
Viva la storia di Molfetta!
Mercanti e pellegrini: alle origini della fiera
Nel 1399 fu istituita una fiera franca, cioè libera da tasse e dazi, fissata proprio all’8 settembre
martedì 2 settembre 2025
Sulla costa a nord della città medievale di Molfetta, presso l'antico porto di cala San Giacomo, fu benedetta un'area di sepolture dedicate ai pellegrini "martiri di Cristo". Lì prese forma il santuario di Santa Maria dei Martiri, con accanto uno xenodochio per l'accoglienza e un collegio di cappellani addetti al culto e all'assistenza dei viandanti. Il santuario, cresciuto col tempo fino a essere descritto come "a modo d'un castello", con mura, alloggi e spazi fortificati, divenne residenza stagionale dei vescovi e crocevia di cammini d'oltremare. Era il punto di passaggio dei pellegrini che dal Gargano o da Bari si dirigevano verso i porti d'imbarco per la Terra Santa.
Il 24 aprile 1399 re Ladislao d'Angiò-Durazzo concesse a Molfetta il privilegio di istituire una fiera franca, cioè libera da tasse e dazi, fissata proprio all'8 settembre. Era un provvedimento tipico del tempo: i sovrani concedevano fiere franche per attrarre mercanti da più lontano, sostenere l'economia locale e dare prestigio alle città. Nel caso di Molfetta, la fiera franca significava integrare la devozione alla Madonna dei Martiri con un evento capace di collegare il porto e il santuario alle grandi rotte commerciali del Mediterraneo.
Un secolo dopo la concessione regia, la fiera ricevette un ulteriore riconoscimento. Nel 1485, papa Innocenzo VIII, già vescovo di Molfetta, concesse al santuario una indulgenza plenaria perpetua. Il documento, rogato a Molfetta il 17 giugno dello stesso anno, stabiliva che l'indulgenza fosse concessa a chi visitava il santuario nell'ottava di Pasqua (domenica in albis) e nell'ottava dell'8 settembre. La bolla faceva riferimento ai "danni inferti dai Turchi" e alla necessità di pregare "per la pace e la concordia dei principi cristiani".
L'indulgenza del 1485 si comprende appieno solo nel quadro del Mediterraneo tardo-medievale. La caduta di Costantinopoli nel 1453 segnò l'ascesa ottomana e la chiusura della rotta bizantina verso Gerusalemme. Nel 1480-81 i Turchi occuparono Otranto, portando la minaccia direttamente in Puglia e mostrando che l'Adriatico meridionale era ormai "linea del fronte". Nel XVI secolo le incursioni corsare nordafricane, le cosiddette "barbaresche", resero insicuri i mari, con razzie e rapimenti lungo le coste. In questo contesto, la Terra Santa era diventata di fatto inaccessibile. L'indulgenza papale trasferiva idealmente a Molfetta i benefici spirituali di un pellegrinaggio a Gerusalemme, offrendo ai fedeli locali la possibilità di ottenere le stesse grazie senza affrontare viaggi rischiosi e spesso impossibili.
Nelle fiere medievali, non era raro che venissero designati magistrati straordinari incaricati di mantenere l'ordine in un contesto particolarmente affollato e vivace. A Molfetta, durante la settimana della Fiera della Madonna dei Martiri, questo compito era affidato ai cosiddetti "Maestri di Fiera": due figure – una nobile e una popolare – elette verso la fine di agosto ed investite con cerimonia il 7 settembre. A loro erano attribuiti poteri giurisdizionali eccezionali per tutta la durata della fiera, capaci di dirimere controversie, garantire la sicurezza e supplire all'ordinaria amministrazione. Questo ruolo nasceva dall'esigenza di governare un microcosmo urbano costruito dalla fiera, dove poveri, mercanti forestieri, pellegrini, nobili e popolani si incontravano e si mescolavano. L'istituzione del Maestro riduceva i rischi di disordine, permetteva alla fiera di svolgersi senza intoppi e offriva una forma di tutela giuridica combinata – temporanea, ma efficace – che garantiva stabili condizioni di scambio.
Nei pressi del santuario e lungo la muraglia cittadina si tenevano i traffici: mercanti da Venezia, Napoli e dalla Dalmazia portavano stoffe, coralli, gioielli, utensili e generi alimentari. Nella zona chiamata "Porticella" si vendevano animali e prodotti agricoli. Accanto ai traffici si svolgevano momenti di festa: giullari, musici e poeti animavano le strade, illuminate da fiaccole e da lumi, mentre i pellegrini pregavano, accendevano candele e lasciavano donativi. La fiera trasformava Molfetta in una vera città-festa, sospesa tra la devozione alla Madonna e la vitalità mercantile.
La Fiera della Madonna dei Martiri fu istituita come privilegio regio nel 1399, rafforzata da un'indulgenza papale nel 1485 e consolidata da secoli di pratiche devozionali. Era molto più di un mercato: era il luogo in cui la città si riconosceva, unendo fede e vita civile, culto e scambio, spiritualità e identità comunitaria. In un Mediterraneo attraversato da conflitti e pericoli, Molfetta seppe fare del proprio santuario e della propria fiera un punto di riferimento stabile, dove la fede incontrava la storia.
Bibliografia
De Palma, Luigi Michele, Per una storia comparata delle diocesi pugliesi. Molfetta–Ruvo–Giovinazzo–Terlizzi, in Odegitria, XIV (2007), pp. 117–160.
De Palma, Luigi Michele, Santuari medievali e pellegrinaggi. Contributo alla storia della pietà mariana in Puglia, in Odegitria, XVII (2010), pp. 219–276.
