Antonio Azzollini
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Politica

Contratto di Governo: ne parliamo con l'ex senatore Antonio Azzollini

Dalla crisi dei mercati finanziari alla flat tax e al reddito cittadinanza: «Una tristezza vedere il Mezzogiorno assente in quei 29 punti»

Dunque, ci siamo.
Dopo quasi novanta giorni dalla chiusura delle urne, la nuova legislatura, a meno di colpi di scena dell'ultim'ora, dovrebbe finalmente iniziare a muovere i primi passi sotto la guida di un nuovo Governo targato Movimento 5 Stelle – Lega Nord affidato al giurista prof. Giuseppe Conte.
Cosa rischia il nostro Paese se il nuovo Governo non inizi a dare certezze, garantendo stabilità?
E' una domanda che abbiamo posto ad Antonio Azzollini, ex Presidente della Commissione al Bilancio del Senato, al momento fuori da ogni incarico istituzionale, ma in ogni caso continuamente coinvolto ed informato su quanto sta accadendo e rischia di accadere a livello nazionale. Lo abbiamo incontrato nel suo studio, ovviamente a lavoro, mentre studiava ed evidenziava articoli di giornale, di materia economico-finanziaria.

«Possiamo dire di essere alla fine del tunnel – ha esordito l'ex Senatore della Repubblica – ma non so se in fondo adesso troveremo la luce. Sicuramente ritengo che tutti quei 29 punti su cui si poggia il Contratto di Governo sottoscritto dal Movimento 5 Stelle e Lega non sembrano essere idonei a guidare la ripresa economica di questo Paese e soprattutto non è adatto a rassicurare i nostri partner internazionali. Quel contratto di programma parla di un Governo del cambiamento, che di per sé non è un valore, ma indica soltanto un modificarsi della situazione. Come uomo che ha servito le istituzioni e che, con il suo lavoro, continua a farlo, mi auguro che si vada verso il meglio».

«La formazione del nuovo Governo – ha proseguito Antonio Azzollini – non può essere influenzato da nessuno stato europeo, ma è chiaro che la Repubblica Italiana, avendo sottoscritto trattati europei ed internazionali, ha l'obbligo di osservarli, a meno di non volerli modificare o cambiare in accordo con gli altri partner internazionali. Nessuno deve interferire sull'autonomia del popolo italiano, ma, trovandoci in un contesto internazionale, le altre potenze europee pretendono di sapere se quei trattati verranno rispettati o modificati. In realtà il grosso problema riguarda l'enorme quantità di debito pubblico assoggettato settimanalmente ad una verifica dei mercati. Dunque, la questione non è tanto la rinegoziazione dei trattati e la valutazione dell'UE, quanto la valutazione dell'affidabilità che hanno i mercati sul debito pubblico italiano. Qualora i mercati ritengano il debito pubblico italiano non sostenibile e affidabile è chiaro che potrebbe innescarsi una crisi finanziaria che poco ha a che fare con la valutazione dei paesi europei. Il debito pubblico italiano va diminuito, seppure con un programma pluriennale: questo sarà uno dei problemi che il prossimo Governo dovrà dirimere, per non rischiare di essere travolto insieme a tutta l'economia italiana».

Movimento 5 Stelle e Lega Nord, due espressioni politiche differenti, ritrovatesi improvvisamente a costituire una maggioranza, definita da qualcuno quasi di compromesso, ma in ogni caso necessaria per sottrarre l'Italia da una storica fase di stallo.
«Il rapporto tra 5 Stelle e Lega – ha specificato l'ex due volte primo cittadino – non a caso viene definito contratto e non alleanza politica. Tutto questo, considerato che molte importanti regioni d'Italia sono governate dal centrodestra, non rendono impossibile allo stesso centrodestra ritrovare l'unità. Molto dipenderà dalla prossima azione di governo, che andrà considerata anche in termini di politica interna, nei confronti di temi quali immigrazione e fenomeni delinquenziali, ed in termini di politica estera, nella tutela dei rapporti con la Nato e gli altri alleati internazionali. Solo facendo partire l'azione di governo, capiremo se sarà possibile riannodare i fili dell'alleanza tra Lega e i restanti partiti del centrodestra o se saranno irrimediabilmente rotti».

