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Cultura, Eventi e Spettacolo
Ritrovato un inedito di Capotorti: a Molfetta la prima mondiale
Sabato 18 ottobre prestigiosa operazione di «repêchage» firmata da Nicola Petruzzella
Molfetta - martedì 14 ottobre 2025
12.24 Comunicato Stampa
Violinista di talento e compositore di spicco nel panorama musicale napoletano a cavallo tra Sette e Ottocento, Luigi Giuseppe Capotorti, molfettese come Riccardo Muti, è stato oggetto negli ultimi anni di alcune iniziative di riscoperta, anche discografiche. Il quadro si va arricchendo con una nuova e prestigiosa operazione di «repêchage» firmata da Nicola Petruzzella, che ha riportato alla luce una splendida pagina sacra del musicista pugliese, il mottetto per voce di tenore, archi e basso continuo «Jam cessa, crudelis» (Cessa ormai, crudele), che sabato 18 ottobre, alle ore 19.30, viene presentato in prima esecuzione in tempi moderni nella chiesa di San Pio X, a Molfetta, come evento di punta della terza edizione del Capotorti Music Festival diretto da Petruzzella e organizzato dall'omonimo sodalizio presieduto da Vito Giovanni Maria Mastrorilli con l'obiettivo di rilanciare e valorizzare la figura e il repertorio di quest'artista ingiustamente dimenticato.
Protagonisti del concerto a ingresso libero saranno il tenore Federico Buttazzo e l'Ensemble Luigi Capotorti diretti dallo stesso Petruzzella, che con Mastrorilli presenterà l'edizione critica da lui curata per Florestano Edizioni con l'editore Roberta Magarelli e la professoressa Emilia De Ceglia.
«Figura centrale della vita musicale molfettese, Capotorti fu compositore piuttosto prolifico e raffinato, formatosi nella ricca temperie culturale di Napoli, dove oggi è custodita la copia del manoscritto di quest'opera, donata alla Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella nel 1927 dal dott. Giovan Bernardino Tafuri», spiega Petruzzella che, mediante il lavoro di trascrizione, studio e contestualizzazione, condotto con il sostegno dell'associazione Capotorti di Molfetta e pubblicato da Florestano Edizioni, ha riportato in vita questo mottetto, adesso accessibile tanto ai musicologi quanto agli interpreti come nuovo contributo alla valorizzazione del patrimonio musicale sacro italiano.
Spiega ancora Petruzzella nella prefazione all'edizione critica: «L'opera, strutturata in tre sezioni vocali intervallate da due recitativi secchi, accompagnati dal solo basso continuo, si impone per la freschezza del linguaggio musicale e l'intima coerenza tra testo e musica. La voce del tenore - notata in chiave di soprano, come nella maggior parte delle opere di Capotorti - è scritta in una tessitura medio-acuta ed è sostenuta da un'orchestrazione snella ed espressiva, grazie a una formazione cameristica che consente ampi margini dinamici e agogici per l'esecutore.
Il testo è una preghiera in cui l'autore, ignoto, si rivolge ad una figura celeste. La "stella" che risplende dal cielo potrebbe simboleggiare la guida divina o Maria (come "Stella Maris"). Il cuore di colui che invoca è travagliato ("miserum cor") e chiede conforto, protezione e salvezza da una "tempesta" esistenziale o spirituale. Invoca la clemenza di Dio, esprime speranza nella Sua bontà e chiede di essere salvato dal peccato ("abissum"). C'è tuttavia un tono di amore mistico e di abbandono fiducioso, con riferimenti alla preghiera, alla meditazione e alla dedizione del cuore. Il testo culmina con la promessa finale di lodare Dio in aeternum (per l'eternità).
Il primo numero, "Jam cessa, crudelis", Allegro agitato in sol minore, riflette l'inquietudine del testo in una trama musicale tesa e contrastata. I repentini sbalzi dinamici e il profilo melodico restituiscono l'implorazione dolorosa dell'anima penitente, che invoca la luce della "mea stella" dal cielo. Capotorti dosa con maestria momenti di raccoglimento sognante con passaggi drammatici, seguendo fedelmente il senso espressivo del testo latino.
A questo segue un recitativo secco, dove la parola diventa protagonista assoluta. "O Summi conditoris" introduce un tono più intimo e riflessivo. L'essenzialità dell'accompagnamento mette in risalto la nobiltà e l'intensità del testo, che si apre in un'esortazione alla clemenza divina.
Il secondo numero, "Aurae dulces", in la maggiore, presenta un Largo iniziale che richiama atmosfere mozartiane, tanto nella limpidezza armonica quanto nella cantabilità della linea melodica. Il testo, ricco di slancio amoroso e di fervore spirituale, è reso con dolcezza e intensità. La seconda parte, un Allegro in 2/4, introduce un nuovo vigore ritmico e una scrittura più animata, in cui la voce, sorretta dal dialogo tra gli archi, si fa veicolo di un'esortazione ardente e fiduciosa. Segue la ripresa sognante e cantabile sul testo Aurae dulces susurrate.
Il secondo recitativo, "In illa ergo", rinnova il registro contemplativo, rivelando nella sua semplicità la profondità della fede e della speranza cristiana. Capotorti mostra qui una sensibilità teatrale nell'articolazione del testo, traducendo in musica la tensione spirituale e la speranza del credente.
