
Cgil, Cisl e Uil uniti in difesa dell’Ospedale di Molfetta: «Non è una battaglia di campanile»
Propongono convocazione di consiglio comunale straordinario, incontro con il presidente della commissione regionale e stanziamento dei fondi per il Nord Barese
Molfetta - venerdì 19 luglio 2019
10.43
Ospedale "don Tonino Bello". Piano di riordino della Regione Puglia. A parlare questa volta sono i sindacati. Cgil, Csil e Uil, insieme, uniti, a far quadrato «in difesa del nosocomio molfettese come Istituzione, ma soprattutto del diritto alla salute dei cittadini».
E' una difesa a spada tratta, è una difesa che chiede il coinvolgimento di tutti, dalle Istituzioni comunali a quelle delle città del Nord barese, ai lavoratori del nosocomio, ai cittadini. Cgil, Csil e Uil alla luce di quanto avvenuto lo scorso 3 luglio vogliono farsi promotori di un intervento, non disgiunto da quello comunale, a livello Regionale, perché si possa ancora intervenire sul Piano per apportare delle modifiche, perché tale Piano non sia "l'ultimo atto di una morte annunciata".
Enzo Farinola delegato molfettese della Cgil, Lillino Di Gioia per la Cisl e Franco Losito per la Uil, hanno puntualizzato e ribadito più volte nel corso della serata, che «non si tratta di una difesa campanilistica», ma evidenziano come da questo Piano di Riordino il territorio del Nord Barese sia stato tenuto fuori per la programmazione dei grandi ospedali. Nello specifico sono stati previsti 5 ospedali di II livello, che coincidono con le 5 provincie, 17 ospedali di I livello e 10 ospedali di base, oltre a 25 case di cura private e convenzionate con la Regione Puglia.
E così si pongono la domanda su come mai la scelta sia ricaduta proprio su Corato, tenuto conto che è a pochi chilometri da Barletta e da Andria, e qui per i delegati sindacali entra in gioco la politica, lasciano trasparire che tale scelta forse sia dovuta per tener buono qualche consigliere di opposizione e che nel corso di questi anni «ogni ospedale ha o ha avuto un santo protettore».
Mentre Molfetta in questo momento non ha rappresentanti che possano far sentire la propria voce, la voce della propria città, per questo e per tante altre motivazioni, i sindacati hanno spiegato nel corso della serata, vogliono tornare a essere protagonisti e chiedono anche l'appoggio delle città che fanno parte del Nord Barese, quindi Giovinazzo, Terlizzi, Ruvo, e la stessa Corato.
Inoltre, nel corso dell'incontro, fanno rilevare che la struttura molfettese per come è posizionata logisticamente non è seconda a nessuna, è perfettamente collegata con la strada statale 16 bis, con l'autostrada e, soprattutto è in una parte centrale della città stessa, ha una zona industriale in continua espansione, scuole di ogni ordine e grado, quindi «Molfetta sarebbe dovuta essere la scelta naturale». Ma così non è stato e ravvisano anche «vi sia stata una qualche forma di acquiescenza da parte di chi avrebbe dovuto essere interlocutore con la Regione Puglia, nei confronti di una situazione che andava affrontata con maggiore energia».
Per quello che riguarda i recenti fatti di cronaca dei "furbetti del cartellino", le organizzazioni sindacali sono garantiste, lasciano che la giustizia faccia il proprio corso, è solo un passaggio veloce, il tema centrale rimane il declassamento dell'Ospedale di Molfetta. Sono ben consci che nella battaglia che vanno a proporre c'è di mezzo una campagna elettorale. Infatti, tale Piano dovrebbe diventare definitivo il prossimo 31 dicembre 2020.
