tempo fa un pertugio nella muratura che ne chiudeva l'accesso per gettarvi all'interno rifiuti di vario genere» secondo il presidio locale. La solita mano ignota, poi, ha deciso di dare fuoco ai rifiuti. Chiaramente i cumuli di spazzatura hanno permesso alle fiamme di espandersi, arrivando ad annerire la facciata dello stabile.

«C'è da aggiungere - rimarca Libera - che, proprio nei pressi, in vico I Sant'Alfonso, vi è un altro locale comunale che riporta la targa "Bene confiscato alla mafia" e che non è mai stato riassegnato, come previsto dalla legge 646/1982 Rognoni-La Torre». Per il presidio, «alla luce della recente denuncia, non occorre attendere altri episodi per poter dire che la città "brucia" e che interventi concreti e fattibili debbano essere attuati dall'amministrazione comunale e dalle istituzioni locali».

Libera «si rende disponibile a farsi da promotore di iniziative di recupero di zone della città e sollecita le istituzioni tutte ad attivarsi in tal senso». Un primo passo sarà la nomina, durante il prossimo consiglio comunale, di due consiglieri che entreranno a far parte del comitato di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali.
  • Libera Molfetta
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