
Pako Carlucci negativo dopo un mese con il Covid: «Si impara il reale valore della libertà»
Il noto conduttore molfettese racconta la sua esperienza
Molfetta - giovedì 3 dicembre 2020
10.36
In un momento nel quale siamo tutti esposti al possibile contagio al Coronavirus, diventa ancora più importante conoscere l'esperienza di chi ha attraversato la difficile fase dell'isolamento e della positività per ricavare spunti di riflessione e comprendere meglio cosa si prova in questa condizione anomala nell'anno sicuramente più particolare degli ultimi decenni.
Il conduttore molfettese Pako Carlucci, impegnato nelle riprese di un programma televisivo, ha chiuso solo due giorni fa il suo periodo di isolamento durato un mese: «Dopo trenta giorni difficili, ieri mi sono finalmente sentito libero dopo aver saputo l'esito negativo del tampone. Tutto era iniziato con un semplice colpo di tosse che per fortuna ho subito preso con le pinze, relegandomi nella mia stanza e sospendendo ogni possibile contatto, sia sul lavoro che in famiglia. Quando ho scoperto di essere stato contagiato ho avvertito uno stato di angoscia, soprattutto per il timore di poter infettare i miei genitori, con cui vivo».
«Ciò che rende temibile questo virus - prosegue - è soprattutto la sua totale imprevedibilità. A differenza di una normale febbre, in questo caso non sai mai da un giorno all'altro come si evolve la situazione e per questo sei in costante apprensione nel pensare al possibile decorso dell'infezione. Io ho avuto febbre per una decina di giorni, oltre a spossatezza e dolori muscolari che in piccola parte sento tutt'ora, come è normale che sia. Ti ritrovi da un momento all'altro a essere prigioniero di una condizione che fatichi a capire fin quando non ci sei dentro».
«Non ho mai sottovalutato l'epidemia - aggiunge Pako - e sono sempre stato attento al rispetto di tutte le regole di prevenzione, infatti non ho ancora compreso come abbia fatto a contrarre il virus. Questa è la dimostrazione che non bisogna mai abbassare la guardia perché persino essendo cauti non si è immuni da questo nemico, che non guarda in faccia nessuno e può colpirci tutti allo stesso modo, senza alcuna distinzione».
Poi, finalmente, la gioia del tampone negativo: «Quando ho saputo di essermi negativizzato ho assaporato quel senso di libertà di cui è vero che comprendi realmente il valore quando ti viene tolta. Ho sempre viaggiato per il mondo per lavoro e passare un mese chiuso in una stanza mi ha fatto riflettere molto. Per questo, appena ho avuto la possibilità, sono andato sul mare a respirare quell'aria che da tanto stavo desiderando».
«Mi spiace che spesso si associ il contagio a un'idea di colpa, come se chi viene infettato sia stato leggero nel proprio comportamento. Proprio perché non condivido questa "caccia alle streghe" ho voluto esternare sui social la mia gioia per aver superato questa parentesi particolare della mia vita, ricevendo poi messaggi da quanti non sapevano della mia positività o da chi, magari, ha affrontato lo stesso percorso. Si chiude così un mese che mi ha insegnato tanto e mi ha fatto riflettere come mai in precedenza» conclude Pako.
Il conduttore molfettese Pako Carlucci, impegnato nelle riprese di un programma televisivo, ha chiuso solo due giorni fa il suo periodo di isolamento durato un mese: «Dopo trenta giorni difficili, ieri mi sono finalmente sentito libero dopo aver saputo l'esito negativo del tampone. Tutto era iniziato con un semplice colpo di tosse che per fortuna ho subito preso con le pinze, relegandomi nella mia stanza e sospendendo ogni possibile contatto, sia sul lavoro che in famiglia. Quando ho scoperto di essere stato contagiato ho avvertito uno stato di angoscia, soprattutto per il timore di poter infettare i miei genitori, con cui vivo».
«Ciò che rende temibile questo virus - prosegue - è soprattutto la sua totale imprevedibilità. A differenza di una normale febbre, in questo caso non sai mai da un giorno all'altro come si evolve la situazione e per questo sei in costante apprensione nel pensare al possibile decorso dell'infezione. Io ho avuto febbre per una decina di giorni, oltre a spossatezza e dolori muscolari che in piccola parte sento tutt'ora, come è normale che sia. Ti ritrovi da un momento all'altro a essere prigioniero di una condizione che fatichi a capire fin quando non ci sei dentro».
«Non ho mai sottovalutato l'epidemia - aggiunge Pako - e sono sempre stato attento al rispetto di tutte le regole di prevenzione, infatti non ho ancora compreso come abbia fatto a contrarre il virus. Questa è la dimostrazione che non bisogna mai abbassare la guardia perché persino essendo cauti non si è immuni da questo nemico, che non guarda in faccia nessuno e può colpirci tutti allo stesso modo, senza alcuna distinzione».
Poi, finalmente, la gioia del tampone negativo: «Quando ho saputo di essermi negativizzato ho assaporato quel senso di libertà di cui è vero che comprendi realmente il valore quando ti viene tolta. Ho sempre viaggiato per il mondo per lavoro e passare un mese chiuso in una stanza mi ha fatto riflettere molto. Per questo, appena ho avuto la possibilità, sono andato sul mare a respirare quell'aria che da tanto stavo desiderando».
«Mi spiace che spesso si associ il contagio a un'idea di colpa, come se chi viene infettato sia stato leggero nel proprio comportamento. Proprio perché non condivido questa "caccia alle streghe" ho voluto esternare sui social la mia gioia per aver superato questa parentesi particolare della mia vita, ricevendo poi messaggi da quanti non sapevano della mia positività o da chi, magari, ha affrontato lo stesso percorso. Si chiude così un mese che mi ha insegnato tanto e mi ha fatto riflettere come mai in precedenza» conclude Pako.