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Fermo biologico dei ricci di mare: si ri-parte!

Sospesa la pesca dal 1 maggio fino al 30 giugno

«Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche». (Toro Seduto)

In tutto il territorio nazionale la sospensione della pesca del riccio di mare va dal 1 maggio fino al 30 giugno. In questo periodo, così come prevede il D.M. 12 giugno 1995, sono vietate tutte le forme di cattura sia in forma professionale che sportiva; la normativa consente di pescare nei restanti mesi per i pescatori professionali massimo 1000 ricci al giorno mentre un massimo di 50 ricci al giorno per pescatori sportivi con un diametro non inferiore ai 7 cm compresi gli aculei.

I ricci di mare sono organismi bentonici dotati di uno scheletro ricoperto da aculei, che utilizzano per piccoli movimenti, e, come tutti gli echinodermi, sono animali marini poco tolleranti nei confronti delle variazioni di salinità a causa della loro anatomia. Allo stadio adulto presentano simmetria pentamera (il corpo è diviso in cinque regioni disposte intorno ad un disco centrale) e le dimensioni sono variabili da pochi millimetri fino a 30 cm. La bocca, chiamata lanterna di Aristotele, si trova nella parte inferiore del corpo ed è formata da 5 placche ossee. L'apparato riproduttore è formato da cinque gonadi che allo stadio maturo appaiono voluminose e di colore aranciato, che è la parte più apprezzata dai consumatori. Come in tutti gli echinodermi non è possibile fare una distinzione visiva dei sessi, in quanto i maschi e le femmine sono del tutto simili tra loro. La riproduzione avviene senza accoppiamento soprattutto perché le uova sono deposte in acqua dove vengono fecondate dal seme maschile. Tra i principali predatori dei ricci di mare annoveriamo le stelle di mare, alcuni Gasteoropodi e dulcis in fundo la specie umana. E' rilevante sapere che questi invertebrati sono un anello importante nella catena alimentare dei mari: si nutrono di alghe ed a loro volta danno nutrimento ai pesci.

La vigente norma serve a garantire il ripopolamento della specie, infatti è proprio in questo periodo che i ricci si riproducono con la fecondazione delle uova depositate. Le sanzioni previste prevedono la confisca del pescato, dell'attrezzatura ed una ammenda che può raggiungere anche i 12 mila euro.

Questo malcostume è dovuto al non rispetto in toto della legge. La normativa, infatti, prevede che vengano sanzionati pescatori, commercianti e consumatori, ma il più delle volte a pagare per tutti sono solo ed esclusivamente i pescatori di frodo. Multare, invece, ogni anello della filiera responsabile di questo scempio forse darebbe un'impronta più forte ed energica alla tutela del mare. Da questo si deduce che sono soprattutto i consumatori i principali responsabili del depauperamento delle risorse marine al quale oggi viene garantita la cosiddetta "zona franca" che consente di fare lunghe file pur di poter acquistare la propria porzione settimanale.

Il mare offre molto sostentamento all'uomo, prodotti prelibati nonché visioni mozzafiato. Ma…l'uomo come ricambia? Spesso non rispettando "l'immenso Amico Azzurro". Servirebbero piccoli accorgimenti per non rischiare di rendere questo mondo brulicante di vita un arido deserto; tutelandolo anche ai fini economici per i meno romantici. Tutelarlo, per continuare a poter gustare i prodotti che da sempre ci offre. La "piaga alimentare" del riccio non è l'unica ad affliggere il mare, ce ne sono molte altre come ad esempio i datteri, taratufi di mare, ma anche novellame per citarne solo alcuni. L'uomo prende senza mai restituire. Cosa potremmo noi dare al mare? Riconoscenza e rispetto! Rispetto per le sue creature e per i loro ritmi biologici, rispetto per la sua integrità e dei tempi di cui necessità per rigenerarsi.

Ognuno è libero di scegliere se consumare o meno i prodotti del mare purchè questo sia fatto nel più totale rispetto, non solo dettato dalle leggi ma anche dalla propria coscienza.
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