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Ignazio de Iudicibus saluta dopo 21 anni la sua postazione 118 di Molfetta
Il suo racconto di questo importante capitolo della sua vita professionale
Molfetta - mercoledì 28 maggio 2025
10.23
«Oggi si chiude un capitolo importantissimo della mia vita», scrive Ignazio, con profonda emozione. È un giorno che segna la fine di un'epoca per lui e per tutti coloro che hanno condiviso il suo percorso nel mondo dell'emergenza sanitaria. «Ho inaugurato la nascita del servizio 118 in Puglia», racconta. «Prima con le cooperative, poi con le associazioni di volontariato, con personale medico e non. Ho vissuto la nascita della Sanità Service e il passaggio di tutto il personale soccorritore e autista».
Nel corso degli anni, Ignazio ha visto cambiare strutture, procedure e volti, ma ha saputo trasformare ogni novità in un'opportunità per crescere. «Abbiamo migliorato il modo di lavorare, costruito una squadra che si è trasformata in una famiglia», prosegue. «Ho gestito gruppi di lavoro, formato i nuovi arrivati, insegnando loro come affrontare le emergenze».
Per Ignazio, il concetto di squadra è sempre stato sacro. «Non ho mai fatto distinzioni di ruoli: per me eravamo tutti parte di un'unica squadra, autisti e soccorritori, tutti uniti da un solo obiettivo». Dopo oltre due decenni di servizio, Ignazio prende atto di un cambiamento inevitabile. «Il tempo ha deciso per me… Devo accettare l'età anagrafica, che però non rispecchia quella professionale né quella mentale. Ho ancora tanta voglia di fare e di dare».
Una cosa è certa: non si tratta di un addio al mondo dell'emergenza. «Non ho voluto abbandonare l'ambulanza, il 118, l'urgenza. Non potevo rinchiudermi in un ambulatorio con una penna in mano». Lasciano il segno anche le sue parole rivolte a colleghi e amici: «Lascio una postazione che mi ha dato tanto e a cui ho dato tutto, anche durante il periodo terribile del Covid. Lascio l'ospedale, i colleghi del pronto soccorso e i medici del 118 che mi hanno sempre rispettato, anche nei momenti più difficili».
E con un nodo in gola, Ignazio conclude: «Con una lacrima e con un magone vi dico "arrivederci". Ma resto nei paraggi, sempre presente, anche sui social, con altre divise ma con la stessa passione: emergenza, formazione ed eventi in giro per l'Italia». Il suo ultimo pensiero va a chi resta, a chi continua questo lavoro straordinario ogni giorno: «Continuate a credere nel vostro lavoro. Fate sempre del vostro meglio per i pazienti che ci chiedono aiuto. Non lasciate che la routine vi spenga. Chi salva una vita, salva il mondo intero».
Nel corso degli anni, Ignazio ha visto cambiare strutture, procedure e volti, ma ha saputo trasformare ogni novità in un'opportunità per crescere. «Abbiamo migliorato il modo di lavorare, costruito una squadra che si è trasformata in una famiglia», prosegue. «Ho gestito gruppi di lavoro, formato i nuovi arrivati, insegnando loro come affrontare le emergenze».
Per Ignazio, il concetto di squadra è sempre stato sacro. «Non ho mai fatto distinzioni di ruoli: per me eravamo tutti parte di un'unica squadra, autisti e soccorritori, tutti uniti da un solo obiettivo». Dopo oltre due decenni di servizio, Ignazio prende atto di un cambiamento inevitabile. «Il tempo ha deciso per me… Devo accettare l'età anagrafica, che però non rispecchia quella professionale né quella mentale. Ho ancora tanta voglia di fare e di dare».
Una cosa è certa: non si tratta di un addio al mondo dell'emergenza. «Non ho voluto abbandonare l'ambulanza, il 118, l'urgenza. Non potevo rinchiudermi in un ambulatorio con una penna in mano». Lasciano il segno anche le sue parole rivolte a colleghi e amici: «Lascio una postazione che mi ha dato tanto e a cui ho dato tutto, anche durante il periodo terribile del Covid. Lascio l'ospedale, i colleghi del pronto soccorso e i medici del 118 che mi hanno sempre rispettato, anche nei momenti più difficili».
E con un nodo in gola, Ignazio conclude: «Con una lacrima e con un magone vi dico "arrivederci". Ma resto nei paraggi, sempre presente, anche sui social, con altre divise ma con la stessa passione: emergenza, formazione ed eventi in giro per l'Italia». Il suo ultimo pensiero va a chi resta, a chi continua questo lavoro straordinario ogni giorno: «Continuate a credere nel vostro lavoro. Fate sempre del vostro meglio per i pazienti che ci chiedono aiuto. Non lasciate che la routine vi spenga. Chi salva una vita, salva il mondo intero».