Camusso a Molfetta: «il lavoro l’unica fonte della vera democrazia, di libertà»

Tappa molfettese per il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nell'ambito dell'iniziativa "La mappa del lavoro", incontri preliminari per lo sciopero generale del 5 dicembre prossimo.

Anche a Molfetta la numero uno del principale sindacato italiano ha ribadito il suo no alla riforma del lavoro che sta mettendo in atto il governo: «non condividiamo la scelta che stanno facendo non per puntiglio, sappiamo che non si esce dalla crisi se non si crea lavoro, e questo dovrebbe essere l'ossessione quotidiana del Governo. Si può creare lavoro partendo da ciò che il pubblico può fare in termini di politica industriale, di investimento diretto, di trasparenza».

«I diritti - ha detto ancora la Camusso - sono dei privilegi, però non si interviene sul falso in bilancio, sull'autoriciclaggio, sugli appalti che sono tutti bloccati, poi si scopre quando il paese va sottacqua che le opere non sono partite».

E ha concluso: «Sappiamo che il lavoro si fa investendo nel pubblico ma anche nel privato. Non abbiamo paura della storia, non pensiamo voglia dire essere vecchi, anzi pensiamo voglia dire essere saggi, per questo continueremo a dire che il lavoro è l'unica fonte della vera democrazia, di libertà, e ricchezza per un Paese».

Ad accogliere la leader della Cgil il primo cittadino, Paola Natalicchio, che ha spiegato il perché della scelta di Molfetta: «in questo momento si abbatte sul sindacato un sentimento di mancato rispetto che dalla città che rappresento vogliamo respingere convintamente». Ed aggiunge la Natalicchio: «abbiamo visto riforma dopo riforma, governo dopo governo, smontare i diritti, la perdita della centralità del lavoro a tempo indeterminato, la perdita delle tutele, la difesa dei diritti dei lavoratori è inviolabile».

Insieme hanno scoperto una targa posta alla base del busto di Giuseppe Di Vittorio, padre fondatore del sindacato italiano, in villa Comunale.

E proprio a Susanna Camusso abbiamo chiesto: cosa penserebbe oggi Di Vittorio di tutto quello che sta accadendo nel mondo del lavoro?
«Non bisogna attribuire a chi non c'è più da tanto tempo cosa penserebbe dell'oggi, perché si rischia di fare delle operazioni non giuste e non lecite. Penso che bisogna guardare a quello che è stato fatto e sapere che c'erano alcuni principi incontrovertibili che guidavano la sua azione uno dei quali era proprio la dignità e libertà del lavoro, di non avere forme di servilismo o servitù, se pensiamo che cosa era il lavoro bracciantile in alcune zone del nostro Paese forse eravamo più vicini alla schiavitù che non alla servitù, quindi sapendo che Di Vittorio ha contrastato tutto questo, dobbiamo contrastare tutte le forme di schiavitù e di servitù che incontriamo sul lavoro».

Da dove bisogna ricominciare a creare lavoro?
Bisogna ricominciare dalla scelta di investimento, l'investimento pubblico non è un reato ma una necessità. Incominciare dall'idea che ci vuole una direzione sull'economia, non può la finanza essere l'unico metro di direzione di un Paese, bisogna incominciare dall'idea che il lavoro organizzato porta a difendere e costruire lavoro e la politica dovrebbe avere come fine il bene collettivo».

Gli ammortizzatori sociali…
Devono essere uno strumento universale, occorre estenderli e non ridurli, però se non ci si mettono le risorse rimangono dei titoli, quindi delle nuove discriminazioni per le persone».