
Cronaca
Sequestrato un ramo d'azienda dell'Asm: i dirigenti accusati di bancarotta
La municipalizzata è accusata di aver ricevuto beni e denaro provenienti da operazioni irregolari. Nominato un amministratore giudiziario
Molfetta - giovedì 23 ottobre 2025
10.55
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante, ha ordinato il sequestro preventivo di un ramo d'azienda di circa 600mila euro dell'Asm, municipalizzata operante nel servizio di raccolta e gestione dei rifiuti solidi urbani, nonché la somma di 1,4 milioni di euro giacente sui conti correnti aziendali.
Il provvedimento, eseguito dalla Guardia di Finanza di Bari, è stato adottato dopo una attività investigativa della Procura della Repubblica di Trani nel corso della quale era già stato sequestrato il ramo d'azienda di un'altra ditta del settore rifiuti, la Trasmar di Barletta. Le investigazioni, infatti, hanno scoperto che, dal 2017 al 2023, l'Asm era stata beneficiaria di «beni, denaro e di utilità di ingente rilevanza oggetto di distrazioni patrimoniali a danno» della Tresmar, finita in liquidazione.
In particolare l'azienda di Barletta - secondo l'accusa - avrebbe «trasferito alla municipalizzata la proprietà di un intero impianto industriale di selezione dei rifiuti provenienti da raccolte differenziate a Molfetta, dopo la stipula di un contratto biennale di "rent to buy" di 594mila euro, senza che l'Asm avesse mai corrisposto alcun canone». Per questo motivo è stato disposto il sequestro, ipotizzando il concorso in bancarotta fraudolenta a carico dei dirigenti delle società coinvolte.
Le irregolarità nella gestione dell'Asm avrebbero contribuito «ad aggravare il dissesto della» Trasmar «in quanto risultano sottoscritte plurime proroghe, ben oltre i termini previsti, del contratto di appalto per la gestione dell'impianto e l'aumento del 124% del personale, passato da 21 a 47 unità in prossimità della scadenza del contratto stesso». Ed il tutto sarebbe «avvenuto nella consapevolezza della "sostanziale perdita economica" dell'Ente derivante dalla gestione del servizio».
Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta di 1,4 milioni di euro, invece, scaturisce «dall'ipotizzato concorso dei dirigenti dell'Asm nella condotta di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte» della Tresmar. Nelle indagini, dirette dal pubblico ministero Pasquale Festa, i militari hanno accertato «una gestione difforme rispetto all'autorizzazione per la raccolta di rifiuti, risultati, peraltro, in stato di abbandono e, di fatto, creando una discarica non autorizzata».
Per questo all'Asm è stata contestata la responsabilità amministrativa dell'Ente «per non aver adottato e attuato modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie, anche alla luce del significativo incremento dei costi». Il Tribunale ha nominato un amministratore giudiziario dei beni sequestrati.
Il provvedimento, eseguito dalla Guardia di Finanza di Bari, è stato adottato dopo una attività investigativa della Procura della Repubblica di Trani nel corso della quale era già stato sequestrato il ramo d'azienda di un'altra ditta del settore rifiuti, la Trasmar di Barletta. Le investigazioni, infatti, hanno scoperto che, dal 2017 al 2023, l'Asm era stata beneficiaria di «beni, denaro e di utilità di ingente rilevanza oggetto di distrazioni patrimoniali a danno» della Tresmar, finita in liquidazione.
In particolare l'azienda di Barletta - secondo l'accusa - avrebbe «trasferito alla municipalizzata la proprietà di un intero impianto industriale di selezione dei rifiuti provenienti da raccolte differenziate a Molfetta, dopo la stipula di un contratto biennale di "rent to buy" di 594mila euro, senza che l'Asm avesse mai corrisposto alcun canone». Per questo motivo è stato disposto il sequestro, ipotizzando il concorso in bancarotta fraudolenta a carico dei dirigenti delle società coinvolte.
Le irregolarità nella gestione dell'Asm avrebbero contribuito «ad aggravare il dissesto della» Trasmar «in quanto risultano sottoscritte plurime proroghe, ben oltre i termini previsti, del contratto di appalto per la gestione dell'impianto e l'aumento del 124% del personale, passato da 21 a 47 unità in prossimità della scadenza del contratto stesso». Ed il tutto sarebbe «avvenuto nella consapevolezza della "sostanziale perdita economica" dell'Ente derivante dalla gestione del servizio».
Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta di 1,4 milioni di euro, invece, scaturisce «dall'ipotizzato concorso dei dirigenti dell'Asm nella condotta di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte» della Tresmar. Nelle indagini, dirette dal pubblico ministero Pasquale Festa, i militari hanno accertato «una gestione difforme rispetto all'autorizzazione per la raccolta di rifiuti, risultati, peraltro, in stato di abbandono e, di fatto, creando una discarica non autorizzata».
Per questo all'Asm è stata contestata la responsabilità amministrativa dell'Ente «per non aver adottato e attuato modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie, anche alla luce del significativo incremento dei costi». Il Tribunale ha nominato un amministratore giudiziario dei beni sequestrati.