Questa volta Cgil, Csil e Uil vogliono tornare in prima linea, vogliono farsi promotori di iniziative che possano portare alla revisione del Piano stesso, ricordando che l'ospedale di Molfetta, in quasi 20 anni ha visto una emorragia di posti letto, si è passati dai 235 posti letto del 2000 ai 70 di oggi, «con l'aggravante che oggi Molfetta non ha una sua autonomia amministrativa e sanitaria ma dipende in toto dal San Paolo».
I sindacati fanno presente anche che «i 70 posti letto stabili sono riassumibili in chirurgia, medicina e ortopedia. Cardiologia, urologia, lo screening senologico, le prestazioni ambulatoriali di oncologia e pediatria ed i posti letto di terapia intensiva sono aggiuntivi e temporanei, nel senso che non fanno riferimento del Piano di riordino e in qualsiasi momento possono essere rimessi in discussione».
Presenti all'incontro non solo alcune forze politiche di opposizione di sinistra, pronte ad appoggiare le iniziative dei sindacati, ma anche tanti rappresentanti dell'ospedale, molti già in pensione, ma che conoscono bene tutte le vicende che l'Ospedale "don Tonino Bello" ha dovuto subire nel corso di questi anni; alcuni rivendicando quel diritto alla salute, diritto sacrosanto di tutti i cittadini, fanno presente che molte iniziative come i 4 letti di terapia intensiva facevano parte di un progetto di 6 milioni di euro partito nel 2006 e poi cantierizzato nel 2012, quindi la terapia intensiva non è un'iniziativa recente, ma anche questi posti letto hanno una loro storia ben precisa.
Partendo dalla storia della nostra città, del nostro ospedale che Cgil, Cisl e Uil si fanno promotori di iniziative atte alla modifica di tale Piano, per questo propongono: la convocazione di un consiglio comunale straordinario alla presenza anche del presidente Emiliano, che sia aperto anche ai sindacati, ai rappresentanti dell'ospedale e veda il coinvolgimento anche delle altre città del Nord Barese, oltre all'incontro con il presidente della terza commissione sanità per chiedere chiarimenti sulle scelte fatte, e infine lo stanziamento di fondi per l'ospedale del Nord barese.
I sindacati sanno bene che «è una battaglia dura, ma che merita di essere combattuta senza fare lotte di campanile o di partito». E invitano ad essere tutti uniti, evitando «miopie politiche», in fondo si parla del bene primario dei cittadini: la salute.
E' una difesa a spada tratta, è una difesa che chiede il coinvolgimento di tutti, dalle Istituzioni comunali a quelle delle città del Nord barese, ai lavoratori del nosocomio, ai cittadini. Cgil, Csil e Uil alla luce di quanto avvenuto lo scorso 3 luglio vogliono farsi promotori di un intervento, non disgiunto da quello comunale, a livello Regionale, perché si possa ancora intervenire sul Piano per apportare delle modifiche, perché tale Piano non sia "l'ultimo atto di una morte annunciata".
Enzo Farinola delegato molfettese della Cgil, Lillino Di Gioia per la Cisl e Franco Losito per la Uil, hanno puntualizzato e ribadito più volte nel corso della serata, che «non si tratta di una difesa campanilistica», ma evidenziano come da questo Piano di Riordino il territorio del Nord Barese sia stato tenuto fuori per la programmazione dei grandi ospedali. Nello specifico sono stati previsti 5 ospedali di II livello, che coincidono con le 5 provincie, 17 ospedali di I livello e 10 ospedali di base, oltre a 25 case di cura private e convenzionate con la Regione Puglia.
E così si pongono la domanda su come mai la scelta sia ricaduta proprio su Corato, tenuto conto che è a pochi chilometri da Barletta e da Andria, e qui per i delegati sindacali entra in gioco la politica, lasciano trasparire che tale scelta forse sia dovuta per tener buono qualche consigliere di opposizione e che nel corso di questi anni «ogni ospedale ha o ha avuto un santo protettore».
