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Cronaca

Crac Casa Divina Provvidenza. Due i molfettesi coinvolti dall'inchiesta

Secondo l'accusa l'Ente era diventato un feudo

Due i molfettesi indagati, con l'accusa di associazione per delinquere, nell'inchiesta sul crac milionario di Casa Divina Provvidenza che stamattina è sfociato in 10 arresti e nel sequestro di un immobile: Giuseppe Domenico de Bari, direttore generale dell'Ente biscegliese dal 29 Luglio 2013 ed il senatore Antonio Azzollini su cui pende la richiesta di autorizzazione a procedere per gli arresti domiciliari.
Secondo la magistratura tranese a partire dall'estate 2009 la gestione parallela ed occulta della Congregazione è stata assunta dal senatore Azzollini che, attraverso una sorta di "colpo di Stato" facendo irruzione presso la sede dell'Ente se ne è assegnato il governo, demandando il controllo in loco a suoi fedelissimi: Angelo Belsito e Rocco Di Terlizzi Rocco, in prima battuta, e de Bari Giuseppe Domenico a partire dal 29 luglio 2013.
Con l'ascesa al potere di Azzollini sono mutati gli scenari all'interno dell'Ente: Dario Rizzi Antonio Battiante e Suor Rita Cesa, che fino a quel momento avevano gestito da soli gli affari criminali della Congregazione, si sono visti affiancare dal nuovo gruppo di comando, impostosi assenza possibilità di scelta alcuna e senza il cui placet nessuna decisione strategica per l'Ente ha potuto più essere adottata. Secondo l'accusa sarebbero state imposte le decisioni relative ai più importanti atti della Congregazione, all'assunzione del personale, ai rapporti con gli istituti bancari, alla scelta dei fornitori e all'impiego del personale, avviando una sorta di co-gestione ufficiale ed occulta dell'Ente che non conoscerà mai momenti di fibrillazione, e che, al di là di alcune specifiche imposizioni operate dal segmento politico su quello amministrativo, vedrà le due anime del management operare secondo le medesime coordinate delinquenziali.

Sempre secondo l'accusa tutti quelli che affluivano dal dottor Rizzi, Angelo Belsito e dal senatore Azzollini, venivano subito, come dire, accettati, venivano assunti perché erano imposti dal senatore.

IL PRESUNTO PUNTO DI RIFERIMENTO.
Il personale della Congregazione percepisce Belsito Angelo come la persona da interessare per la soluzione di qualsiasi problematica di tipo gestionale, con ciò confermando il ruolo decisionale di primo piano di fatto rivestito all'interno dell'Ente in forza del potere conferitogli dal Sen. Antonio Azzollini…

L'impegno legislativo di Azzollini non va letto come "contropartita" e dunque quale condotta attraverso la quale si è concretizzato l'abuso. L'abuso del parlamentare si è concretizzato allorquando, forte della propria qualifica di pubblico ufficiale e di senatore della Repubblica, si è semplicemente intromesso nella gestione dell'Ente, imponendo ai vertici (e prima fra tutti a Suor Cesa Rita per anni legale rappresentante di Casa Divina Provvidenza) la presenza costante di Angelo Belsito e Rocco Di Terlizzi condizionando con prepotenza le scelte gestionali….
La CDP appare un vero e proprio feudo oggetto di dominio incontrastato da parte del senatore, che, attraverso Belsito, Di Terlizzi, de Bari, riesce persino ad ottenere "in anteprima" i provvedimenti che il Commissario Straordinario adotta, controllandone dall'esterno l'operato e tentando sistematicamente di interferire sulle sue determinazioni, il che rende più che fondato il pericolo che Azzollini possa reiterare, ove lasciato in libertà, reati della stessa specie di quelli ripetutamente commessi nella vicenda per cui si procede.

PERCHE' LE ESIGENZE CAUTELARI
La circostanza che Azzollini, a differenza degli amministratori ufficiali dell'Ente, non abbia agito per interessi di natura economica (non v'è infatti prova che il Senatore abbia conseguito o tentato di conseguire un lucro dalla gestione occulta della CDP), non impedisce di considerarlo componente dell'associazione a delinquere, per giunta con la posizione di capo, avendo comunque l'indagato agito per interessi di tipo personale, ancorché diversi da quelli di altri solidali.

Il poderoso materiale acquisito nel corso delle indagini consente infatti di ritenere che Azzollini Antonio abbia scelto di occuparsi della gestione dell'Ente per interessi di natura personale e politica, costituendo la CDP un bacino di consenso politico-personale di notevole portata, il cui mantenimento in vita assicura al politico molfettese un consenso politico-personale pressoché eterno da parte di tutti coloro che, proprio grazie al suo intervento, continuano a trarre guadagni (leciti o illeciti) dalla Congregazione.
  • Antonio Azzollini
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