Il mottetto si chiude con una sezione in tempo tagliato, "Laeta voce", in sol maggiore, che contrasta il sol minore iniziale del mottetto. L'Allegretto esprime con leggerezza e vitalità una lode eterna, culminante nell'"Amen" finale. La scrittura, piuttosto agile e luminosa, lascia trasparire l'influsso della tradizione galante napoletana, pur mantenendo gli accenti tipici di Capotorti, autore degno di più ampia considerazione.
Questa edizione critica si propone come strumento di studio e come invito alla riscoperta esecutiva. L'auspicio è che questa pubblicazione possa contribuire a riportare alla luce l'opera di Luigi Capotorti, a inserirla nel già poderoso panorama della musica sacra e a stimolare nuove ricerche e interpretazioni che rendano giustizia a una figura ancora troppo poco nota, ma dal grande talento».
L'ingresso al concerto è libero.
Protagonisti del concerto a ingresso libero saranno il tenore Federico Buttazzo e l'Ensemble Luigi Capotorti diretti dallo stesso Petruzzella, che con Mastrorilli presenterà l'edizione critica da lui curata per Florestano Edizioni con l'editore Roberta Magarelli e la professoressa Emilia De Ceglia.
«Figura centrale della vita musicale molfettese, Capotorti fu compositore piuttosto prolifico e raffinato, formatosi nella ricca temperie culturale di Napoli, dove oggi è custodita la copia del manoscritto di quest'opera, donata alla Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella nel 1927 dal dott. Giovan Bernardino Tafuri», spiega Petruzzella che, mediante il lavoro di trascrizione, studio e contestualizzazione, condotto con il sostegno dell'associazione Capotorti di Molfetta e pubblicato da Florestano Edizioni, ha riportato in vita questo mottetto, adesso accessibile tanto ai musicologi quanto agli interpreti come nuovo contributo alla valorizzazione del patrimonio musicale sacro italiano.
Spiega ancora Petruzzella nella prefazione all'edizione critica: «L'opera, strutturata in tre sezioni vocali intervallate da due recitativi secchi, accompagnati dal solo basso continuo, si impone per la freschezza del linguaggio musicale e l'intima coerenza tra testo e musica. La voce del tenore - notata in chiave di soprano, come nella maggior parte delle opere di Capotorti - è scritta in una tessitura medio-acuta ed è sostenuta da un'orchestrazione snella ed espressiva, grazie a una formazione cameristica che consente ampi margini dinamici e agogici per l'esecutore.
Il testo è una preghiera in cui l'autore, ignoto, si rivolge ad una figura celeste. La "stella" che risplende dal cielo potrebbe simboleggiare la guida divina o Maria (come "Stella Maris"). Il cuore di colui che invoca è travagliato ("miserum cor") e chiede conforto, protezione e salvezza da una "tempesta" esistenziale o spirituale. Invoca la clemenza di Dio, esprime speranza nella Sua bontà e chiede di essere salvato dal peccato ("abissum"). C'è tuttavia un tono di amore mistico e di abbandono fiducioso, con riferimenti alla preghiera, alla meditazione e alla dedizione del cuore. Il testo culmina con la promessa finale di lodare Dio in aeternum (per l'eternità).
Il primo numero, "Jam cessa, crudelis", Allegro agitato in sol minore, riflette l'inquietudine del testo in una trama musicale tesa e contrastata. I repentini sbalzi dinamici e il profilo melodico restituiscono l'implorazione dolorosa dell'anima penitente, che invoca la luce della "mea stella" dal cielo. Capotorti dosa con maestria momenti di raccoglimento sognante con passaggi drammatici, seguendo fedelmente il senso espressivo del testo latino.
A questo segue un recitativo secco, dove la parola diventa protagonista assoluta. "O Summi conditoris" introduce un tono più intimo e riflessivo. L'essenzialità dell'accompagnamento mette in risalto la nobiltà e l'intensità del testo, che si apre in un'esortazione alla clemenza divina.
Il secondo numero, "Aurae dulces", in la maggiore, presenta un Largo iniziale che richiama atmosfere mozartiane, tanto nella limpidezza armonica quanto nella cantabilità della linea melodica. Il testo, ricco di slancio amoroso e di fervore spirituale, è reso con dolcezza e intensità. La seconda parte, un Allegro in 2/4, introduce un nuovo vigore ritmico e una scrittura più animata, in cui la voce, sorretta dal dialogo tra gli archi, si fa veicolo di un'esortazione ardente e fiduciosa. Segue la ripresa sognante e cantabile sul testo Aurae dulces susurrate.
Il secondo recitativo, "In illa ergo", rinnova il registro contemplativo, rivelando nella sua semplicità la profondità della fede e della speranza cristiana. Capotorti mostra qui una sensibilità teatrale nell'articolazione del testo, traducendo in musica la tensione spirituale e la speranza del credente.
Il mottetto si chiude con una sezione in tempo tagliato, "Laeta voce", in sol maggiore, che contrasta il sol minore iniziale del mottetto. L'Allegretto esprime con leggerezza e vitalità una lode eterna, culminante nell'"Amen" finale. La scrittura, piuttosto agile e luminosa, lascia trasparire l'influsso della tradizione galante napoletana, pur mantenendo gli accenti tipici di Capotorti, autore degno di più ampia considerazione.
Questa edizione critica si propone come strumento di studio e come invito alla riscoperta esecutiva. L'auspicio è che questa pubblicazione possa contribuire a riportare alla luce l'opera di Luigi Capotorti, a inserirla nel già poderoso panorama della musica sacra e a stimolare nuove ricerche e interpretazioni che rendano giustizia a una figura ancora troppo poco nota, ma dal grande talento».
L'ingresso al concerto è libero.