San Corrado. <span>Foto Feste Patronali Molfetta </span>
San Corrado. Foto Feste Patronali Molfetta
Viva la storia di Molfetta!

La storia di San Corrado, santo patrono di Molfetta

Prima menzione storica nel lontano 1170

La storia di San Corrado, santo patrono di Molfetta, è per certi versi molto affascinante. Le fonti storiche in nostro possesso non concordano all'unisono circa la storia della sua vita. L'autore della Historia Welforum del 1170 è il primo a menzionare Corrado nella sua opera. Lo descrive di nobili origini, destinato ad una brillante carriera ecclesiastica, che tuttavia egli abbandona presto, preferendo abbracciare la vocazione monastica a Clerivaux. Racconta che il monaco decide di partire per un pellegrinaggio verso Gerusalemme, salpa dal porto di Bari, arriva in Terra Santa alla scuola di un maestro di vita ascetica, ed infine fa ritorno in Puglia, dove muore sepolto con onore. Bernardo di Clairvaux ne fa un ritratto diverso, di stampo quasi scandalistico. Secondo Bernardo infatti, Corrado abbandona clamorosamente una avviata vita ecclesiastica, per diventare un monaco cistercense, e cosa ancora più grave (secondo la concezione della stabilitas loci dettata dalla regola monastica, i monaci dovevano vivere stabilmente nel monastero per tutto il resto della loro vita), decide di compiere al seguito dell'abate Arnoldo, un pellegrinaggio in Terra Santa. Entrambe le fonti concordano però su due aspetti in particolare: la giovane età in cui Corrado morì, e la mancanza di qualsiasi riferimento alla sua fama di santità.

La biografia di Corrado si aggiunge di particolari agiografici a partire dal 1600, quando storici locali molfettesi, introducono nella sua vicenda terrena, elementi a volte stridenti con le fonti più antiche. L'arciprete Giovine, ad esempio nell'800, racconta di un Corrado oramai cinquantenne, che dopo essere stato in Terra Santa, viene accolto nell'ospedale di Santa Maria dei Martiri a Molfetta, e muore a Modugno in una grotta.

Alla fine degli anni Sessanta del Novecento, un monaco trappista statunitense, Conrad Greenia, ricostruisce la storia di Corrado in maniera più dettagliata e rigorosa. Secondo il monaco, Corrado nasce a Ravensburg nell'alta Svevia fra il 1104 e il 1108. Viene inviato a Colonia per essere avviato alla carriera ecclesiastica, là diventa il pupillo dell'arcivescovo, dopodiché si fa monaco cistercense e diventa seguace dell'abate Arnoldo. Raggiunge la Palestina insieme ad altri monaci, dove si ferma massimo un anno presso un eremita, e a causa delle sue condizioni precarie di salute, fa ritorno in Puglia, esattamente a Modugno, dove vive in uno speco nelle vicinanze di un insediamento di monaci benedettini, e qui muore nell'inverno del 1126 – 1127. A ciò si può aggiungere, come sostiene Luigi de Palma, che il patrono di Molfetta, contrariamente a quello che afferma Greenia, potrebbe non essere nemmeno arrivato in Terra Santa, a causa del breve lasso di tempo che sarebbe trascorso tra l'esperienza del santo al seguito dell'abate Arnoldo, e la sua morte a Modugno.

La vita di Corrado viene considerata esempio concreto di quello che si chiama "ermetismo irregolare" che aveva per protagonisti monaci, in buona parte cenobiti e avviati all'esperienza anacoretica. La forza evocatrice dell'esperienza ascetica del pellegrinaggio veniva vista dai contemporanei come un qualcosa di straordinario. Chi lasciava tutto per compiere il cammino e si votava alla sequela di Cristo veniva considerato un alter Christus e quindi un santo, per cui molti di questi pellegrini, specie se stranieri, sotto la pressione popolare venivano canonizzati. Un alone di mistero circondava questi uomini venuti da terre lontane, e sulla loro vita e morte venivano costruite leggende popolari tramandate nel corso dei secoli. Molfetta non fu immune da questo tipo di "tradizione" e operò una canonizzazione di altri santi pellegrini sconosciuti rimasti anonimi, riservando loro un culto locale che scomparve del tutto nel suo significato originario, per essere sostituito successivamente dal culto mariano.

Corrado fu uno dei tanti pellegrini stranieri che arrivò in Puglia, ma a differenza di molti altri, la memoria di lui e della sua vita non rimase nell'anonimato. La sua fama di santità si era diffusa in maniera locale, grazie anche all'opera dei monaci benedettini e dalla gente comune che aveva cominciato a venerarlo come un santo. Ciò nonostante non è ancora possibile stabilire se e quando ci sia stata una canonizzazione effettiva. C'è da dire che quando agli inizi del 1300 la comunità monastica di Modugno scomparve, le reliquie di Corrado vennero trafugate dai Molfettesi e trasportate al Duomo. La città al momento era priva di reliquie e probabilmente solo allora il vescovo deve aver proceduto all'atto solenne della canonizzazione di Corrado. Non era allora considerato uno scandalo rubare le reliquie, anzi questa singolare azione era spesso incentivata dalle autorità ecclesiastiche, come ad esempio era accaduto a Bari con le spoglie di San Nicola. Tramite il processo di canonizzazione equipollente introdotto dal vescovo di Molfetta Caracciolo, il culto di San Corrado fu definitivamente approvato dalla Santa Sede nel 1832 e poi inserito anche nei libri liturgici dei Benedettini e dei Cistercensi e nel Proprium dell'arcidiocesi di Bari – Bitonto. Tuttora il Santo è menzionato nel nuovo martilogio.

Questa è la storia di Corrado. Come si è visto, ci sono ancora punti oscuri che riguardano la sua vita: non è ancora chiaro ad esempio se sia stato o meno in Terra Santa, come abbia trascorso gli ultimi anni della sua breve esistenza terrena o quando sia stato canonizzato. Tuttavia è indubbio che la sua fama di santità, almeno a livello locale, era già molto viva sin da subito. Una venerazione che continua ancora oggi e che fa di Corrado, giovane monaco dalle nobili origini, un simbolo unico per la città di Molfetta.

Fonte bibliografica: La capë dë Sên Ghërrarë. Ricognizione e ostensione del cranio di San Corrado Patrono di Molfetta, di Luigi Michele de Palma.
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