Rifiuti
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Rifiuti in strada, la segnalazione di un lettore: «Regna l'indifferenza»

Ancora lamentele per la mancanza di decoro urbano

Giunge da un nostro lettore l'ennesima segnalazione di incuria lungo le strade di Molfetta, soprattutto per la presenza di ingenti quantità di rifiuti ai piedi degli appositi contenitori.

«Oramai è un simbolo della città. I pochi cittadini che si indignano faranno bene ad accettarlo, insieme alle feste patronali, al calzone ed alle frittelle. Fa parte di noi. Chiaramente la maggior parte di chi abita qui (il termine cittadino evoca scenari storici e sensibilità civiche troppo alte, per cui non si addice alla nostra situazione) è indifferente o lo ritiene parte del paesaggio. Se così non fosse ci sarebbero proteste quotidiane, serie prese di posizione da parte di chi ogni giorno insieme al caffè si beve lo spettacolo dell'immondizia sotto casa. Ci sarebbero centinaia di telefonate al giorno perché si mettano delle foto-trappole. Perché qualcuno, colto sul fatto, venga multato».

«Tra l'altro un tale spettacolo è a fianco di una scuola elementare. Un bel messaggio educativo. Una quotidiana discarica, su un marciapiede sempre lercio da far paura, è una bella presentazione per gli scolari. Gli addetti puliscono, ma dopo poco si ricomincia. Un ciclo continuo all'insegna della più totale libertà di trattare la città come una perenne cloaca. Non parliamo poi di quello che accade nelle pochissime contrade di campagna rimaste, quelle non (ancora) cancellate da questa nuova urbanizzazione. Discariche indisturbate tra gli ulivi. Un altro triste simbolo».

«E pazienza. Bisogna accettarlo. O emigrare. Elezioni o no, dimissioni o no, non importa chi vince o chi perde. Chiunque sia deve scegliere se iniziare una seria battaglia per un minimo obiettivo di educazione civica o lasciare perdere per sempre. Un obiettivo che vada oltre gli schieramenti e le ideologie. Che tuteli il decoro e la sanità pubblica. Intanto, aspettiamo. Tra mille anni, forse, non sarà più soltanto una minoranza di chi abita qui a sentire lo schifo e la vergogna».
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