Sabato Santo. <span>Foto Enrico Spadavecchia</span>
Sabato Santo. Foto Enrico Spadavecchia

La processione del Sabato Santo a Molfetta raccontata nel nuovo libro di Francesco Stanzione

Presentazione venerdì 15 febbraio 2019 alle ore 19 presso il Museo diocesano

A distanza di soli quattro anni dai due tomi che compongono il corposo De Passione Domine Nostri Jesu Christi secundum Melphictam, Francesco Stanzione - storico priore dell'Arciconfraternita della Morte dal sacco nero - dà alle stampe La grande processione del Sabato Santo a Molfetta, sempre per i tipi dell'"Editrice L'Immagine".

La novità editoriale, incentrata sui riti processionali che a Molfetta hanno luogo il sabato che precede la Pasqua, sarà presentata venerdì 15 febbraio 2019 alle ore 19 presso il Museo diocesano, alla presenza dell'autore, dell'attuale priore Onofrio Sgherza, dello storico dell'arte Gaetano Mongelli e del presidente dell'associazione Pugliautentica Gaetano Armenio, con la moderazione dell'avv. Tommaso Poli.
Un'operazione che - come sostiene il prof. Mongelli nella prefazione - «riscopre il ruolo valoriale della "provincia" senza paraocchi o mistificazioni di sorta: un ruolo trainante e non stringente, decentrato e non periferico». Un contributo «centrato principalmente sulla rilettura e sulla trascrizione di appunti raccolti su due quadernoni manoscritti da Giuseppe Peruzzi che dal 1926 al 1930 fu Priore dell'Arciconfraternita di Santa Maria del Pianto, seu della Morte o del Sacco Nero, fondata a Molfetta nel 1613».
Oltre 400 pagine, ricche di immagini e documenti, dedicate a quanti vorranno ripercorrere le vicende storiche della processione - il cui atto istitutivo è avvenuto il 17 novembre 1795 - ed ancor più sull'altalenante sostituzione delle sette statue processionali, dalla loro origine alle tarde cartepeste modellate da Giulio Cozzoli, di cui il 15 febbraio ricorre il 62° anniversario della morte (1957).
Dalla commissione della Veronica, per la quale le carte del Peruzzi rilevano l'espresso desiderio che fosse plasmata avendo come punto di riferimento il marmo di Francesco Mochi nella Basilica di San Pietro a Roma, alla seconda versione del San Giovanni, per il quale emergono particolari inediti che coinvolgono il «maestro dei maestri dell'arte scultoria, il Professor Grande Ufficiale Filippo Cifariello». Passando per l'intervento di sgrossatura e di riduzione di volume della scultura ottocentesca del San Pietro per mano del padre dell'illustre molfettese, Ferdinando Cifariello, sino al rifacimento di Cozzoli, «virtuoso della cartapesta».
L'innovazione della Maria Salome e della Maria di Cleofe. E poi la traduzione scultorea della Maria di Magdala che in ambito molfettese si rivelò conflittuale e quanto mai travagliata, tanto da giungere a cinque versioni in centocinquant'anni, per le quali i manoscritti di Peruzzi indugiano sulle versioni lignee degli anni venti provenienti dalla Valgardena.
La grande processione del Sabato Santo narra dunque di fede, di arte, grandi scultori e uomini d'altri tempi, lasciando emergere anche figure che meritano un più consono riconoscimento, come Liborio Romano, a cui si deve la gran Croce di legno che i confratelli portano indossando il Sacco nero con cappuccio.
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