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L’oasi di protezione Torre Calderina: l’oasi che non c’è

Non servono azioni di facciata per rendere giustizia all’Oasi

Torre Calderina
Dal 1983 tra i Comuni di Molfetta e Bisceglie è stata istituita, con il DPGR n.1061, l'Oasi di Protezione Torre Calderina. L'area è destinata alla conservazione, rifugio e riproduzione naturale della fauna selvatica, attraverso la difesa e il ripristino degli habitat per le specie di mammiferi ed uccelli. Come tale rientra nel piano Faunistico Venatorio della Regione Puglia che ne vieta l'attività venatoria e ogni altro atto che rechi grave disturbo alla fauna selvatica.

L'Oasi si sviluppa lungo tutta la fascia costiera, per un totale di circa 700 ettari e per una profondità di 500 metri verso l'entroterra; compresa tra gli abitati di Bisceglie e Molfetta, costituisce un'importante punto di sosta per l'avifauna migratrice. Migliaia di uccelli, infatti, in primavera ed in autunno percorrono la rotta adriatica per raggiungere il Nord Europa oppure l'Africa. Il territorio in questione si presenta come una preziosa e fondamentale area di sosta per i migratori, ma anche come una delle ultime aree agricole litoranee a nord di Bari ancora qualificate da un paesaggio rurale tradizionale, caratterizzato dai tipici 'pagghjari' e dagli altrettanti tipici 'parieti' che contornano i terreni coltivati ad orto, ad uliveto, a vigneto nonché impreziositi dalla presenza di manufatti di interesse storico ed archeologico. Un'ottima cornice anche per un fotografo in erba, che in pochi minuti riuscirebbe ad immortalare splendidi aironi bianchi e cenerini, mignattai, fenicotteri, garzette, cavalieri d'Italia, gabbiani, volpoche, svassi, bellissimi martin pescatori e rondini di mare. Questo territorio è caratterizzato anche dalla presenza di macchia mediterranea, grotte, lame e spiagge a ciottoli che le conferiscono un elevato valore ambientale dichiarato anni orsono dai famosi decreti Galassini, che sottoponevano un tratto dell'oasi anche con il vincolo di tutela paesaggistica. Rapaci diurni e notturni volteggiano sui terreni coltivati a caccia di roditori e rettili presenti nella zona. Volpi, donnole e ricci di terra spesso si affacciano lungo i pochi tratturi presenti o le vie di percorrenza principali, quasi a voler dimostrare la loro indiscussa presenza sul territorio.

Questo può sembrare un angolo di paradiso terrestre per tutti coloro i quali vivono a distanza dalla dura realtà che vede tra i protagonisti/antagonisti un nemico silenzioso dai mille volti... la presenza antropica! L'inquinamento delle acque marine (sversamento di ben 4 scarichi dei depuratori di Molfetta, Terlizzi/Ruvo, Corato e Bisceglie) fa di circa tre kilometri di costa una vera e propria cloaca a cielo aperto, scogli divenuti biancastri a causa della presenza continua di tensioattivi, acque non più cristalline e un incessante odore nauseabondo, che spesso causano gravi intossicazioni alimentari negli animali. Continui ed incessanti sono gli interventi di trasformazione di manufatti rurali (definiti depositi agricoli) che cambiano pelle tramutandosi in vere e proprie residenze hollywoodiane, dimenticando di valorizzare e preservare le risorse della nostra cultura tradizionale come ad esempio i muretti a secco.

Non mancano gli insediamenti di attività incompatibili con la destinazione dell'Oasi, insieme alle sempre più vicine aree industriali e commerciali di Molfetta e di Bisceglie. Il continuo sfruttamento delle risorse marine, la pesca di frodo (datteri di mare, pesca sotto costa, pesca di ricci di mare durante il fermo biologico, pesca di novellame), lo scarico continuo di rifiuti speciali pericolosi lungo le vie principali quali eternit, guaine bituminose, traversine ferroviarie, materiale da demolizione, televisori, il prelievo abusivo delle acque reflue da parte di agricoltori sfacciati e dulcis in fundo la presenza a qualche centinaio di metri del nuovo porto commerciale di Molfetta, fanno di quest'area un vero e proprio scenario da inferno dantesco.

Il degrado galoppante di questa zona potrebbe arrestarsi solo ed esclusivamente con concrete politiche ambientali volte al risanamento dell'area senza lasciare spazio ad interpretazioni di sorta da parte della politica tutta; indispensabili sarebbero veri interventi di naturalizzazione dell'area. Non servono azioni di facciata per rendere giustizia all'Oasi. Basta con le belle parole che sembrano presagire una storia a lieto fine, parole che restano tali sia per chi le pronuncia che per chi le ascolta! Basta ai colpi di spugna da parte di una becera classe politica! Sono, invece, indispensabili dure prese di posizione sulla riduzione dei reati ambientali. Salvare quest'area è importante per la conservazione della nostra storia e non solo per la salvaguardia della fauna.
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