Mentre Molfetta in questo momento non ha rappresentanti che possano far sentire la propria voce, la voce della propria città, per questo e per tante altre motivazioni, i sindacati hanno spiegato nel corso della serata, vogliono tornare a essere protagonisti e chiedono anche l'appoggio delle città che fanno parte del Nord Barese, quindi Giovinazzo, Terlizzi, Ruvo, e la stessa Corato.
Inoltre, nel corso dell'incontro, fanno rilevare che la struttura molfettese per come è posizionata logisticamente non è seconda a nessuna, è perfettamente collegata con la strada statale 16 bis, con l'autostrada e, soprattutto è in una parte centrale della città stessa, ha una zona industriale in continua espansione, scuole di ogni ordine e grado, quindi «Molfetta sarebbe dovuta essere la scelta naturale». Ma così non è stato e ravvisano anche «vi sia stata una qualche forma di acquiescenza da parte di chi avrebbe dovuto essere interlocutore con la Regione Puglia, nei confronti di una situazione che andava affrontata con maggiore energia».
Per quello che riguarda i recenti fatti di cronaca dei "furbetti del cartellino", le organizzazioni sindacali sono garantiste, lasciano che la giustizia faccia il proprio corso, è solo un passaggio veloce, il tema centrale rimane il declassamento dell'Ospedale di Molfetta. Sono ben consci che nella battaglia che vanno a proporre c'è di mezzo una campagna elettorale. Infatti, tale Piano dovrebbe diventare definitivo il prossimo 31 dicembre 2020.
Questa volta Cgil, Csil e Uil vogliono tornare in prima linea, vogliono farsi promotori di iniziative che possano portare alla revisione del Piano stesso, ricordando che l'ospedale di Molfetta, in quasi 20 anni ha visto una emorragia di posti letto, si è passati dai 235 posti letto del 2000 ai 70 di oggi, «con l'aggravante che oggi Molfetta non ha una sua autonomia amministrativa e sanitaria ma dipende in toto dal San Paolo».
I sindacati fanno presente anche che «i 70 posti letto stabili sono riassumibili in chirurgia, medicina e ortopedia. Cardiologia, urologia, lo screening senologico, le prestazioni ambulatoriali di oncologia e pediatria ed i posti letto di terapia intensiva sono aggiuntivi e temporanei, nel senso che non fanno riferimento del Piano di riordino e in qualsiasi momento possono essere rimessi in discussione».
Presenti all'incontro non solo alcune forze politiche di opposizione di sinistra, pronte ad appoggiare le iniziative dei sindacati, ma anche tanti rappresentanti dell'ospedale, molti già in pensione, ma che conoscono bene tutte le vicende che l'Ospedale "don Tonino Bello" ha dovuto subire nel corso di questi anni; alcuni rivendicando quel diritto alla salute, diritto sacrosanto di tutti i cittadini, fanno presente che molte iniziative come i 4 letti di terapia intensiva facevano parte di un progetto di 6 milioni di euro partito nel 2006 e poi cantierizzato nel 2012, quindi la terapia intensiva non è un'iniziativa recente, ma anche questi posti letto hanno una loro storia ben precisa.
Partendo dalla storia della nostra città, del nostro ospedale che Cgil, Cisl e Uil si fanno promotori di iniziative atte alla modifica di tale Piano, per questo propongono: la convocazione di un consiglio comunale straordinario alla presenza anche del presidente Emiliano, che sia aperto anche ai sindacati, ai rappresentanti dell'ospedale e veda il coinvolgimento anche delle altre città del Nord Barese, oltre all'incontro con il presidente della terza commissione sanità per chiedere chiarimenti sulle scelte fatte, e infine lo stanziamento di fondi per l'ospedale del Nord barese.
I sindacati sanno bene che «è una battaglia dura, ma che merita di essere combattuta senza fare lotte di campanile o di partito». E invitano ad essere tutti uniti, evitando «miopie politiche», in fondo si parla del bene primario dei cittadini: la salute.