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Cronaca

Impianto di compostaggio comunale, al lavoro per la determinazione del rischio ambientale

La travagliata storia dell'impianto di "Torre di pettine", chiuso dal 2003

"Una storia all'italiana" quella dell'impianto di compostaggio comunale, sito in "Contrada di pettine" e inattivo dal 2003.
Una storia fatta di tanta burocrazia, procedimenti giudiziari e il rischio, più che concreto, di un forte inquinamento tanto da essere adesso necessario l'affidamento dell'incarico di redazione dell'analisi di rischio ambientale e sanitario, per "la definizione dell'area quale sito contaminato ovvero sito non contaminato", come si legge nella determinazione dirigenziale 1247, apparsa sull'albo pretorio.

La storia parte il 30 ottobre 2003, giorno da cui l'impianto di compostaggio è inattivo a causa di procedimenti giudiziari ed arbitrali conclusi nell'agosto del 2010 con il ritorno dell'impianto nella disponibilità del Comune di Molfetta. Nel 2011, è lo stesso Comune a dotarsi di un progetto definitivo delle opere e forniture necessarie all'integrazione, adeguamento e rimessa in esercizio della struttura all'interno della quale è presente una rilevante quantità di materiali compostati. L'anno seguente il progetto è accolto positivamente dalla Provincia di Bari che, tuttavia, sottopone l'avvio dei lavori a due condizioni: prima di tutto effettuare la caratterizzazione, anche quantitativa, del materiale giacente sul sito e in secondo luogo effettuare la completa caratterizzazione delle matrici ambientali. Così si avvia una prima fase di indagini e analisi da cui emerge "il superamento della Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC) nel suolo agrario per tre metalli (arsenico, selenio ed antimonio)": il Comune avvisa subito la Provincia che indice una conferenza di servizio e avvia, presso la Regione Puglia, una ulteriore procedura per valutare l'eventuale contaminazione del sito predisponendo il "Piano di Caratterizzazione Ambientale". Si arriva così all'estate del 2015 quando, tra giugno e luglio, vengono resi noti i risultati delle ultime analisi che rendono necessari l'affidamento dell'incarico di redazione di una "Analisi di Rischio Sanitario Ambientale Sito–Specifica" che consentirà di conoscere gli eventuali obiettivi di messa in sicurezza e di bonifica.

Dunque una faccenda lunga e complessa che potrebbe in queste ore vivere il suo lieto fine, se le analisi diranno che l'area non è inquinata e dunque dare una spinta alla macchina amministrativa per consentire all'impianto di tornare operativo oppure segnare una pagina nerissima di cattiva amministrazione, consegnando al futuro della città una zona naturalisticamente morta e finita e un servizio praticamente inesistente. Intanto sono stati perfezionati anche tutti i passaggi per i lavori che consentiranno di rimuovere, trasportare e smaltire i materiali compostati presenti dentro l'impianto.
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