sebastiano mastropasqua
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Sebastiano Mastropasqua e le riflessioni di un imprenditore di Molfetta al tempo del Coronavirus

Il titolare della concessionaria auto Easy Driver: «Venire fuori è compito nostro»

E' una lunga riflessione quella di Sebastiano Mastropasqua, affidata alle pagine di MolfettaViva in questi giorni così complicati e difficili.

L'imprenditore, titolare della concessionaria auto "Easy Driver", riallaccia il filo della memoria dei primi giorni dell'emergenza, quando la nostra vita è stata del tutto rivoluzionata repentinamente e lancia messaggi di forza e speranza per il futuro.


«Come racchiudere in un pensiero lo stato d'animo di un imprenditore di Molfetta ai tempi del corona Virus?Sarebbe bello tirar giù tutto d'un fiato i pensieri di un imprenditore in questo momento. Non è proprio semplice, ci sono troppe variabili in campo e troppi punti interrogativi per il futuro.

Di colpo siam stati costretti a chiudere soprattutto per senso civico, lasciando tutto sospeso come fosse scattata una sirena d'attacco aereo.Pensiero comune è stato questo, considerato che l'incubazione è di 15 giorni anticipiamo lo "stop and go" di agosto e aspettiamo al balcone che le nostre eccellenze sanitarie compiano l'ennesimo miracolo.Siamo in Italia una delle nazioni più ricche e tecnologiche del mondo, la dritta la troveranno come sempre.Ci siam salutati con i dipendenti con un timido e speranzoso ci vediamo tra quindici giorni, diamoci il cinque, in campana, riposiamoci che poi ricomincia la scazzottata, poi così non è stato.Il punto più drammatico per parecchi di noi è stato il fine mese, fuggi fuggi di fornitori per recuperare i soldi, la paura per gli assegni da incassare, le rate impellenti a cui far fronte senza i soldi dei saldi del prodotto venduto ed ormai bloccato nella consegna.

Arriva la prima anestesia le banche bloccano i mutui e rimane da tenere in piedi il ricorrente, mica poco!Voci, notizie, fake news si rincorrono impetuose, la macchina governativa prova un atterraggio d'emergenza e i pensieri dentro di noi si fanno ancora più scuri.Si intuisce dai provvedimenti che se la vedono nera e lunga in tutti i sensi, lo stato si barcamena in lungaggini burocratiche, l'incubo della cassa integrazione, l'alleato Europa che si defila, la conta dei morti, gli ospedali al collasso. La mente vaga, stavolta non si può sbagliare scelte bisogna scegliere il cavallo giusto e le giuste mosse per la ripartenza.L'imprenditore ha nel suo DNA la capacità di guardare avanti, di fare il conto delle "ferite" e pensare un piano per trascinarsi fuori dai guai, è il minimo sindacale delle sue doti.Questo è il mio pensiero, scevro dal voler polemizzare sull'entità degli aiuti, sulla loro velocità ed efficienza, su questo ho le mie teorie ma di polemica facciamo abboffare i benpensanti.
La polemica non dà da mangiare, chi guida un'impresa lo sa che deve intervenire più velocemente di quanto non lo sia il contagio stesso. Noi facciamo impresa non politica, per quello c'è gente già pagata.La poltrona piccola o grande che sia la paghiamo con i nostri sforzi.Ogni impresa è un piccolo/grande aereo e noi siamo i suoi piloti, c'è quello più bravo, quello meno bravo, l'impavido, il timoroso ognuno guida a modo suo.Non abbiamo il tempo della politica, il mercato muta molto più velocemente, stiamo vivendo la tempesta perfetta e ora che siamo ancora nel limbo chiamato "occhio del ciclone", dobbiamo pensare a come venirne fuori. L'altra parte del maltempo è appena fuori i primi giorni dal rientro.

Il mio pensiero di ricostruzione, la mia strategia di rilancio sta tutta nella mia italianità e nell'estro che che i nostri mentori ci hanno insegnato. Non c'è una "scuola" che ti prepara il piano d'azione, bisogna reinventarsi un sistema da zero e nessuno può indicarci la retta via tranne le nostre capacità ed il buon senso.Venire fuori è compito nostro, dobbiamo attirare clienti e capitali ed in maniera repentina, abbiamo il dovere morale di salvaguardare chi lavora con noi anche a costo di dover andare a contrarre in banca quel famoso debito a garanzia statale, se si è rimasti senza "benzina".

Provo spesso ad immaginare la realtà con cui dovrò fare i conti appena rialzate le saracinesche, mi occupo di vendita auto e servizi, avrò a che fare con clienti preoccupati che giustamente non vorranno e probabilmente potranno indebitarsi e tenderanno a rimandare gli acquisti. Ci saranno problemi logistici e di trasporto e soprattutto ancora paura per i contagi. Non sarà una passeggiata, ne sono conscio e proprio per questo mi sento di farmi coraggio e portare il mio pensiero anche agli altri colleghi in difficoltà.Il mio telefono squilla in questi giorni, sento la voglia di ripartire, sono in crescita richieste, ho riflettuto sulle strategie ed ho modificato ad esempio i 7 criteri/passaggi di presentazione e vendita nel mio settore, riducendoli a soli 4 con l'aiuto della tecnologia. Ho stravolto un canone di 40 anni di modifiche e perfezionamenti indottrinatemi nei miei trascorsi con i marchi tedeschi, ottenendo una piccola prima risposta positiva.La risposta siamo noi, la chiave d'interpretazione sta nella nostra esperienza.Questo ora il mio unico pensiero che possa essere di sollievo per qualche collega troppo pessimista.

Siamo vivi, siamo italiani».
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