Smantellata la banda degli estorsori, tre in carcere. Un quarto è ricercato

Non solo pistolettate, fecero esplodere un ordigno. Intercettate le telefonate WhatsApp, si cerca un 26enne. Il plauso dell'Antiracket

giovedì 8 agosto 2019 0.23
Una banda di presunti estorsori, accusati di avere chiesto il "pizzo" sparando colpi di pistola contro le auto di imprenditori edili e facendo esplodere un ordigno all'ingresso della sede di una società di costruzioni, è stata sgominata dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta.

I reati contestati vanno dalla tentata estorsione aggravata dall'uso delle armi in danno di due imprenditori edili di Molfetta sino alla ricettazione aggravata, al danneggiamento aggravato ed all'uso e alla detenzione in luogo pubblico di armi comuni da sparo. Sono il 22enne Fabio De Candia, il 19enne Umberto Monopoli e il 18enne A. F., tutti di Molfetta e già noti ai database delle forze dell'ordine, mentre un 26enne, identificato ed irreperibile, è attivamente ricercato.

Nei loro confronti il giudice per le indagini preliminari di Trani, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Le indagini furono avviate il 14 marzo, a seguito dell'esplosione di alcuni colpi d'arma da fuoco (la scena fu prontamente catturata dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza, nda), indirizzati ai vetri, andati in frantumi, di un'utilitaria in uso ad un 37enne imprenditore edile.

Il 23 marzo successivo, la stessa vittima, sempre nel centro abitato di Molfetta, subì il danneggiamento di un'altra autovettura in suo uso, sempre ad opera di due sconosciuti in sella ad uno scooter. In quest'episodio 5 furono i colpi di pistola che frantumarono i finestrini anteriori del suo fuoristrada. Alla minaccia armata erano seguite richieste di denaro (per 50.000 euro) - sfruttando le chiamate vocali di WhatsApp - su un'utenza telefonica in uso all'imprenditore edile.

I militari del Nucleo Operativo, dopo aver individuato il Wi-Fi su cui la banda si appoggiava, sono riusciti a risalire - con uno screening telematico - a tutti i numeri appoggiati in quel momento sulla rete: di lì hanno individuato una scheda sim, attivata a Napoli, che sebbene fosse stata intestata ad un inesistente cittadino di origine africana, risultava essere stata utilizzata su un cellulare di un familiare di uno degli arrestati, ed hanno intercettato le chiamate vocali di WhatsApp.

Il 2 maggio scorso, infine, gli stessi componenti del gruppo posero in essere un altro tentativo di estorsione, facendo esplodere sulla soglia della porta d'ingresso della sede di una società di costruzioni, un ordigno che causò il danneggiamento della struttura portante del portone d'ingresso. In questo caso, le immagini di videosorveglianza raccolte nell'immediatezza dai militari della Compagnia di Molfetta, hanno consentito di ricostruire quanto accaduto.

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Gli arrestati sono stati condotti presso il carcere di Trani a disposizione della locale Autorità Giudiziaria, mentre il quarto componente della banda, un 26enne del posto, è allo stato irreperibile e pertanto è attivamente ricercato. Insomma, manca solo il suo nome nell'elenco dei 4 indagati, a vario titolo, per tentata estorsione aggravata dall'uso delle armi, ricettazione aggravata, danneggiamento aggravato e uso e detenzione in luogo pubblico di armi comuni da sparo.

E mentre le ricerche del 26enne, già noto alle forze dell'ordine, proseguono serrate, i vertici provinciali dell'Arma plaudono alla netta reazione delle due vittime ed alle denunce presentate ai Carabinieri. Ai complimenti per l'attività del Nucleo Operativo, uomini semplici, ma allo stesso tempo eroi che vivono dietro le quinte, riferimento per infondere sicurezza ai cittadini, che adempiono il proprio dovere in modo anonimo, si accoda anche Renato De Scisciolo.

«Mi complimento con i Carabinieri della locale Compagnia, brillantemente diretti dal capitano Vito Ingrosso, che hanno compiuto questa importante operazione - dice il presidente provinciale dell'associazione Antiracket ed Antimafia di Molfetta - e mostro vivo apprezzamento per la forza ed il coraggio manifestati dai due imprenditori edili di Molfetta nella denuncia ai Carabinieri dei presunti estorsori. È importante che le vittime segnalino situazioni come queste».

Per il vice presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane «chi denuncia riesce ad uscire dal tunnel, mentre chi paga è complice della criminalità organizzata. Denunciate, abbiate coraggio - è la chiosa finale - rivolgetevi alle forze dell'ordine oppure ai nostri sportelli».