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Ecco Michele Patruno detto mister "Pagnotta"

Dopo la Terza Categoria il tecnico prepara il double in Coppa Puglia

Non è semplice raccontare Michele Patruno. Perchè è un personaggio dalle mille sfaccettature. Sotto la scorza da duro, si nasconde un "padre" affettuoso. Sotto la superficie da allenatore burbero, si nasconde un bonaccione di quelli con cui ti siederesti a tavola e ti alzeresti dopo una mezza dozzina d'ore, con il conto delle grappe perso, come quello delle risate. Sotto il dialetto molfettese, si nasconde un fine filosofo.

Eppure, Michele Patruno da Molfetta ha scritto la storia. Quella del calcio locale, certo. Ma anche quella di tanti ragazzi che, sotto la sua ala protettrice, sono diventati uomini e hanno scritto la storia a loro volta. Perchè è per questo, poi, tutto sommato, che ci danniamo l'anima. Per lasciare un segno del nostro passaggio. E di segni, in questa stagione, Michele Patruno ne ha lasciati parecchi.

"Pagnotta" (l'origine del soprannome è oscura e si perde nel tempo, anzi nella storia della sua famiglia di origine) si divide tra la sua passione, il pallone, e il suo lavoro, nella bottega dove vende prodotti ortofrutticoli. Una bottega, per cui il mister indossa il camice e se lo sporca di sudore, svegliandosi presto, imparando a faticare, imparando a vivere. Quasi un presagio, a far capire che di calcio non si mangia. Ma Michele Patruno è ostinato, cocciuto. Da calciatore, ha avuto una carriera onesta e rispettabile, condita anche da qualche record personale.

Ma è quando Michele Patruno decide di passare dall'altro lato della barricata che diventa quasi leggenda. Si siede sulla panchina della squadra della sua città dalla scorsa estate. Una squadra sconosciuta chiamata Borgorosso Molfetta e che non avrebbe dovuto nascere ma che, per una situazione un po' particolare, si ritrova in Terza Categoria. A fine anno, con "Pagnotta" in panchina, vincerà i playoff, portandosi a casa la promozione. Patruno che quell'incarico lo aveva accettato addirittura gratis. Per amore, solo per amore. E' ufficialmente nato un grande allenatore.

E' il suo carattere a portarlo alla ribalta. Perchè è abituato a rimboccarsi le maniche e lavorare. E' abituato a fare le nozze con i fichi secchi, e se non ci sono neppure quelli, pazienza, in qualche modo si farà lo stesso. La sua squadra non sarà piena zeppa di campioni, eppure danno sempre l'anima in campo. Ed è quello che fa la differenza.

Sempre vero, sempre al cento per cento autentico. Senza mai dover mettere una parola fuori posto o qualcosa di sbagliato. Questo è Michele Patruno: burbero, ma simpatico. Duro, ma un bonaccione, se riesci a scavare fino in fondo al suo animo. Soprattutto, un grande uomo di sport. E' una sorta di Re Mida, che riesce a tirare fuori dalla sua squadra sempre il meglio. Stuzzica la squadra, e di tanto in tanto preferisce prendersi addosso le responsabilità.

Il ragazzo di bottega è diventato grande, è pronto a collezionare un altro trofeo: la Coppa Puglia. Lo spogliatoio della sua squadra è un fortino inespugnabile, un luogo in cui nascono grandi gruppi e grandi uomini prima che grandi calciatori. Forma giovani talenti e recupera campioni che sembravano alla frutta. Coraggio, tecnica, solidità. Questi i pilastri che cementano il gruppo che "Pagnotta" gestisce. Questi i segreti dei suoi successi, insieme ad una straordinaria dedizione e umiltà.

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