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Vita di città
L’immobilismo del porto penalizza la città
L’opera deve ripartire
Molfetta - sabato 31 ottobre 2015
08.50
Il porto non ha colore, non è né di destra, né di sinistra, ma della città. Questa la voce unanime che si è levata nell'Auditorium Regina Pacis di Molfetta, da imprenditori, politici e tanti cittadini, gli stessi che hanno apposto in cinquemila la firma affinchè l'opera ripartisse.
In rappresentanza dell'associazione "Opera da condurre in porto" c'era al tavolo dei relatori Vincenzo Tatulli, da sempre promotore di questa battaglia, affiancato da Vito Totorizzo ed Enzo Poli, imprenditori che avevano puntato sul porto di Molfetta per incrementare i loro traffici commerciali. La classe imprenditrice ha denunciato durante la serata l'assenteismo e l'immobilismo dell'attuale amministrazione. "In un momento in cui si assiste ad un rilancio della portualità, Molfetta è in stallo con un porto bloccato". Questa la loto tesi.
Dopo l'incontro tenutosi lo scorso dicembre fra amministrazione ed imprenditori, i lavori sarebbero dovuti ripartire a febbraio, data questa disattesa. La situazione sta nettamente peggiorando a causa delle forti mareggiate che stanno compromettendo la sicurezza della diga. Sono mesi che il porto è stato dissequestrato, ma non si è fatto nulla, a detta degli imprenditori, che ribadiscono ritardi ed inoperosità. Il porto rappresenta la storia di Molfetta, non si può parlare di Molfetta senza associarvi il porto, dove si sono formati vogatori, marinai, gente di mare, carpentieri, ufficiali e pescatori. Il suo immobilismo ha portato danni non solo agli imprenditori, ma a tutta la città perchè sono girati meno capitali, è venuta meno la forza lavoro. Il porto da sempre ha dato lavoro a famiglie molfettesi, rappresentava il fiore all'occhiello, lo invidiavano tutte le città per il ruolo che rivestiva.
Il porto, opera da condurre in porto, non deve essere uno slogan, ma una realtà. Il porto molfettese ha delle peculiarità particolari per cui, da esperti del settore, era definito uno dei migliori. Per il collegamento a strade ed autostrade, alla rete ferroviaria, per il fatto che era al centro di una vasta area industriale fra due città, insomma svolgeva un ruolo strategico importante. Solo il faro di Molfetta illumina un orizzonte che però gli imprenditori ora vedono nero, viste le prospettive. Un porto moderno crea occupazione, rilancia l'economia e fà girare il commercio. Totorizzo ha infatti affermato che ha dovuto dirottare su Bari le sue merci, che invece sarebbero potute partire ed arrivare a Molfetta.
"Tutte le città ambiscono ad avere un porto e noi lo stiamo perdendo", la sua affermazione. Al coro di "darsi da fare" in tempi strettissimi si è unito anche Enzo Poli, che pur essendo toscano, porta un cognome molfettese, città a cui è molto legato e su cui aveva investito. Ha parlato di quanto gli imprenditori avessero investito e rischiato di tasca loro. "Un porto bloccato fà perdere posizioni e ci porta indietro" ha detto. Il buon senso, quello che si dovrebbe mettere in certe situazioni, non ha colore politico. Più politico è stato invece il discorso di Vincenzo Tatulli che ha ripercorso l'iter procedurale, le varie tappe importanti della vicenda. Il porto porta economia, lavoro e questo è fondamentale per una città. il promotore dell' associazione ha affermato di aver sposato la causa dello sviluppo economico della città e che non è interessato a fare carriera politica. "Anche il fatto che il porto di Molfetta sia passato sotto la giurisdizione dell'Autorità del Levante - ha affermato - rappresenta una perdita di autonomia per la città".
L'appello è corale. Bisogna portare "il porto in porto", non è più tempo di tergiversare e trovare scuse.
In rappresentanza dell'associazione "Opera da condurre in porto" c'era al tavolo dei relatori Vincenzo Tatulli, da sempre promotore di questa battaglia, affiancato da Vito Totorizzo ed Enzo Poli, imprenditori che avevano puntato sul porto di Molfetta per incrementare i loro traffici commerciali. La classe imprenditrice ha denunciato durante la serata l'assenteismo e l'immobilismo dell'attuale amministrazione. "In un momento in cui si assiste ad un rilancio della portualità, Molfetta è in stallo con un porto bloccato". Questa la loto tesi.
Dopo l'incontro tenutosi lo scorso dicembre fra amministrazione ed imprenditori, i lavori sarebbero dovuti ripartire a febbraio, data questa disattesa. La situazione sta nettamente peggiorando a causa delle forti mareggiate che stanno compromettendo la sicurezza della diga. Sono mesi che il porto è stato dissequestrato, ma non si è fatto nulla, a detta degli imprenditori, che ribadiscono ritardi ed inoperosità. Il porto rappresenta la storia di Molfetta, non si può parlare di Molfetta senza associarvi il porto, dove si sono formati vogatori, marinai, gente di mare, carpentieri, ufficiali e pescatori. Il suo immobilismo ha portato danni non solo agli imprenditori, ma a tutta la città perchè sono girati meno capitali, è venuta meno la forza lavoro. Il porto da sempre ha dato lavoro a famiglie molfettesi, rappresentava il fiore all'occhiello, lo invidiavano tutte le città per il ruolo che rivestiva.
Il porto, opera da condurre in porto, non deve essere uno slogan, ma una realtà. Il porto molfettese ha delle peculiarità particolari per cui, da esperti del settore, era definito uno dei migliori. Per il collegamento a strade ed autostrade, alla rete ferroviaria, per il fatto che era al centro di una vasta area industriale fra due città, insomma svolgeva un ruolo strategico importante. Solo il faro di Molfetta illumina un orizzonte che però gli imprenditori ora vedono nero, viste le prospettive. Un porto moderno crea occupazione, rilancia l'economia e fà girare il commercio. Totorizzo ha infatti affermato che ha dovuto dirottare su Bari le sue merci, che invece sarebbero potute partire ed arrivare a Molfetta.
"Tutte le città ambiscono ad avere un porto e noi lo stiamo perdendo", la sua affermazione. Al coro di "darsi da fare" in tempi strettissimi si è unito anche Enzo Poli, che pur essendo toscano, porta un cognome molfettese, città a cui è molto legato e su cui aveva investito. Ha parlato di quanto gli imprenditori avessero investito e rischiato di tasca loro. "Un porto bloccato fà perdere posizioni e ci porta indietro" ha detto. Il buon senso, quello che si dovrebbe mettere in certe situazioni, non ha colore politico. Più politico è stato invece il discorso di Vincenzo Tatulli che ha ripercorso l'iter procedurale, le varie tappe importanti della vicenda. Il porto porta economia, lavoro e questo è fondamentale per una città. il promotore dell' associazione ha affermato di aver sposato la causa dello sviluppo economico della città e che non è interessato a fare carriera politica. "Anche il fatto che il porto di Molfetta sia passato sotto la giurisdizione dell'Autorità del Levante - ha affermato - rappresenta una perdita di autonomia per la città".
L'appello è corale. Bisogna portare "il porto in porto", non è più tempo di tergiversare e trovare scuse.