
Cronaca
Pusher si lamentava per il troppo lavoro: «La giornata non finisce mai»
È quanto emerge dalle carte dell'inchiesta dei Carabinieri che ha portato agli arresti domiciliari sei molfettesi
Molfetta - martedì 25 novembre 2025
20.43
Troppo lavoro per uno dei presunti pusher arrestati martedì scorso nel blitz dei Carabinieri: i militari, infatti, dopo gli interrogatori preventivi, su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, hanno ristretto ai domiciliari 6 molfettesi fra i 24 e i 59 anni. 17, complessivamente, gli indagati.
Tra le accuse anche la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in particolare nel rione Ponente di Molfetta, quello in cui, secondo le indagini dirette dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Francesco Tosto, è stata evidenziata una proficua attività illecita. Nella banda del 28enne Antonio Gigante, il 27enne Davide Caradonna (entrambi ai domiciliari col braccialetto elettronico) si lamentava per l'eccessivo lavoro : «Qui la giornata non finisce mai».
I fatti finiti al centro dell'inchiesta e documentati dal personale della Compagnia di Molfetta, fanno riferimento a numerosi casi di spaccio, concentrati tra il 2020 e il 2023. In vicolo Togliatti, proprio come la Scampia di Gomorra, i detective della Sezione Operativa hanno scoperto «una inferriata chiusa a chiave» per tutelare l'attività dei pusher di droga «facendo avvicinare gli acquirenti alla porta, ricevendo l'ordine della sostanza e consegnandola senza che l'inferriata fosse aperta».
Localizzate, inoltre, grazie all'attività di intercettazione telefonica e ambientale, anche altre piazze di spaccio nel quartiere Arbusto, dove sono ancora presenti dei ruderi fatiscenti (da qualche giorno in fase di abbattimento). I militari hanno perquisito e sequestrato stupefaceti nelle vicinanze di una stalla ubicata in via Caduti sul Mare e via Fondo Favale, ma anche in via Puccini, via San Giovanni e via Volpicella e perfino in una sala ricevimenti in disuso lungo la strada provinciale 112.
I pusher consegnavano le dosi a bordo di monopattini o in sella a biciclette elettriche. Connessi ai fenomeni di spaccio, anche un furto in un appartamento in via San Paolo oltre a due casi di violenza ad altrettanti militari dell'Arma. In un episodio, Gigante, difeso dall'avvocato Ada Rosito - gli altri sono Giuseppe Germinario, Maurizio Masellis e Michele Salvemini - è accusato di avere usato «violenza e minaccia per opporsi» ad un controllo mentre era al volante della sua Fiat Punto.
L'uomo, infatti, invitato ad accostare e a fermare l'auto, avrebbe rimesso «in moto l'auto, accelerando di scatto» con un sottufficiale «aggrappato al finestrino per circa 150 metri». Infine, dopo essere sceso dall'auto, l'avrebbe anche minacciato di morte: «Ti spacco in due, ti devo dare un pugno in testa e ti devo uccidere».
Tra le accuse anche la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in particolare nel rione Ponente di Molfetta, quello in cui, secondo le indagini dirette dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Francesco Tosto, è stata evidenziata una proficua attività illecita. Nella banda del 28enne Antonio Gigante, il 27enne Davide Caradonna (entrambi ai domiciliari col braccialetto elettronico) si lamentava per l'eccessivo lavoro : «Qui la giornata non finisce mai».
I fatti finiti al centro dell'inchiesta e documentati dal personale della Compagnia di Molfetta, fanno riferimento a numerosi casi di spaccio, concentrati tra il 2020 e il 2023. In vicolo Togliatti, proprio come la Scampia di Gomorra, i detective della Sezione Operativa hanno scoperto «una inferriata chiusa a chiave» per tutelare l'attività dei pusher di droga «facendo avvicinare gli acquirenti alla porta, ricevendo l'ordine della sostanza e consegnandola senza che l'inferriata fosse aperta».
Localizzate, inoltre, grazie all'attività di intercettazione telefonica e ambientale, anche altre piazze di spaccio nel quartiere Arbusto, dove sono ancora presenti dei ruderi fatiscenti (da qualche giorno in fase di abbattimento). I militari hanno perquisito e sequestrato stupefaceti nelle vicinanze di una stalla ubicata in via Caduti sul Mare e via Fondo Favale, ma anche in via Puccini, via San Giovanni e via Volpicella e perfino in una sala ricevimenti in disuso lungo la strada provinciale 112.
I pusher consegnavano le dosi a bordo di monopattini o in sella a biciclette elettriche. Connessi ai fenomeni di spaccio, anche un furto in un appartamento in via San Paolo oltre a due casi di violenza ad altrettanti militari dell'Arma. In un episodio, Gigante, difeso dall'avvocato Ada Rosito - gli altri sono Giuseppe Germinario, Maurizio Masellis e Michele Salvemini - è accusato di avere usato «violenza e minaccia per opporsi» ad un controllo mentre era al volante della sua Fiat Punto.
L'uomo, infatti, invitato ad accostare e a fermare l'auto, avrebbe rimesso «in moto l'auto, accelerando di scatto» con un sottufficiale «aggrappato al finestrino per circa 150 metri». Infine, dopo essere sceso dall'auto, l'avrebbe anche minacciato di morte: «Ti spacco in due, ti devo dare un pugno in testa e ti devo uccidere».




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