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A Molfetta torna la rassegna "Inflammatus" della Fondazione Valente

Primo appuntamento dedicato al ricordo di don Tonino Bello

Per il secondo anno consecutivo, complice il successo della sua prima edizione nel 2022, torna a Molfetta la rassegna "Inflammatus", una serie di concerti ed eventi che recano la firma della Fondazione Vincenzo Maria Valente e della direzione artistica di Sara Allegretta, e che hanno lo scopo di celebrare il periodo della Quaresima e della Settimana Santa, da sempre così caro alla sensibilità dei molfettesi e dei pugliesi tutti.

Ad aprire il sipario sui tre appuntamenti programmati, l'evento "Pensieri di Pace in Parole e Musica", andato in scena sabato 25 marzo presso la Chiesa di San Domenico: le intenzioni della serata sono apparse già chiarissime dall'accostamento di quel "parole e musica", unificate da un vocabolo scomodissimo, enorme e terribile assieme come può essere quello di "pace", specie in un'era così particolare come quella attuale dove la guerra è tornata sgradito sottofondo di telegiornali e cronache, a causa dell'aggressione della Federazione Russa ai danni dell'Ucraina.

Ed è a questo martoriato popolo che è stata idealmente dedicata la serata, nonché alle vittime di tutti i conflitti, sia quelle massacrate dalle bombe, sia quelle annegate sulle nostre coste mentre cercavano una pace lontana. Le parole del titolo dell'evento sono state prima di tutto quelle dell'onorevole e poeta Nichi Vendola, il quale ha aperto la serata con il suo personale ricordo, a trent'anni dalla scomparsa, di don Tonino Bello, profeta e costruttore inesauribile di pace. Con il suo eloquio magnifico e immaginifico, Vendola ha calato la parabola del vescovo di Molfetta nella realtà odierna, nelle sfide dei nostri tempi, che don Tonino aveva anticipato facendo eco alle parole che oggi risuonano negli Angelus e nei discorsi di un altro costruttore inesausto di pace: papa Francesco.

Nichi Vendola non ha mancato di ricordare il viaggio assolutamente straordinario di don Tonino a Sarajevo, quella marcia a piedi nel cuore di un paese in guerra, quella stessa guerra da cui, in quel momento, Vendola sentì di dover prendere le distanze, non partecipando alla spedizione, per poi sentirne comunque il richiamo nelle settimane successive recandosi comunque in Jugoslavia, quasi vittima di quel mancato rimprovero che don Tonino gli aveva rivolto, ma che proprio per questo motivo era risuonato più stentoreo.

D'altronde, come ha sottolineato Vendola, quello che maggiormente caratterizzava don Tonino era il suo essere scomodo, una vera e propria "spina nel fianco": ed è questo che si è augurato che resti, anche nel processo di canonizzazione. Una spina cioè, qualcosa che ferisce, ma sicuramente tocca: "Un santo, non un santino", ha concluso l'onorevole. Ma durante la serata le parole non sono state solo quelle di Nichi Vendola: la platea infatti è stata travolta e inebriata anche dall'uragano emotivo che sono i versi del "Requiem" di W.A. Mozart, eseguito in una versione per coro, soli e pianoforte che, come ha sottolineato la prof. Allegretta, è una forma che meglio consente che, dalla musica dell'immortale Mozart, filtrino anche le parole, i versi, il loro significato.

L'esecuzione è stata affidata al "Florilegium Vocis Choir" e alla Corale polifonica "Biagio Grimaldi", dirette dal M° Sabino Manzo. Nelle parti solistiche un quartetto di eccellenze pugliesi: la soprano Maria Silecchio, la mezzo soprano Margherita Rotondi, il tenore Francesco Amodio e il baritono Matteo D'Apolito. Il Requiem di Mozart ha bisogno di poche presentazioni: ultima opera composta dall'artista, lasciata incompiuta, è il centro di numerosi misteri e leggende che ruotano attorno agli ultimi anni della vita di Mozart e a chi gli commissionò l'opera, indicato addirittura in una figura irreale e angelica che avrebbe dato l'incarico al musicista solo per fargli scrivere un'opera che fosse un requiem a sé stesso, vista la sua prematura morte.

Il pathos di quest'opera è stato reso in maniera magistrale dalla polifonia del coro e dal canto dei solisti, dando ulteriore risalto ai versi dolenti dell'opera che alludono al momento del Giudizio Universale invocando la pietà del Signore e al contempo la punizione dei malvagi, facendo riecheggiare le pietre della Chiesa di San Domenico delle note del Dies Irae che racconta delle cascate di fuoco sulla Terra giunte nel momento dell'Apocalisse, ma anche di quelle più struggenti del Lacrimosa, canto accolito di lutto per coloro che sono sprofondati nel Tartaro.

La musica di Mozart e le parole di Vendola si chiudono quindi in un cerchio ideale, descrivendo allo stesso tempo ma con registri diversi quello che è l'annichilimento della guerra, la sua portata di distruzione totale, l'avvisaglia annientatrice delle minacce nucleari, e al contempo le speranze di chi subisce questo momento di strazio e dolore di ricevere salvezza: un messaggio dunque potente, evocativo e forte, figlio dell'annuncio evangelico di don Tonino e che, dopo trent'anni dalla sua morte, viene ancora una volta affidato ad una platea numerosa e partecipe.

I prossimi appuntamenti con la rassegna Inflammatus sono sabato 1°aprile con lo spettacolo "Caravaggio, genio tra luci ed ombre" nella chiesa di San Pietro, e infine domenica 9 aprile con il Concerto di Pasqua dal titolo "Splendori Barocchi" nella Cattedrale di Molfetta.
10 fotoPrimo appuntamento con "Inflammatus" nel 2023
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