Capotorti Music Festival
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Cultura, Eventi e Spettacolo

Capotorti Music Festival, galà lirico a Molfetta per celebrare l’opera con arie e cori

Appuntamento domenica 29 giugno nella chiesa di San Pio X

Il raro ascolto di una sinfonia d'opera del pugliese Luigi Capotorti dentro un florilegio di famose arie e pagine corali tratte dal grande repertorio melodrammatico, da Verdi a Puccini, da Mozart a Donizetti, da Rossini a Bizet. È la proposta del Capotorti Music Festival intitolato al compositore di Molfetta, città nella quale domenica 29 giugno, nella chiesa di San Pio X, alle ore 20.30, si terrà un «Galà Lirico» pensato come omaggio all'opera Patrimonio Unesco 2023.

La direzione musicale è di Nicola Petruzzella, direttore artistico del festival organizzato dall'omonimo sodalizio presieduto da Vito Giovanni Maria Mastrorilli e da lui stesso fondato con l'obiettivo di valorizzare il «genius loci» Capotorti, compositore vissuto a cavallo tra Sette e Ottocento e affermatosi tra gli esponenti della cosiddetta «scuola napoletana». Di scena, il soprano Monica Paciolla, il mezzosoprano Simona Gialluisi, il tenore Nico Franchini, il Coro e l'Orchestra del Capotorti Festival, quest'ultima formata da Ilaria Catanzaro (violino), Antonella Altamura (violino), Giuseppe Piccininni (viola), Vincenzo Raimondi (violoncello), Alessio Bellarte (flauto), Antonio Carbonara (clarinetto) e dall'autore degli originali arrangiamenti per quest'organico, Vito della Valle di Pompei (pianoforte).

Il Galà si aprirà nel segno di Verdi con due passi da «Il trovatore»: il coro «Le fosche notturne spoglie» intonato nel secondo atto da un gruppo di zingari spagnoli che, all'alba, cominciano a lavorare con l'incudine, accompagnati dalle loro donne, e il canto «Stride la vampa», in cui Azucena, madre di Manrico, racconta che un tempo, dopo aver visto sua madre condannata, al rogo poiché accusata dal Conte di fare malefici, per vendetta rapì il figlio del Conte e accecata dalla disperazione lo gettò nel fuoco.

Si cambierà completamente registro con Mozart e il «Così fan tutte», dal quale si ascolterà il coro intonare «Bella vita militar», elogio al reggimento, all'epoca riferimento di ogni nobile canone etico ed estetiche, che attraverso la musica subisce un ironico rovesciamento di senso. Seguirà l'aria delle pettegole «Sarìa possibile?» dall'Elisir d'amore di Donizetti nella quale è impegnato anche il coro.
Altra pagina d'insieme è prevista con un'incursione nella produzione di Rossini, del quale è in programma «Sposa del grande Osiride» dal dramma serio «Aureliano in Palmira», opera ricca di auto-imprestiti ma anche di momenti di notevole fattura drammatico-musicale.

L'unico duetto della serata lo fornisce il repertorio di Puccini con «O soave fanciulla» da quel capolavoro assoluto che è «La Bohème», con cui si chiuderà la prima parte di serata.
Dopo l'esecuzione della Sinfonia dall'opera semiseria di Capotorti, «Ernesta e Carlino», con cui nel 1813 il compositore molfettese concluse la propria carriera operistica, la seconda parte del concerto si aprirà con il celebre coro dei profughi scozzesi «Patria oppressa» dal «Macbeth» di Verdi, cui seguirà uno dei cavalli di battaglia di Maria Callas, «Quanto cielo! Quanto mar!» da «Madama Butterfly» di Puccini, nel quale la protagonista è affiancata dal coro femminile.

Non ha certo bisogno di presentazioni la «Habanera» dalla «Carmen» di Bizet, pagina anche questa pensata per l'abbinata tra la protagonista dell'opera, la celebre sigaraia di Siviglia, e il coro, che si fa invece interprete solitario in «O signore dal tetto natìo» da «I lombardi alla prima crociata» di Verdi al suo quarto titolo operistico, con il quale mostra si saper produrre ampie pennellate musicali ad effetto in grandiose scene corali di forte impatto drammatico.
La chiusura è affidata a tre pagine tra le più celebri, il «Nessun dorma» da «Turandot» di Puccini, il «Coro a bocca chiusa», ancora da «Madama Butterfly» di Puccini, e, per il gran finale, il «Libiamo, ne' lieti calici» da «La traviata» di Verdi, che nonostante il tempo festante di valzer suona, come ha sottolineato Riccardo Muti, come un canto disperato.
  • Associazione Musicale L. Capotorti
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