I furti di rame ai pozzi dell'Arif
I furti di rame ai pozzi dell'Arif
Cronaca

Furti di rame ai pozzi dell'Arif, è allarme nelle campagne

A rischio la distribuzione dell'acqua nei campi e nelle aziende agricole

È allarme nelle campagne di tutto il nord barese per i continui furti di rame ai danni dei pozzi irrigui dell'Arif e dei privati che stanno mettendo a dura prova l'agricoltura del territorio. Quella dei predoni dell'oro rosso è una guerriglia silenziosa: si muovono di notte e assaltano non solo i sistemi di alimentazione delle linee ferroviarie, ma anche i cavi che corrono paralleli alle strade di campagna, le cabine e i trasformatori dell'Enel e soprattutto i pozzi irrigui.

«L'ultimo assalto è avvenuto in uno dei pozzi di Corato in zona Coppa di Zezza», denuncia Mimmo Palumbo, responsabile tecnico nord barese dell'Arif, l'azienda che gestisce una vasta rete irrigua a servizio soprattutto dell'agricoltura. «Sono stati depredati trasformatori, cavi e quadri elettrici, per un danno stimato che si aggira intorno ai 20mila euro».

Ad agire sono bande organizzate, ladri esperti che sanno maneggiare apparecchiature ad alta e media tensione: prima svuotano l'olio di raffreddamento che si trova all'interno dei trasformatori (sostanza che tra le altre cose è altamente nociva), poi smontano gli avvolgimenti elettrici per rivenderli al mercato nero. Ma il bottino è fatto anche di cavi elettrici e altre componenti in rame dei quadri di comando o delle pompe elettriche.

Vengono presi di mira persino alcuni dispositivi in ottone che si trovano all'interno dei bocchettoni della rete irrigua nei campi dei singoli agricoltori. Un fenomeno dilagante che riguarda i territori di Mariotto, Molfetta, Palo del Colle, Ruvo, Terlizzi, Corato e alcune città della sesta provincia come Andria e Barletta dove dall'inizio dell'anno sono state assaltati numerosi pozzi.

I danni economici sono ingenti. Basti dire che appeena 60 centimetri di cavo asportato da un quadro elettrico portano in conto una sopravvenienza negativa di minimo 300 euro. Per non dire dei danni collaterali che rischiano di essere ancor più pesanti: quando vengono distrutte tutte le apparecchiature di un pozzo come è successo a Corato, spiega ancora Palumbo, non ci sono le condizioni per rimettere in esercizio la rete in tempi brevi: non sempre le forniture (soprattutto quando si parla di trasformatori) sono immediatamente disponibili e le riparazioni possono subire ritardi imprevedibili.

Problema non da poco per l'irrigazione delle piante fuori campo nelle aziende florovivaistiche, così come per le aziende agricole che in questo periodo danno acqua alle produzioni orticole e ai frutteti. Nonostante si stia valutando l'ipotesi di affidare il monitoraggio della rete irrigua a un istituto di vigilanza, «c'è necessità che associazioni di categoria e operatori agricoli siano sensibilizzati rispetto a questo fenomeno e siano pronti ad allertare subito le forze dell'ordine di fronte a movimenti sospetti».
  • Furti Molfetta
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