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Ferrero: Rifondazione di Molfetta deciderà da sola con chi schierarsi

Intervista esclusiva al segretario nazionale di Rifondazione Comunista

In occasione dell'assemblea pubblica organizzata dal circolo di Molfetta di Rifondazione Comunista "Palestina libera", è stato ospite della nostra città l'ex ministro del governo Prodi, nonché segretario nazionale del partito, Paolo Ferrero che ci ha rilasciato in esclusiva un'intervista che spazia dalla situazione nazionale a quella locale.


Segretario, partiamo dal livello nazionale. Qual è il futuro di Rifondazione Comunista?
Il futuro è quello di tenere in piedi e rilanciare in Italia una presenza comunista perché è evidente che la crisi che stiamo vivendo testimonia come il capitalismo non è la soluzione. Siamo in una situazione in cui non c'è mai stata così tanta ricchezza ma non c'è mai stata anche così tanta povertà, così tanto razzismo e così tante guerre. Il futuro di Rifondazione è quello di riproporre il comunismo come soluzione per il bene comune. Poi nell'immediato la nostra funzione è quello di creare una sinistra antiliberista contro l'austerità che riunisca i seguaci di papà Francesco ai comunisti.

Quindi anche con un nuovo soggetto politico?
Si, certo. Un soggetto in cui una testa è un voto e ci siano facce nuove e che metta insieme un'alternativa al PD e ai 5 stelle, che sia plurale e che non sia un partito, perché l'ennesimo non servirebbe a niente, ma un ambiente in cui tutti coloro che non sono d'accordo alla distruzione dello stato sociale possano ritrovarsi partendo dal basso.

Tutto ciò partendo dal NO al referendum costituzionale.
Paradossalmente nel NO ci sono molte delle forze che io credo vadano aggregate come l'ANPI, la CGIL, i sindacati di base ed i tanti comitati che stanno lavorando per il no. Lì c'è la sinistra del Paese che non si riconosce più nel PD. Bisogna trovare la forma politica che permetta di aggregare tutte queste forze.

Come lei sicuramente saprà a Molfetta si vota la prossima primavera. Potrebbe essere Molfetta un laboratorio per tale idea?
Penso di sì, ma decideranno i compagni e le compagne di Molfetta anche perché noi stiamo usando questa forma in tutta Italia. Ci sono centinaia di liste di sinistra nella penisola meno conosciute di quelle di De Magistris ad esempio. Ecco noi dobbiamo ripartire da quelle liste.

Come vede l'esperienza della sezione di Rifondazione di Molfetta che forse è una delle ultime che si difende ancora in tutta Italia?
Non sono d'accordo sul fatto che lei dica che è una delle ultime. Rifondazione non sta in televisione ma ha mille circoli in tutto il Paese con 150 feste autorganizzate dai militanti, a differenza di quelle del PD. Noi siamo indubbiamente un piccolo partito ma quel piccolo partito funziona come lo dimostrano le sottoscrizioni del 2 per 1000 che ci colloca al quinto posto, a pari merito con Forza Italia. Il problema è che ci sono dei giganti però dai piedi d'argilla: Renzi ha tanto consenso perché è in TV a colazione, pranzo e cena. Noi ci siamo invece una volta ogni tanto ma siamo sempre sui territori, come dimostra la sezione di Molfetta che è un'ottima sezione che fa il lavoro che fanno però tante altre.

La sinistra molfettese è purtroppo orfana di un grande personaggio della sinistra molfettese prematuramente scomparso. Potrebbe fuoriuscire proprio da Rifondazione una personalità che aggreghi tutti?
A noi non interessano i grandi centri, perché quelle situazioni fanno parte del problema non della soluzione. Credo che qui a Molfetta ci sono vari compagni conosciuti e stimati che hanno segnato negli anni una coerenza nella battaglia politica e possono dunque essere un riferimento così come ci sono persone non iscritte ma ugualmente coerenti. Il nostro punto di forza deve essere la fiducia che abbiamo dalle persone che ci conoscono, poiché chi effettua battaglie da vent'anni e non si è arricchito è degno di fiducia. Noi non abbiamo potere ma abbiamo un'importante risorsa che è la credibilità dei nostri militanti.

Dopo la campagna referendaria quale sarà la nuova battaglia di Rifondazione?
Noi abbiamo una grande campagna in campo che è quella de "I soldi ci sono", perché la gente in televisione sente solo che non ci sono soldi. Noi invece pensiamo che i soldi ci sono, così come dimostrano le liste degli evasori. Le banche inoltre sono finanziate dalla BCE con decine di miliardi al mese. I soldi ci sono e bisogna prenderli dalle tasche di chi ne ha troppi per far funzionare sanità, lavoro e via dicendo.

Domanda scontata per lei, ma comunque doverosa: perché secondo lei, e Rifondazione, bisogna votare NO al referendum?
Il problema fondamentale è che questa riforma prevede un aumento dei poteri dell'esecutivo e del presidente del consiglio nei confronti del Parlamento e del popolo italiano. La domanda è: è questo che serve all'Italia? Io credo di no. Io credo che tutte le fregature che abbiamo avuto questi anni, dalla legge Fornero in avanti, sono state fatte da esecutivi che in nome dell'emergenza in 15 giorni sbaraccavano tutto e la gente se ne accorgeva tardi. Serve invece più partecipazione dal basso, non di meno. Questo è il motivo fondamentale per cui bisogna di dire NO.
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