Giuseppe de Palma e la sua opera Il pentimento
Giuseppe de Palma e la sua opera Il pentimento
Vita di città

La prima mostra personale del molfettese Giuseppe De Palma

Una storia di talento, impegno e determinazione che culminano nell'arte come linguaggio universale

L'arte come linguaggio capace di parlare a tutti, il sacrificio e l'impegno come costanti. È la storia di Giuseppe De Palma, 22enne di Molfetta che, seppur giovanissimo, si prepara ad esporre la sua prima mostra personale, "Atto Primo", in Valle d'Itria. Dal 29 luglio al 12 agosto, "Casa delle arti" di Martina Franca sarà allestita con le opere realizzate da Giuseppe in questi anni di studio e di crescita.

«Non ho un punto di inizio della mia passione per l'arte, ne sono sempre stato innamorato - esordisce - sono stato a contatto sin da bambino con pennelli, matite e fogli, anche se nella mia famiglia nessuno faceva questo lavoro».

Schizzi su tele e riflessioni ponderate hanno portato Giuseppe a decidere di trasformare la sua passione in una professione vera e propria. Il primo passo è stata la scelta del liceo artistico "De Nittis" di Bari, indirizzo architettura, al termine delle scuole medie. Negli anni dell'artistico, che gli hanno permesso l'incontro con Renato Nosek, i pomeriggi di Giuseppe erano dedicati allo studio nella bottega di un pittore, Filippo Cacace, a sua volta allievo di Riccardo Tommasi Ferroni, uno dei più grandi maestri di figurazione del '900.

«È qui che ho appreso nozioni sull'olio, sul disegno e su altre tecniche - racconta Giuseppe - ma soprattutto ho recepito tutto l'entusiasmo necessario a credere in questo lavoro».

Poi è arrivato l'ultimo anno di liceo, durante il quale il giovane concittadino ha avuto la possibilità di frequentare un workshop con Cesar Santos a Firenze, città dove confluiscono artisti e intellettuali appartenenti a varie scuole di pensiero. «L'esperienza fiorentina è stata amore a prima vista - prosegue Giuseppe - oltre a esser una città affascinante, è ricca di stimoli e di scambi culturali».

Ecco lo step successivo, il trasferimento a Firenze, dove Giuseppe ha frequentato l'Accademia di Belle Arti. Per quanto formativa, l'esperienza si è interrotta dopo un anno, perché Giuseppe ha trovato nel percorso della Florence Academy of Art, scuola d'impronta americana, ciò che rispondeva alle sue aspettative personali e professionali.

«Il cambiamento è dovuto al fatto che sentivo l'esigenza di basi tecniche più solide per affrontare un percorso totalmente personale - precisa Giuseppe - alla Florence Academy of Art ho scoperto un mondo nuovo, è come quando credi di saper fare qualcosa, ma poi ti accorgi che nuove sfide ti invitano a superare i tuoi limiti».
6 fotoOpere di Giuseppe de Palma
Opera di Giuseppe de PalmaOpera di Giuseppe de PalmaOpera di Giuseppe de PalmaOpera di Giuseppe de PalmaOpera di Giuseppe de PalmaMostra Atto primo Giuseppe De Palma
Nei tre anni in questa scuola si affrontano quattro tipi di soggetti diversi, la figura, la natura morta, la riproduzione di opere in gesso e, infine, il ritratto. Il primo anno è dedicato completamente al disegno, al secondo ci si cimenta sia nel disegno sia nella pittura, per poi porre il focus esclusivamente sulla pittura nell'ultimo anno.

«Qui ho incontrato persone serie e motivate, sto imparando quanto siano importanti le solide conoscenze per poter imparare a camminare con le proprie gambe – afferma – ma soprattutto ho capito cosa significa investire il proprio tempo e le proprie energie per il raggiungimento di grandi obiettivi».

Naturalmente l'impegno e la sperimentazione del giovane molfettese non si fermano solo alle ore in accademia: al ritorno da scuola e durante i week-end, Giuseppe si dedica a realizzare lavori personali per allenare la propria creatività e per esplorare tematiche nuove. Uno dei temi cui si sta dedicando è il peccato, non tanto nella sua concezione religiosa, quanto nel senso di uomini che si allontano da altri uomini, diventando più deboli e vulnerabili.

A poco più di un mese dall'esposizione artistica che lo vedrà indiscusso protagonista, Giuseppe racconta della partecipazione al concorso, la cui vittoria del terzo posto gli ha riserbato questa bellissima sorpresa.

«Lo scorso anno ho partecipato al Festival dell'Immagine di Martina Franca, un concorso che l'associazione culturale Riflessi d'arte organizza ogni anno – spiega - ho vinto il terzo posto con un dipinto chiamato "Il pentimento", che raffigura Giuda penitente visto dall'alto, come se noi fossimo capaci di giudicarlo».Passo dopo passo, Giuseppe sta maturando una consapevolezza artistica non indifferente. «I pittori del secolo scorso hanno fatto una grande rivoluzione artistica, producendo stili e linguaggi innovativi a partire da un accademismo ferreo che in questo periodo manca – osserva Giuseppe – così come manca quella forza che questi linguaggi nuovi cercano di emanare».

Il punto debole dell'arte in questo tempo è proprio l'abbandono del concetto di comunità. «Il rischio è che l'arte diventi un rifugio interiore, governato dall'ego – spiega – il mio impegno è continuare a vedere l'arte come un linguaggio e a trattarla come tale: un getto che parte dall'interno ma che, forgiandosi grazie alle relazioni con l'esterno, sia portatore di un messaggio universale, nel quale l'essere umano possa riconoscersi».

La speranza di Giuseppe, che riserva a Molfetta un posto speciale nel cuore, è quella che la Puglia si accorga della presenza di tanti artisti del territorio. «Il mio augurio è quello che i pugliesi vengano valorizzati dalla loro stessa terra d'origine - conclude il giovane - non parlo solo degli artisti, perchè sarei di parte, ma mi riferisco ai talenti di cui la nostra regione può solo andare fiera».
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