I Carabinieri
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Cronaca

«Ti uccido con il coltello» e picchia la moglie: arrestato un 59enne

Dopo la denuncia è scattato il codice rosso: l'uomo è stato condotto in carcere. I soprusi andavano avanti dal 2006

«Ti uccido con il coltello». Così un 59enne avrebbe terrorizzato per anni la moglie, nella loro casa di Molfetta, insultandola e picchiandola. Il marito violento, dopo la denuncia della vittima e le indagini dei Carabinieri che hanno avviato il codice rosso, è stato arrestato nell'ennesima storia di violenza, ma anche di coraggio.

È accusato di maltrattamenti in famiglia: il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Lucia Anna Altamura, che ha firmato l'ordinanza cautelare, ha disposto il trasferimento in carcere. Ad inizio mese, i militari della Compagnia di Molfetta sono intervenuti nell'esercizio commerciale dell'uomo dopo la richiesta d'aiuto della donna che era sfuggita dall'ennesima violenza del marito. Quest'ultimo l'avrebbe minacciata e picchiata, comportamenti ripetuti ormai da tanti anni.

I militari hanno soccorso la donna che ha svuotato il sacco, trovando il coraggio di raccontare delle percosse subite dal marito. Tra gli episodi più gravi, c'è quello in cui il marito l'avrebbe aggredita impugnando un coltello. Le aggressioni sarebbero state all'ordine del giorno sin dal 2006, quando il 59enne avrebbe «posto in essere reiterate condotte maltrattanti all'indirizzo della propria moglie, aggredendola e colpendola tutte le volte che avrebbe contravvenuto alle sue indicazioni».

L'uomo l'avrebbe maltrattata più volte. Per anni, però, è rimasto impunito. La vittima, infatti, ha trovato il coraggio di denunciare i fatti solo a dicembre, rompendo il lungo silenzio. Si è messa in moto la macchina investigativa: le indagini degli inquirenti, condotte dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Francesco Tosto, che ha subito disposto la procedura di codice rosso, sono comunque state relativamente rapide e inesorabili nel mettere a nudo la triste verità.

Le indagini sono state svolte dagli uomini del capitano Danilo Landolfi, gli stessi che hanno arrestato il 59enne, prima di portarlo in carcere, a Trani, dove, durante l'interrogatorio di garanzia, ha negato ogni addebito, «fornendo una serie di elementi di riscontro - ha detto il suo legale, l'avvocato Maurizio Masellis -, che hanno dimostrato l'infondatezza della narrazione dei vari fatti, anche perché già separati dopo una procedura di separazione proposta consensualmente da entrambi».

L'uomo, noto per i suoi precedenti, è rimasto in cella, «ma tali argomentazioni difensive saranno oggetto di ulteriore vaglio dal Riesame di Bari» a cui il difensore dell'indagato ha scelto di rivolgersi per ottenere una «rivisitazione giuridica degli elementi argomentativi contenuti nella misura cautelare», ha concluso Masellis.
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