Laptop felice
Laptop felice

"Laptop felice", l'associazione di Molfetta che raccoglie mezzi tecnologici da donare

L'intervista alla portavoce del progetto

"Non tutto il male viene per nuocere" recita un vecchio proverbio. Trovare un risvolto positivo però quando il male di cui parliamo è la pandemia mondiale di Covid 19 che così duramente sta prostrando le nostre vite e le nostre abitudini, può essere qualcosa di oggettivamente complicato e finanche frustrante. Eppure mai come in questi giorni fioriscono le iniziative di solidarietà ed altruismo che, nell'incertezza della malattia e del distanziamento sociale, riscoprono un nuovo modo di aiutarsi e starsi accanto al di là della dimensione puramente fisica del contatto umano.

È pienamente ascrivibile in questo campo di iniziative la nascita dell'associazione "Laptop felice", nata a Molfetta ma che poi ha allargato il suo campo di azione anche a Bisceglie, Trani e Terlizzi. Scopo del gruppo di volontari è semplice: ridare nuova vita a laptop e altri strumenti informatici ancora perfettamente funzionanti, ma rimasti inutilizzati per l'acquisto di modelli più recenti. Una volta recuperati dalla loro giacenza nelle nostre abitazioni, essi possono essere destinati a famiglie che ne siano sprovviste e che per questo si sono visti escluse dall'implementazione sempre maggiore della didattica a distanza, resasi necessaria dopo la chiusura delle scuole e il conseguente lockdown.

Abbiamo incontrato Clara Roglan Macias, portavoce dell'associazione per la città di Molfetta ed ideatrice del progetto.
"Laptop felice", come è nata l'intuizione di questa associazione di volontariato?
L'idea è nata da un istinto del momento. Nella classe di mio figlio, quando è stata adottata la didattica a distanza a metà marzo, un suo compagno di scuola spesso risultava essere scollegato al momento delle lezioni. Questo perché il bambino seguiva le videoconferenze su Zoom tramite lo smartphone della mamma che, naturalmente, ogni tanto ne aveva bisogno costringendo il figlio di fatto ad essere assente per la diffusione dei contenuti scolastici. Ho chiesto quindi a mio marito se nella sua azienda ci potesse essere un laptop inutilizzato da poter eventualmente donare loro, così da consentire al bambino di restare al passo con i suoi compagni. Abbiamo recuperato un portatile in disuso ma funzionante, lo abbiamo messo a disposizione del bambino che, da quel momento, si è potuto collegare assieme ai suoi compagni di classe. Questo episodio mi ha fatto pensare a quante situazioni simili potessero esserci in altre classi e, riflettendo con altri amici genitori sui social, abbiamo pensato al modo di rendere un favore momentaneo un'azione più sistematica e più ad ampio raggio. Da questo, è nata l'associazione "Laptop Felice".

Chi collabora all'interno dell'associazione?
L'associazione all'inizio è nata a Molfetta, giungendo poi a diramarsi anche a Bisceglie, Trani e Terlizzi. In ogni città c'è un responsabile che centralizza le donazioni e le richieste di materiale informatico. Cerchiamo anche di far sì che in ogni cellula ci sia almeno un insegnante della scuola primaria che possa fornire i contatti necessari con il sistema scolastico. Oltre a questo, sono presenti anche degli avvocati che ci hanno aiutato ad approntare i moduli necessari per la donazione del materiale, naturalmente in ossequio alle normative sull'antiriciclaggio. Ovviamente ruolo centrale è quello degli informatici, chiamati a formattare i laptop e a renderli nuovamente utilizzabili: ci avvaliamo della collaborazione di singoli, ma anche dell'azienda molfettese Exprivia. In alcune situazioni, specie per la consegna e deposito del materiale, ci ha aiutato anche il Sermolfetta. La costante è sicuramente quella di un lavoro prestato a titolo gratuito, solo in senso altruista, da un gruppo di persone che, in buona parte, sono anche genitori e dunque percepiscono in modo più forte quanto possa essere discriminante per un bambino non essere in possesso di un laptop.

