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Un anno di politica a Molfetta: un 2025 fatto di tensioni e fratture

Ad ottobre è caduta la Giunta di Tommaso Minervini dopo mesi complicati

Il 2025 resterà negli archivi della storia politica molfettese come un anno di frattura, uno spartiacque che ha incrinato equilibri consolidati e proiettato la città verso un futuro ancora incerto. Un anno che non si chiude davvero a dicembre, ma che allunga la sua ombra sul 2026, quando i cittadini torneranno a scegliere chi guiderà Palazzo di Città.

Tutto prende forma nella primavera, quando un'inchiesta giudiziaria scuote profondamente l'amministrazione comunale. È la fine di aprile quando il nome del sindaco Tommaso Minervini emerge all'interno di un'indagine complessa, che intreccia appalti, incarichi e una rete di responsabilità ben più ampia. Da quel momento, la politica locale entra in una lunga fase di instabilità: arresti domiciliari, revoche, limitazioni all'accesso agli uffici comunali e, infine, la sospensione dalla carica segnano una sequenza senza precedenti nella storia recente della città.

Nei mesi successivi, Molfetta vive un clima di tensione costante. Le opposizioni alzano il tiro, chiedendo un passo indietro dell'esecutivo pur ribadendo, almeno formalmente, un approccio garantista. La maggioranza, dal canto suo, tenta di resistere, serrando le fila e difendendo l'operato dell'amministrazione. Una resistenza che, però, si rivelerà temporanea. L'estate non porta chiarimenti, ma soltanto nuove crepe. Il 14 luglio, in una seduta consiliare rimasta impressa per toni e scontri verbali, la mozione di sfiducia contro il sindaco e la giunta non raggiunge i numeri necessari. È un passaggio cruciale: l'amministrazione resta formalmente in piedi, ma politicamente appare già logorata.

Il punto di rottura definitivo arriva in autunno. Giovedì 16 ottobre, tredici consiglieri comunali rassegnano simultaneamente le dimissioni, determinando lo scioglimento anticipato del consiglio e la caduta dell'amministrazione Minervini bis. A risultare decisive sono le firme del presidente del consiglio comunale Robert Amato e di due esponenti della maggioranza, Poli e Crocifero, che si aggiungono a quelle delle opposizioni. La guida dell'ente, già affidata al vicesindaco Piergiovanni nei mesi precedenti, cessa definitivamente. Con la fine della stagione politica, si apre quella commissariale. La gestione della città passa al dottor Armando Gradone, che nomina più sub-commissari con il compito di garantire l'ordinaria amministrazione e accompagnare Molfetta verso le prossime elezioni comunali.

Nel frattempo, l'attenzione si sposta sul livello regionale. Le elezioni del 25 novembre consegnano alla Puglia un nuovo governo guidato da Antonio Decaro e vedono l'ingresso in consiglio regionale di Saverio Tammacco, Felice Spaccavento e Carmela Minuto. Carmela Minuto, già assessore nell'era Minervini e candidata del centrodestra, si colloca invece tra i banchi dell'opposizione.

Si chiude così un anno denso di colpi di scena, segnato da indagini, dimissioni e ribaltamenti improvvisi. Il 2026 si apre con Molfetta sotto la guida di un Commissario Prefettizio e con una campagna elettorale che, di fatto, inizierà già dalle prime settimane del nuovo anno.
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