Gadaleta, Nicola, L'indulgenza plenaria di Innocenzo VIII per il santuario di S. Maria dei Martiri di Molfetta. Una pergamena dell'Archivio Diocesano di Giovinazzo (1485), in Spes contra spem. Studi in onore di Mons. Domenico Amato (Quaderni dell'Archivio Diocesano di Molfetta–Ruvo–Giovinazzo–Terlizzi, 29), Molfetta: La Nuova Mezzina, 2019, pp. 201–220.
Il 24 aprile 1399 re Ladislao d'Angiò-Durazzo concesse a Molfetta il privilegio di istituire una fiera franca, cioè libera da tasse e dazi, fissata proprio all'8 settembre. Era un provvedimento tipico del tempo: i sovrani concedevano fiere franche per attrarre mercanti da più lontano, sostenere l'economia locale e dare prestigio alle città. Nel caso di Molfetta, la fiera franca significava integrare la devozione alla Madonna dei Martiri con un evento capace di collegare il porto e il santuario alle grandi rotte commerciali del Mediterraneo.
Un secolo dopo la concessione regia, la fiera ricevette un ulteriore riconoscimento. Nel 1485, papa Innocenzo VIII, già vescovo di Molfetta, concesse al santuario una indulgenza plenaria perpetua. Il documento, rogato a Molfetta il 17 giugno dello stesso anno, stabiliva che l'indulgenza fosse concessa a chi visitava il santuario nell'ottava di Pasqua (domenica in albis) e nell'ottava dell'8 settembre. La bolla faceva riferimento ai "danni inferti dai Turchi" e alla necessità di pregare "per la pace e la concordia dei principi cristiani".
L'indulgenza del 1485 si comprende appieno solo nel quadro del Mediterraneo tardo-medievale. La caduta di Costantinopoli nel 1453 segnò l'ascesa ottomana e la chiusura della rotta bizantina verso Gerusalemme. Nel 1480-81 i Turchi occuparono Otranto, portando la minaccia direttamente in Puglia e mostrando che l'Adriatico meridionale era ormai "linea del fronte". Nel XVI secolo le incursioni corsare nordafricane, le cosiddette "barbaresche", resero insicuri i mari, con razzie e rapimenti lungo le coste. In questo contesto, la Terra Santa era diventata di fatto inaccessibile. L'indulgenza papale trasferiva idealmente a Molfetta i benefici spirituali di un pellegrinaggio a Gerusalemme, offrendo ai fedeli locali la possibilità di ottenere le stesse grazie senza affrontare viaggi rischiosi e spesso impossibili.
Nelle fiere medievali, non era raro che venissero designati magistrati straordinari incaricati di mantenere l'ordine in un contesto particolarmente affollato e vivace. A Molfetta, durante la settimana della Fiera della Madonna dei Martiri, questo compito era affidato ai cosiddetti "Maestri di Fiera": due figure – una nobile e una popolare – elette verso la fine di agosto ed investite con cerimonia il 7 settembre. A loro erano attribuiti poteri giurisdizionali eccezionali per tutta la durata della fiera, capaci di dirimere controversie, garantire la sicurezza e supplire all'ordinaria amministrazione. Questo ruolo nasceva dall'esigenza di governare un microcosmo urbano costruito dalla fiera, dove poveri, mercanti forestieri, pellegrini, nobili e popolani si incontravano e si mescolavano. L'istituzione del Maestro riduceva i rischi di disordine, permetteva alla fiera di svolgersi senza intoppi e offriva una forma di tutela giuridica combinata – temporanea, ma efficace – che garantiva stabili condizioni di scambio.
Nei pressi del santuario e lungo la muraglia cittadina si tenevano i traffici: mercanti da Venezia, Napoli e dalla Dalmazia portavano stoffe, coralli, gioielli, utensili e generi alimentari. Nella zona chiamata "Porticella" si vendevano animali e prodotti agricoli. Accanto ai traffici si svolgevano momenti di festa: giullari, musici e poeti animavano le strade, illuminate da fiaccole e da lumi, mentre i pellegrini pregavano, accendevano candele e lasciavano donativi. La fiera trasformava Molfetta in una vera città-festa, sospesa tra la devozione alla Madonna e la vitalità mercantile.
La Fiera della Madonna dei Martiri fu istituita come privilegio regio nel 1399, rafforzata da un'indulgenza papale nel 1485 e consolidata da secoli di pratiche devozionali. Era molto più di un mercato: era il luogo in cui la città si riconosceva, unendo fede e vita civile, culto e scambio, spiritualità e identità comunitaria. In un Mediterraneo attraversato da conflitti e pericoli, Molfetta seppe fare del proprio santuario e della propria fiera un punto di riferimento stabile, dove la fede incontrava la storia.
Bibliografia
De Palma, Luigi Michele, Per una storia comparata delle diocesi pugliesi. Molfetta–Ruvo–Giovinazzo–Terlizzi, in Odegitria, XIV (2007), pp. 117–160.
De Palma, Luigi Michele, Santuari medievali e pellegrinaggi. Contributo alla storia della pietà mariana in Puglia, in Odegitria, XVII (2010), pp. 219–276.
Gadaleta, Nicola, L'indulgenza plenaria di Innocenzo VIII per il santuario di S. Maria dei Martiri di Molfetta. Una pergamena dell'Archivio Diocesano di Giovinazzo (1485), in Spes contra spem. Studi in onore di Mons. Domenico Amato (Quaderni dell'Archivio Diocesano di Molfetta–Ruvo–Giovinazzo–Terlizzi, 29), Molfetta: La Nuova Mezzina, 2019, pp. 201–220.