Un fruttivendolo
Un fruttivendolo

D'Ingeo ingoia la rabbia: «Ma la situazione è la stessa»

Sta meglio il leader del Liberatorio Politico aggredito il 4 aprile scorso

Nei ricordi di quel maledetto pomeriggio si rileggono le parole, durissime, di un fruttivendolo verso Matteo D'Ingeo. E poi i pugni, gli schiaffi, l'aggressione. Scuro, scurissimo, il volto del leader del Liberatorio Politico. C'è rabbia, ma non rassegnazione. E così mentre si continua a puntare il dito «sulla situazione di certe postazioni di commercianti», un attimo dopo si prova a guardare avanti.

«Sto bene fisicamente e nei giorni scorsi ho ripreso la mia attività professionale», le parole di D'Ingeo. Intanto all'autore dell'aggressione i Carabinieri della locale Compagnia, nel corso dell'ultimo rastrellamento eseguito presso il mercato settimanale, hanno sequestrato 60 chilogrammi di frutta ed elevato una sanzione amministrativa di 5mila euro. «Difficile smaltire la rabbia - va avanti schietto - ci vorrà del tempo».

D'Ingeo, intanto, prosegue la propria battaglia contro «l'increscioso problema dell'occupazione abusiva di strade e marciapiedi, che arrecano particolare difficoltà alla viabilità pedonale e stradale, in particolare nelle zone occupate da commercianti di ortofrutta che violano quotidianamente il codice della strada, le ordinanze sindacali e le leggi dello Stato italiano».

Ed anche stavolta il numero uno del Liberatorio Politico va giù pesante, con una lunga lista di punti vendita presente sul proprio sito web «oltre a decine di piccoli esercizi commerciali, bar e pizzerie, presenti in città che - spiega ancora - quotidianamente abusano delle loro autorizzazioni, quando ci sono, per occupare abusivamente strade e marciapiedi».

«Abbiamo anche chiesto di verificare - dice - se i suddetti commercianti occupano regolarmente gli spazi pubblici, se sono rispettate le più elementari norme di igiene e mantenimento della merce, se vengono rilasciati gli scontrini fiscali, se è rispettata la norma della tracciabilità del prodotto, se le autorizzazioni rilasciate siano in contrasto con i regolamenti comunali e il codice della strada e se è rispettata la sentenza di Cassazione n. 6108/14 del 10 febbraio 2014».

«Ancora oggi, dopo quattro mesi - lamenta D'Ingeo - non abbiamo ottenuto alcun riscontro d'intervento dai tre interlocutori a cui abbiamo presentato l'esposto e le stesse postazioni sono nella medesima situazione nonostante i proclami ascoltati in questi giorni da autorevoli figure istituzionali».
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