Patrick Zaki
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Patrick Zaki agli studenti di Molfetta: «Studiate per rimanere liberi»

L'incontro con i ragazzi all'IISS "Ferraris-Montalcini"

L'IISS Ferraris Montalcini ha ospitato Patrick Zaki e il suo "Sogni e illusioni di libertà. La mia storia" (ed. La nave di Teseo, 2023), celebrando così la Giornata Internazionale per i diritti della Donna. Presentato dalla professoressa Clara Spagnoletta, docente dell'istituto, e Roberta Binetti, membro di Amnesty International, l'ONG della candela che ha come mission proprio quello di fare luce e dare speranza dove non vengono rispettati i diritti, come per Patrick, incarcerato ingiustamente per ventidue mesi.

Dopo una breve introduzione di Roberta Binetti sull'associazione e sulla sua funzione nella vicenda di Patrick Zaki, l'autore ha descritto il proprio libro come "qualcosa che ti entra sotto la pelle" per il suo linguaggio diretto. Patrick, ex studente egiziano dell'Università di Bologna, a proposito della giornata dell'8 marzo e del suo significato, ha sottolineato che le lavoratrici donne hanno scioperato per le loro condizioni, le donne lottano ogni giorno per i loro molteplici, in primis quello alla vita, che viene negato ancora per colpa dei femminicidi e ha citato Giulia Cecchettin, ma anche donne vittime di violenza politica come Cecilia Sala e Ilaria Salis.

Ma per Zaki la parola chiave è "Speranza": grazie ad essa è riuscito a combattere perché senza è difficile sopravvivere in una cella in condizioni pessime. A questo proposito, scrive: "se non mi dimenticate torno presto", perché la sua più grande paura è stata quella di essere dimenticato e lottava per questo durante la sua prigionia. Ora, sente il dovere di lottare per i 40.000 attivisti in carcere, come un paese intero, l'Italia, che ha combattuto per lui.

Un momento particolarmente commovente è stato quando ha raccontato la storia di Alaa Abd El-Fattah, attualmente detenuto e amico di Patrick da vent'anni. Dopo aver aperto il blog in cui denunciava il governo egiziano, nel 2011 è stato uno dei massimi esponenti della rivoluzione, oggi è in carcere dal 2013 solo per aver combattuto per il diritto di protesta. Doveva essere liberato a gennaio dell'anno scorso ma la data è stata rinviata. Sua madre, in sciopero della fame da centocinquanta giorni finché il figlio non verrà liberato, è una professoressa molto coraggiosa che porta avanti battaglie per i diritti umani in Egitto.

Portare la battaglia per i diritti umani in carcere è molto difficile anche se, dice Patrick citando un compagno prigioniero, "preferisco perdere i diritti piuttosto che stare in carcere". Patrick si trovava nel settore più pericoloso, i suoi compagni erano membri dell'Isis che lo vedevano come una minaccia. Poi, continua: in Egitto le oppressioni sono diventate più aspre, ci sono persone finite in carcere per un like o un post condiviso, nel paese c'è tantissima paura e lui è proprio un esempio di come si possa finire in carcere per un articolo postato su un social media. In tutto questo, le vere armi sono i libri: lui ha combattuto per averne in prigionia ma la sua richiesta è stata negata. È riuscito a corrompere le guardie perché leggere lo aiutava a evadere con la mente e tenere un contatto con il mondo esterno.
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