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Politica

Natalicchio, i primi 100 giorni dell’amministrazione Minervini

L’ex sindaco fa un excursus su quanto “fatto” e sui prossimi provvedimenti del consiglio comunale

E' Sinistra Italiana a fare le pulci ai primi 100 giorni di amministrazione Minervini, e lo fa in piazza, a Corso Umberto, attraverso il suo consigliere comunale, Paola Natalicchio.

L'ex sindaco è un fiume in piena, non fa sconti a nessuno, parte subito con il ritenere la creazione della pista ciclabile sulla Molfetta- Giovinazzo pericolosa per la viabilità di quella strada. Fermo restando l'essere d'accordo con la realizzazione di piste ciclabili in città, che erano già state previste dalla sua amministrazione.

Prosegue ancora con gli oltre 120 mila euro spesi per la pulizia straordinaria, che ritiene «in realtà essere ordinaria», per questo domanda al sindaco se questo inciderà sulla tassa rifiuti e da quale capitolo del bilancio questo finanziamento è stato preso. Difende a spada tratta «la scelta coraggiosa», come la definisce Natalicchio, della sua amministrazione del porta a porta. E' per l'ex sindaco «grazie a quella scelta che oggi Molfetta ha raggiunto il 70% della raccolta differenziata». E aggiunge: «se non siamo ancora a regime è colpa di una amministrazione che non sta vigilando sul porta a porta, del corpo di Polizia municipale che non è ben gestito, che è tornato un nucleo indipendente».

Torna a parlare della discussa ordinanza della Muraglia, per il consigliere di Sinistra Italiana «è stato privatizzato un bene comune».

Molte sono le domande che pone al sindaco, nel suo lungo intervento, il consigliere Natalicchio, chiede di far conoscere quali sono i progetti che Minervini intende mettere in campo per il centro storico. Ed ancora chiede lumi sulla mancanza di un'"Estate molfettese", della mancata apertura del Pulo, nonostante fossero già stati presi dalla sua amministrazione degli accordi con De Caro, della gestione del museo del Pulo, della possibilità di continuare l'esperienza dell'orchestra giovanile molfettese, aumento del contributo alle guardie campestri. Dichiara: «non si può gioire del disordine amministrativo di questo momento».

Per quello che concerne il senso unico su corso Dante, l'ex sindaco, spiega che «a quella scelta si doveva arrivare dopo una modifica della mobilità urbana, era legata a un ragionamento di revisione dell'intera mobilità del centro e delle periferie».

Poi Paola Natalicchio apre il capitolo delle incompatibilità, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa e ritenendo che «vi è stata una violazione, in particolare per un assessore, delle regole democratiche, dello Statuto comunale, dello Statuto dell'Mtm». E continua, cambiando tema: «domani (ndr oggi) in consiglio comunale si consuma un'altra vergogna: il regolamento edilizio, che verrà portato in aula senza discussione. Il regolamento edilizio è una sorta di libro mastro di come costruire bene, in sicurezza ed in modo sostenibile. Tale regolamento non è stato discusso con nessuno, nemmeno con agenda 21, tranne che con due soggetti l'Ordine degli architetti e quello degli ingegneri, quindi non con la città, con i comitati di quartiere, fermo restando che gli ordini dovevano essere convocati».

Inoltre, ricorda che oggi in consiglio comunale si discuteranno anche le sorti delle partecipate che a detta del consigliere Natalicchio ritorneranno ai consigli di amministrazione larghi, seppure la normativa indirizza verso l'amministratore unico, adottato dal Commissario straordinario.

Paola Natalicchio chiude il suo intervento focalizzando la sua attenzione sulla delibera di giunta del 12 ottobre che prevede il bando di progetti per 5 milioni di euro per la rigenerazione urbana, «sono tutti progetti nostri come Piazza Principe di Napoli o sulla mobilità sostenibile, ma nessuno dice niente. Non stanno facendo nulla di loro e di strategico, se non errori pesanti in solitudine e affari».

Poi una panoramica sulla sicurezza e sulla legalità, sulla mensa scolastica, sul trasporto dei disabili, sul porto che continua, per l'ex sindaco, «ad essere una macchina mangiasoldi perché occorrono 12 mila euro per la messa in sicurezza dei cassoni che sono pericolosi per la navigazione in porto dei pescherecci».

Conclude con una puntualizzazione sui cantieri di servizio «non sono un lavoro, ma una forma di inserimento sociale attivo, pertanto non sono tenuti a controlli di sicurezza come se fossero lavoratori».
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