Comando Polizia municipale - Molfetta. <span>Foto Vincenzo Bisceglie</span>
Comando Polizia municipale - Molfetta. Foto Vincenzo Bisceglie
Editoriale

E' tempo di smetterla: tutti uniti attorno a chi ci difende

Che succede a una città che investe il Comandante della Polizia Locale

Accecato dall'ira e dalla rabbia, retromarcia e via, come se le due persone davanti al suo mezzo pesante fossero birilli. E al diavolo anche l'uniforme che indossano. Che significa Stato, senso civico, rispetto delle regole. Lavoro e impegno, zelo e applicazione a favore della collettività.

Il giorno dopo il brutto incidente che ha coinvolto il Comandante della Polizia Locale Giuseppe Gadaleta è tempo di fermarsi.

Se è vero che non si può fare di tutta un'erba un fascio, è altrettanto vero che bisogna riflettere su cosa sta accadendo in questa città.
Troppo facile continuare a schernire, soprattutto da dietro una tastiera di un computer o di un cellulare, le forze dell'ordine. Tutte. Indipendentemente dal colore della divisa a cui uomini e donne, gente comune, ha deciso di dedicare la propria esistenza.

Negli ultimi tempi proprio il corpo della Polizia Locale era stato preso di mira. "Perchè ci sono i Vigili a Molfetta?", "Perchè i Vigili fanno qualcosa?", i commenti pubblicabili; gli altri solo pregni di epiteti ( gli stessi che nella mattinata di ieri sono stati rivolti al Comandante e ai suoi uomini prima del fattaccio), di rabbia, di odio. Intollerabile e ingiustificabile: perchè è da tutto questo che nasce poi l'arroganza di chi piglia e investe oppure lancia nel comando bombe carta. Come se fosse la cosa più naturale del mondo.

La realtà, come più volte sottolineato dallo stesso Comandante Gadaleta, è che le difficoltà ci sono e il suo Comando fa il massimo con mezzi a disposizione che sono quelli che sono, con un numero risicato di unità su cui poter contare per una città che è cresciuta a dismisura e che attende, come manna dal cielo, l'ingresso delle nuove leve che avverrà non appena si insedierà la nuova amministrazione.
Già, proprio la politica che deve impegnarsi a dare il buon esempio, difendendo a spada tratta tutti quegli uomini e quelle donne che lavorano più di chiunque altro per la città e i suoi cittadini.

Questo chiediamo: che si faccia scudo comune attorno a chi rappresenta lo Stato, che sia armato di pistola oppure di una semplice paletta, che abbia una divisa nera oppure bianca, verde oppure blu. Perchè se tutto passa, quelle divise e quel servizio non passa e non passerà mai.

Tanti i messaggi arrivati ieri. Solidarietà è stata espressa dal Comitato di quartiere Madonna della Rosa; "una città dove spesso si dimentica la cura del bene pubblico in nome dell'interesse privato", scrive Gianni Porta a cui fa eco Rifondazione Comunista secondo cui "la responsabilità non è soltanto dell'autore materiale del gesto sconsiderato, ma di una campagna che scredita le Istituzioni e che incita al non rispetto delle regole in materia di conferimento dei rifiuti"; "quel che è successo oggi è la dimostrazione lampante che esiste un pezzo di comunità che non intende accettare regole, legalità e rispetto per l'ambiente" sostiene il movimento Molfetta attiva.

"Episodi simili incoraggiano e motivano ancor più il Presidio a garantire il proprio impegno in percorsi di capillare diffusione della cultura della legalità attraverso incontri periodici con i cittadini, con le scolaresche nonché con le stesse istituzioni nelle opportune sedi", è il parere del presidio di Libera.

Noi continuiamo a insistere: ogni accanimento verso gli uomini dello Stato è tutto da condannare, che sia per i rifiuti o la più banale delle multe.
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