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Pezzi di storia dimenticati: la vecchia Chiesa di Santa Teresa a Molfetta

Fondata nel 1835 fu demolita nel 1961

Della distrutta chiesa di Santa Teresa annessa al monastero (https://www.molfettaviva.it/rubriche/viva-la-storia-di-molfetta-1/la-storia-del-convento-di-santa-teresa-a-molfetta/), gli studiosi locali raccontano che fu fondata nel 1835 e consacrata da mons. Guida nel 1857.

Dopo l'allontanamento delle religiose domenicane, l'edificio andò in degrado e fu demolito nel 1961.

Di quello che deve essere stato un bell'edificio neoclassico, sono rimaste soltanto poche fotografie d'archivio.
Le immagini suggeriscono una struttura a pianta circolare cupolata, in cui ricorre all'esterno come all'interno il motivo dell'ordine gigante di colonne, secondo i canoni classicheggianti in voga nei primi decenni del secolo XIX.
"L'esterno della chiesa è tutto formato da colonnati in pietra bianca e di non dispregevole disegno – scrive de Luca –. L'interno è comodo, proporzionato e abbellito di buonissimi dipinti".

Nel 1921, mons. Migliore lamenta il fatto che "Le diverse stazioni della via Crucis trovansi raggruppate tutte ad un punto…e non distribuite in giro per la chiesa perché ciò non potrebbe essere fatto sia per gli araggi che spesso rivestono le colonne piatte, sia per i due archetti e sia anche per l'architettura delle pareti laterali".
Si riferiva forse il vescovo alla concavità delle pareti, tali da impedire la collocazione della via Crucis? Difficile da affermare con certezza.
Ciò che è invece sicuro è che oggi al rimpianto di un documento artistico, architettonico e urbanistico importante per la storia della nostra città, si può aggiungere il rammarico di aver perduto una delle opere più interessati dell'architetto Vincenzo Mastropasqua, nativo di Giovinazzo, abitante a Trani almeno dal 1847 e operoso insieme al più noto fratello Giuseppe ( l'architetto giovinazzese che tra i primi applicò in Puglia il nuovo lessico architettonico neoclassico) a Molfetta nella prima metà dell'Ottocento.
Di Giuseppe conosciamo tutti gli interventi, registrati con pignoleria dal suo biografo Giuseppe de Ninno; tra le sue opere più celebri ricordiamo soltanto il palazzo Rende, a colonne giganti e la maestosa cupola della chiesa di Sant'Agostino, entrambi a Giovinazzo, opere iniziate dal padre di Giuseppe, Giovanni Mastropasqua celebre capomastro in Terra di Bari, e portate a termine dal giovane architetto.

Nel manoscritto molfettese catalogato come "Stallone della fondazione del monastero di San Domenico" ai fogli 112 – 114 r. e v. del raggruppamento "Ricordi" si legge una "Quietanza con i Muratori della chiesa nuova del Monastero".
L'atto datato 3 febbraio 1839 registra le lamentele di tre muratori di Andria, che stanno lavorando alla edificazione della chiesa del monastero e non sono soddisfatti della retribuzione concordata nel primo contratto di lavoro, risalente al 27 marzo 1823. Sono dunque passati sedici anni dalla prima formulazione del preventivo di spese, atto che viene qui parzialmente riportato, e che costituisce per noi il documento di fondazione della distrutta Chiesa di Santa Teresa.

L'edificazione della chiesa era stata già predisposta fin dal 1823 e non era stata ancora conclusa nel 1839.
I lunghi tempi di concretizzazione del progetto sono forse attribuibili alle non floride condizioni economiche del monastero in questo periodo; almeno dal 1852 esso risulta contrarre numerose e ripetute ipoteche sui propri beni immobili. Probabilmente anche la situazione politica ed economica locale doveva essere favorevole ad uno sforzo costruttivo che non era affatto isolato, ma anzi si inseriva in un generale contesto di ristrutturazione e riassetto cittadino. Quello che è certo, è che trascorrono ben dodici anni dalla data del contratto scritto con i muratori (1823) a quella ritenuta di posa della prima pietra (1835), ed altri venticinque concorreranno per la definitiva consacrazione dell'edificio (1857).

Forse una architettura che tanto ha impegnato l'intera città e che ha rappresentato un esempio di architettura neoclassica, meritava sorte migliore.

Tratto da: "Le domenicane a Molfetta: il monastero e la distrutta chiesa di Santa Teresa" di Antonia Abbattista, in Luce & Vita 2/89
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