
Cronaca
Le carte sul sindaco Minervini. Intanto la Finanza torna a lama Scotella
La gip, nell'ordinanza, ha evidenziato la «spiccata inclinazione» del sindaco «alla consumazione di delitti contro la pubblica amministrazione»
Molfetta - mercoledì 11 giugno 2025
20.04
«Minervini e Satalino non si facevano scrupolo di falsamente rendicontare al Ministero dell'Interno l'utilizzo di somme, attestando falsamente l'avvenuta regolare conclusione dei lavori, con il buon esito, della opera pubblica finanziata dallo Stato, quando in realtà al posto dell'opera vi erano ancora le erbacce e il cemento».
Sono parole dure quelle usate dalla giudice per le indagini del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, per giustificare gli arresti domiciliari a cui è confinato da venerdì il sindaco di Molfetta. E i toni dell'ordinanza restano duri quando si parla della «spiccata inclinazione del Minervini alla consumazione di delitti contro la pubblica amministrazione grazie pure ad una fitta rete di vari rapporti clientelari che gli consentirebbero, ove lasciato in libertà, di condizionare l'attività amministrativa».
Era al corrente dell'inchiesta sulle sue presunte condotte anche la dirigente comunale Lidia De Leonardis (anche lei posta agli arresti domiciliari) che si mostrava preoccupata della presenza di cimici, collegate agli uffici dei militari, nelle aule dove lavorava, timorosa di potere essere intercettata. Tanto da far predisporre una bonifica ambientale. La De Leonardis, come infatti emerge da un dialogo riferito dagli investigatori, mostrava di essere stizzita per il fatto di essere controllata.
De Leonardis parla anche usando il termine «cantare», lasciando «intendere chiaramente che la dirigente temeva che attraverso le attività captative, gli inquirenti venissero a conoscenza di circostanze di interesse investigativo». Gli inquirenti hanno fatto emergere «come il 18 agosto 2022 non solo la De Leonardis avesse certezza che l'apparecchio fosse stato installato dalla polizia giudiziaria durante una regolare indagine, ma di poter essere lei stessa coinvolta nella indagine».
L'ipotesi che la dirigente temesse le cimici per paura di scoperte inquietanti da parte dei pm viene corroborata dal sindaco Minervini. «Perchè lei mo la dirigente se ne vuole andare». Minervini poi sembra alludere a una certa pressione della Procura nei suoi confronti: «Qua in questa città vedi, ti arriva un avviso di garanzia senza sapere leggere e scrivere. Tutto ciò che succede a Molfetta, la colpa è del sindaco. E contrariamente ad altre città dove appoggiano sempre il sindaco».
Intanto stamattina i militari della Guardia di Finanza sono ritornati a Palazzo di Città, nella sede di lama Scotella. I finanzieri, infatti, hanno acquisito i documenti relativi alle gare d'appalto oggetto di indagini, mentre tra gli aspetti su cui si stanno concentrando ulteriori verifiche ci sono le assunzioni nelle società comunali.
Sono parole dure quelle usate dalla giudice per le indagini del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, per giustificare gli arresti domiciliari a cui è confinato da venerdì il sindaco di Molfetta. E i toni dell'ordinanza restano duri quando si parla della «spiccata inclinazione del Minervini alla consumazione di delitti contro la pubblica amministrazione grazie pure ad una fitta rete di vari rapporti clientelari che gli consentirebbero, ove lasciato in libertà, di condizionare l'attività amministrativa».
Era al corrente dell'inchiesta sulle sue presunte condotte anche la dirigente comunale Lidia De Leonardis (anche lei posta agli arresti domiciliari) che si mostrava preoccupata della presenza di cimici, collegate agli uffici dei militari, nelle aule dove lavorava, timorosa di potere essere intercettata. Tanto da far predisporre una bonifica ambientale. La De Leonardis, come infatti emerge da un dialogo riferito dagli investigatori, mostrava di essere stizzita per il fatto di essere controllata.
De Leonardis parla anche usando il termine «cantare», lasciando «intendere chiaramente che la dirigente temeva che attraverso le attività captative, gli inquirenti venissero a conoscenza di circostanze di interesse investigativo». Gli inquirenti hanno fatto emergere «come il 18 agosto 2022 non solo la De Leonardis avesse certezza che l'apparecchio fosse stato installato dalla polizia giudiziaria durante una regolare indagine, ma di poter essere lei stessa coinvolta nella indagine».
L'ipotesi che la dirigente temesse le cimici per paura di scoperte inquietanti da parte dei pm viene corroborata dal sindaco Minervini. «Perchè lei mo la dirigente se ne vuole andare». Minervini poi sembra alludere a una certa pressione della Procura nei suoi confronti: «Qua in questa città vedi, ti arriva un avviso di garanzia senza sapere leggere e scrivere. Tutto ciò che succede a Molfetta, la colpa è del sindaco. E contrariamente ad altre città dove appoggiano sempre il sindaco».
Intanto stamattina i militari della Guardia di Finanza sono ritornati a Palazzo di Città, nella sede di lama Scotella. I finanzieri, infatti, hanno acquisito i documenti relativi alle gare d'appalto oggetto di indagini, mentre tra gli aspetti su cui si stanno concentrando ulteriori verifiche ci sono le assunzioni nelle società comunali.