Ludovica de Pinto in Giappone
Ludovica de Pinto in Giappone
Vita di città

Da Molfetta al Giappone: l'esperienza di Ludovica de Pinto tra sogni e aneddoti

«Tra gli aspetti più curiosi di Tokyo la vita notturna e il divieto di fumare per strada»

«Sono sempre stata affascinata dalla cultura giapponese, in particolare dalla letteratura, dalle arti e dalla cultura pop. Durante i miei studi in Lingue e Culture dell'Asia, ho approfondito la mentalità giapponese, scoprendo una cultura complessa e affascinante. Ora sto vivendo un'esperienza di 6 mesi in Giappone come studentessa di scambio».

Inizia così il racconto della giovane molfettese Ludovica de Pinto, 24 anni, che da tre mesi è a Tokyo, dove frequenta l'università Meiji Daigaku per un semestre all'estero, nell'ambito del percorso di laurea magistrale in Lingue e Civiltà dell'Asia all'Università Ca' Foscari di Venezia.«Questa immersione mi sta aiutando a migliorare il mio giapponese e a capire più a fondo la vita quotidiana del Paese. In futuro, vorrei fare un lavoro che abbia a che fare con la lingua, quindi questa esperienza è essenziale per il mio futuro professionale».

Un futuro tutto da scrivere, proprio a partire da esperienze formative sul campo come questa, dove Ludovica sta già notando le prime differenze con il suo Paese d'origine.

«Una differenza che ho notato, soprattutto a Tokyo, è l'indifferenza della gente: le persone sono così concentrate sulla loro vita e sul loro lavoro che sembra quasi non notino chi sta intorno – spiega - la città è in costante frenesia e questo crea un ambiente un po' alienante. Tuttavia, nelle zone periferiche il clima è molto diverso, e devo dire che preferisco di gran lunga quelle aree, dove si percepisce più tranquillità».

Il Giappone, stando alle parole di Ludovica, sembrerebbe un posto perfetto per i non fumatori.

«Un aspetto che adoro è il divieto di fumare per strada e nei luoghi pubblici. Da non fumatrice, per me è un sogno: non devo preoccuparmi di odori sgradevoli, come invece capita spesso in Italia – continua – adoro anche i konbini aperti 24 ore su 24, che permettono di comprare cibo e bevande a qualsiasi ora del giorno e della notte, sarebbe fantastico averli anche in Italia».

Uno degli aspetti più curiosi di Tokyo è la sua vita notturna: nel weekend i giapponesi sembrano scatenarsi, i prezzi delle discoteche sono sorprendenti: per le ragazze l'ingresso costa tra i 5 e i 10 euro, mentre per i ragazzi può arrivare anche a 40 euro. Un'altra particolarità è che molte persone fanno serata fino all'alba, aspettando il primo treno. «Ho notato che è comune vedere gente dormire per strada su cartoni, ma non si tratta di senzatetto: sono persone che, approfittando della sicurezza del Giappone, si addormentano tranquillamente e il mattino dopo prendono il treno per tornare a casa».
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Un luogo sicuramente diverso dall'Italia sotto tanti punti di vista. «Trovo curioso il senso di comunità qui: i giapponesi sono educati a non essere un peso per nessuno, al punto da non chiedere aiuto nemmeno in caso di necessità, e molti evitano di prendersi le ferie per paura di essere giudicati – prosegue la giovane molfettese - una mentalità che mi lascia perplessa e che porterei in Italia solo in parte, cercando di trovare un equilibrio tra il rispetto per gli altri e il bisogno di chiedere aiuto quando necessario».

Non solo impressioni e constatazioni: l'esperienza che ci racconta Ludovica è fatta anche di aneddoti.

«Una volta ho visto una donna con un bambino di plastica nascosto nella maglietta, a cui parlava e cantava come se fosse vero. In un'altra occasione un uomo, pur di non vomitare sul treno, ha deciso di farlo nella sua valigetta mentre usciva – aggiunge - poi, qui in Giappone, alle 17:00, c'è sempre una musichetta che ricorda l'orario, un po' come le nostre campane. Ci sono tanti altri episodi curiosi e, a volte, inquietanti».

Ne vivrà sicuramente ancora tante di avventure fino al termine della sua permanenza a Tokyo.

«Durante questi ultimi 3 mesi in Giappone, voglio continuare a migliorare il mio giapponese, non solo attraverso lo studio, ma anche parlando con le persone e comprendendo meglio le dinamiche sociali. Voglio portarmi a casa un arricchimento personale, oltre che linguistico, e dei ricordi indelebili di questa esperienza unica. Spero di tornare in Italia non solo con una conoscenza più profonda del Giappone, ma anche con una maggiore comprensione di me stessa e di ciò che desidero per il mio futuro».
  • Giovani
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