Due i punti chiave del Contratto di Governo, sottoscritto tra le due forze politiche più votate a marzo: flat tax e reddito di cittadinanza, rispettivamente cavalli di battaglia di Lega e Movimento 5 Stelle.
«Sono uno degli assertori della flat tax – ha commentato l'ex Senatore di Forza Italia – ma nei termini economicamente sostenibili. Non a caso la proposta del Presidente Silvio Berlusconi è diversa da quella dei 5 Stelle e ancor più diversa dal Contratto di Governo. Credo che, in termini di sostenibilità, la flat tax sia sostenibile scegliendo le aliquote e rapportandole ai quozienti familiari: solo così l'economia italiana potrebbe riscontrare enormi benefici».

Dubbi, invece, Antonio Azzollini ha manifestato nei confronti del reddito di cittadinanza, soprattutto in termini di copertura finanziaria.
«Il problema di questo Contratto di Governo – ha commentato – sta nel prevedere una cumulata serie di programmi di spesa. Reddito di cittadinanza, flat tax e modifiche profonde alla legge Fornero. La somma delle spese per queste riforme, a cui si aggiungono ulteriori spese previste nel programma, rendono insostenibile l'onere finanziario ad esse connesse. Ritengo che il prossimo Governo dovrà scegliere le sue priorità, potendo così discutere l'onere su una di queste. Il reddito di cittadinanza ha un problema innanzitutto di natura culturale, poiché nocivo e diseducativo se non collegato ad una prestazione di lavoro. Se è così inteso, sono palesemente contrario, mentre la questione cambia qualora esso venga inteso come forma transitoria nelle fasi di inserimento del lavoro o nelle fasi di transizione tra occupazione e disoccupazione. In quest'ultimo caso può già essere ritenuto culturalmente più accettabile e finanziariamente più sostenibile. Sarei molto più favorevole alla proposizione di un reddito di collegamento tra le fasi occupazionali o un reddito di inserimento per favorire, ad esempio, giovani meridionali nel mercato del lavoro, passando chiaramente da una profonda ristrutturazione dei Centri per l'Impiego. Il Presidente Sergio Mattarella, anche in merito a questo, ha richiamato un obbligo costituzionale, ovvero quello di non promulgare una legge se essa non è coperta ai sensi dell'art. 81 della Costituzione».

Durissimo è stato il commento dell'ex Sindaco di Molfetta sull'assenza, nei 29 punti del Contratto di Governo proposto da Lega e Movimento 5 Stelle, di misure atte a prevedere uno sviluppo del Meridione d'Italia.
«Il Sud è finito ancora una volta nell'anticamera del dimenticatoio – ha tuonato Azzollini – avvalorando l'enorme divario infrastrutturale che esiste tra Nord e Sud. Ritengo che stia sempre più emergendo una totale incapacità del Presidente della Regione Puglia Michele Emliano nel proporre temi necessari per lo sviluppo del Mezzogiorno e nella fattispecie della Puglia. Tutto questo fa sì che, l'aprirsi ulteriormente della forbice tra Nord e Sud in termini di sviluppo, diventi una iattura per l'Italia. E' inoltre scontato che, l'assenza di misure a tutela dello sviluppo del Sud in quel programma di Governo, può inevitabilmente compromettere, anche politicamente, la stabilità di molte amministrazioni locali e regionali».

E in effetti, nonostante l'ampio risultato elettorale ottenuto al Sud dal Movimento 5 Stelle, misure specifiche, atte a diminuire il divario con il Settentrione di Italia, sono pressoché assenti. Tuttavia il dibattito delle forze politiche che hanno sottoscritto quel Contratto di Governo viene alimentato dalla questione Ilva, forse unico e solo riferimento al Mezzogiorno d'Italia.
«Trattare l'Ilva come lo fa il Movimento 5 Stelle ed il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano – ha proseguito Azzollini – è indefinibile. Trattare il più grande stabilimento siderurgico d'Europa, l'unico in grado di produrre, negli anni passati, l'% del PIL italiano e lasciando che quell'enorme stabilimento continui a dissipare risorse pubbliche importantissime è semplicemente inadeguato a quello di cui il Mezzogiorno ha bisogno. Sarebbe invece stato necessario porre una vera e propria intesa ragionata tra le forze del lavoro, tra i cittadini di Taranto e dei paesi vicini, tra Governo Nazionale ed Europa ai fini di trovare soluzioni atte alla salvaguardia del lavoro, dell'ambiente e della salute, al tempo stesso salvaguardando quell'enorme capacità produttiva di cui l'Ilva da anni si fregia e tutelando l'importanza dell'Italia tra i paesi industrializzati. Un Governo che urla su tali questioni e le strumentalizza – ha concluso l'ex Presidente della Commissione Bilancio del Senato –contribuisce a pormi in una posizione estremamente antitetica anche rispetto a quel Contratto di Governo sottoscritto».
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