Come avviene il processo di "donazione" e come vengono individuati i destinatari di esse?
La donazione è nella quasi totalità dei casi mediata dalle scuole; sono i dirigenti scolastici a inoltrarci richiesta di materiale, raccogliendo quelle che sono le manifestazioni di disagio di alunni e famiglie. In tal modo, con questa modalità indiretta, possiamo essere sicuri che il bene arrivi nelle mani di chi ne ha davvero bisogno. Per effettuare una donazione, è necessario contattare l'associazione e portare il materiale in uno dei punti di raccolta adibiti allo scopo, enumerati nella pagina Facebook di "Laptop felice". Al momento, viene compilato un modulo in cui si accetta il trattamento dei dati personali, eventualmente ancora presenti dentro il laptop che vengono riconsegnati in una pen drive. Al termine della presa in carico da parte dell'informatico, si verifica se il laptop può essere o meno recuperato. Se ciò non può avvenire, il donatore sceglie se farselo restituire, oppure lasciarlo nella disponibilità dell'associazione che potrà utilizzarlo per pezzi di ricambio, o viceversa destinarlo allo smaltimento corretto tramite l'azienda Globeco. Vengono accettati in donazione, oltre che i tablet, le stampanti e i notebook, anche i computer fissi così da poterli destinare eventualmente ad associazioni culturali o che effettuano doposcuola. Naturalmente la donazione è subordinata ad una serie di caratteristiche che il supporto deve necessariamente avere, tra cui possedere un'anzianità non antecedente al 2008, essere compatibile con Windows 7 e avere almeno 2GB di RAM. Non vengono accettati dispositivi rotti e da riparare.

Cosa vi ha colpito maggiormente della catena di solidarietà che si è messa in moto con la vostra idea?
Prima di tutto, quello che ci ha colpito di più è stata la portata di quest'iniziativa, nata piccola, ma diventata in pochissimo tempo molto più grande. Quello che era il semplice spunto di conversazione tra genitori, è diventato un qualcosa di concreto e tangibile che potesse aiutare tantissime persone. Ci hanno colpito le storie di chi ci ha scritto chiedendoci aiuto, magari raccontandoci di dover fare molta strada a piedi per stampare schede didattiche per i propri figli quando in casa mancava appunto una stampante. Ed ovviamente, quando sono arrivate le prime consegne, l'emozione di quei momenti è stata palpabile. Ad oggi, sono andate a termine già cinque donazioni, mentre altre quattro sono in consegna. I numeri in realtà sono abbastanza sterili nel raccontare quest'esperienza, sebbene siano già importanti per un'iniziativa così recente. Era importante creare una rete di solidarietà e ci stiamo riuscendo.
La vostra associazione è naturalmente figlia dell'implementazione maggiore della didattica a distanza imposta dal lockdown e dei conseguenti disagi delle famiglie.

Quale pensate possa essere il vostro margine di iniziativa una volta che la scuola sarà terminata o si tornerà alle modalità ordinarie di insegnamento?
Il possesso di un laptop non è qualcosa della cui importanza si possa prendere coscienza solamente adesso, con la didattica a distanza. Anche la didattica ordinaria non può prescindere dal possesso di un pc ed appoggiarsi interamente su uno smartphone: spesso l'accesso allo stesso è limitato non solo dalle ristrettezze economiche, ma anche da altri fattori, pensiamo ad una famiglia che ha più di un figlio o in cui anche i genitori utilizzano sistematicamente il computer. Il bisogno di questi mezzi è esponenzialmente aumentato e, con la nostra associazione, andiamo anche a smaltire l'eccesso di questi dispositivi spesso ammassati nelle nostre abitazioni. Perciò, ovviamente non si esaurisce nulla di questa spinta all'arrivo dell'estate, senza contare che, alla luce delle ultime anticipazioni su quelle che saranno le classi a settembre, difficilmente si riuscirà a ritornare al mondo della scuola pre Covid con conseguente utilizzo ulteriore della didattica a distanza. Le idee per il futuro non ci mancano, pensiamo a donazioni che possano anche essere destinate alle sezioni scolastiche di ospedali pediatrici o che possano sorreggere la didattica anche in situazioni di assenza prolungata da scuola per malattia o per altri motivi. La certezza è sicuramente una sola, e cioè che il mancato possesso di un laptop deve essere sempre meno un motivo di discriminazione tra gli alunni e un ostacolo all'apprendimento.
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