La liberazione di una tartaruga
La liberazione di una tartaruga

Il centro di Molfetta protagonista al summit internazionale sulle tartarughe

Da ieri sino al 22 ottobre. L'obiettivo è salvaguardare una delle specie marine su cui l’attenzione è molto alta

Il centro di recupero tartarughe di Molfetta, col dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari e l'Università di Pisa partecipano alla conferenza internazionale sulle tartarughe, in programma a Tetouan, in Marocco, da ieri sino al 22 ottobre. L'obiettivo è salvaguardare una delle specie marine su cui l'attenzione è molto alta.

Il centro di Molfetta, seguito dal suo responsabile Pasquale Salvemini, è al centro di importanti ricerche su specie come la caretta caretta. Tra queste ricerche c'è n'è una denominata Molsat seguita da Gaia Dell'Uomo, dell'Università di Pisa. Al centro c'è la valutazione del tasso di sopravvivenza delle tartarughe in seguito al rilascio in mare dei pescatori: è stato previsto l'imbarco sui pescherecci, con l'applicazione di satellitari Gps sul carapace degli animali finiti nelle reti da pesca.

Con questi metodi v'è la possibilità di seguire nel tempo le tartarughe sopravvissute e conoscere le aree predilette e le rotte migratorie. Nel corso del simposio in programma in Marocco, si discuterà proprio di questa ricerca in cui Molfetta e il suo centro, in questi mesi, è stata parte attiva nell'intera ricerca. Diverse le rotte tracciate grazie ai satelliti predisposti sulle tartarughe divenute oggetto di studio. Non solo Molfetta e Bisceglie, anche Croazia, Grecia, Cipro, Turchia e Israele.

Il tracciamento con Gps risulta fondamentale per comprendere l'efficacia del lavoro svolto durante le settimane successive al recupero delle stesse tartarughe, la cura nei centri come quello di Molfetta e il ritorno in libertà. Sarà presentato in Marocco un altro progetto curato da Alice Scuratti dell'Università di Pisa. Ha preso il nome di Life Medturtles, con l'intento di migliorare lo stato di conservazione delle popolazioni di due specie di tartarughe: caretta caretta e la chelonia mydas.

Sarà oggetto di dibattito dal 18 al 22 ottobre a Tetouan anche la questione riguardante l'embolia gassosa, a cui il centro di Molfetta e il dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università di Bari ha lavorato in questi anni. Si tratta di una c'è anche patologia simile a quella riscontrata nei sub, che si presenta nei carapaci. Il centro di Molfetta è l'unico al mondo, insieme al dipartimento di Bari con il professore Antonio Di Bello, e all'istituto oceanografico di Valencia ad occuparsene.

Lo studio si basa sull'analisi delle feci delle tartarughe recuperate e dei contenuti gastrici delle tartarughe decedute. È emerso che la caretta caretta si nutre di un ampio spettro di specie che vanno dalle alghe ai molluschi. Lo studio ha fatto emergere come l'impatto di rifiuti di origine antropica incida molto sulle tartarughe.
  • Pasquale Salvemini
  • Centro recupero tartarughe marine Molfetta
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