Emergenza Covid, il dott. Drago: «Tracciamento saltato a Molfetta»
Le parole del dirigente del servizio Igiene e Sanità pubblica della Asl di Bari
Molfetta - sabato 21 novembre 2020
Nella giornata di ieri si è tenuta nella sede comunale di Lama Scotella una importante conferenza stampa per fare il punto sull'emergenza Covid a Molfetta: a chiarire la situazione dal punto di vista sanitario è stato il dott. Pasquale Drago, dirigente del servizio Igiene e Sanità pubblica della Asl di Bari.
"Non credo sia corretto parlare di fase 2 della pandemia - ha esordito Drago - perché quella attuale andrebbe definita come fase 3. Dopo aver superato brillantemente la fase 1, c'è stata la fase 2, con i ragazzi riottosi ad accettare l'isolamento legato soprattutto a vacanze in alcuni Paesi esteri. Si andava comunque verso il totale spegnimento dei focolai. Poi si è innescata una fase successiva, partita con la riapertura delle scuole.
"La difficoltà di oggi è che non ci sono più le restrizioni della fase 1, ma non c'è neanche più l'attenzione della gente. C'era più paura, del virus si sapeva poco, c'era una situazione di marasma mentale - continua Pasquale Drago - Oggi non è più così, e questo ha determinato una ripresa della diffusione del virus, secondo me maggiore che nella fase 1. Le possibilità di contagio sono più varie e difficili da riconoscere. Ci sono molte situazioni con la difficoltà di identificare il caso indice. Spesso si è positivi e non si capisce nemmeno come sia successo".
In seguito è stato un resoconto sul delicato tema dei tracciamenti: "Il sistema di tracciamento è saltato. Dovevamo scovare subito eventuali nuovi casi, anche di importazione, per bloccare la nascita di focolai. Un sistema che aveva la sua logica. In una situazione come questa, però, quel sistema non poteva che soffrire. Abbiamo dovuto assegnare una priorità ad alcuni casi, come la scuola e le RSA. È chiaro che ci sono ritardi nell'emissione dei provvedimenti, visto che il personale è da mesi sotto pressione. Stiamo cercando, quanto più possibile, di tamponare", chiude il dott. Drago.
In chiusura, un commento sul modus operandi per il futuro prossimo: "Dovremmo superare il contact tracing tradizionale perché a un certo punto non è più produttivo. Non dobbiamo rincorrere il virus, ma anticiparlo è prevenirlo con attività di screening periodico. Come risolvere il problema? Solo con il vaccino. Per quanto riguarda la rete dei laboratori, ci sono quelli accreditati, gli unici che possono eseguire il test molecolare. Il test rapido può essere utile: fatto bene con esito negativo può dare rassicurazioni. Se positivo, serve il test molecolare per un migliore approfondimento".
"Non credo sia corretto parlare di fase 2 della pandemia - ha esordito Drago - perché quella attuale andrebbe definita come fase 3. Dopo aver superato brillantemente la fase 1, c'è stata la fase 2, con i ragazzi riottosi ad accettare l'isolamento legato soprattutto a vacanze in alcuni Paesi esteri. Si andava comunque verso il totale spegnimento dei focolai. Poi si è innescata una fase successiva, partita con la riapertura delle scuole.
"La difficoltà di oggi è che non ci sono più le restrizioni della fase 1, ma non c'è neanche più l'attenzione della gente. C'era più paura, del virus si sapeva poco, c'era una situazione di marasma mentale - continua Pasquale Drago - Oggi non è più così, e questo ha determinato una ripresa della diffusione del virus, secondo me maggiore che nella fase 1. Le possibilità di contagio sono più varie e difficili da riconoscere. Ci sono molte situazioni con la difficoltà di identificare il caso indice. Spesso si è positivi e non si capisce nemmeno come sia successo".
In seguito è stato un resoconto sul delicato tema dei tracciamenti: "Il sistema di tracciamento è saltato. Dovevamo scovare subito eventuali nuovi casi, anche di importazione, per bloccare la nascita di focolai. Un sistema che aveva la sua logica. In una situazione come questa, però, quel sistema non poteva che soffrire. Abbiamo dovuto assegnare una priorità ad alcuni casi, come la scuola e le RSA. È chiaro che ci sono ritardi nell'emissione dei provvedimenti, visto che il personale è da mesi sotto pressione. Stiamo cercando, quanto più possibile, di tamponare", chiude il dott. Drago.
In chiusura, un commento sul modus operandi per il futuro prossimo: "Dovremmo superare il contact tracing tradizionale perché a un certo punto non è più produttivo. Non dobbiamo rincorrere il virus, ma anticiparlo è prevenirlo con attività di screening periodico. Come risolvere il problema? Solo con il vaccino. Per quanto riguarda la rete dei laboratori, ci sono quelli accreditati, gli unici che possono eseguire il test molecolare. Il test rapido può essere utile: fatto bene con esito negativo può dare rassicurazioni. Se positivo, serve il test molecolare per un migliore approfondimento".