Lidia De Leonardis e Tommaso Minervini
Lidia De Leonardis e Tommaso Minervini
Cronaca

Quello di Molfetta era «un più che collaudato contesto illecito»

Il sindaco Minervini e la dirigente De Leonardis sono ai domiciliari. Al centro dell'inchiesta «procedure di affidamento e aggiudicazione di lavori pubblici»

«Un più che collaudato contesto illecito nel quale gli indagati, nelle rispettive vesti di pubblici ufficiali ricoperte nel Comune di Molfetta, non hanno esitato a porre in essere, anche avvalendosi di altri dipendenti, atti contrari ai doveri d'ufficio, soprattutto nelle procedure di affidamento e di aggiudicazione di lavori pubblici».

È il fulcro delle 442 pagine dell'ordinanza con cui la giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, ha disposto i domiciliari per il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini e per la dirigente Lidia De Leonardis. Sospesi per un anno i dirigenti Alessandro Binetti e Domenico Satalino, divieto di dimora a Molfetta all'ex luogotenente Michele Pizzo, e, infine, divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno all'imprenditore Vito Leonardo Totorizzo.

L'indagine dei pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Trani, Giuseppe Francesco Aiello e Francesco Tosto, è nata dopo aver scoperto una «frode» nei lavori dell'area mercatale. Dopo l'aggiudicazione della gara «il Comune e la s.r.l.s. Palazzo Costruzioni sottoscrivevano il verbale di consegna dell'area». In realtà «veniva trovata una cospicua quantità di rifiuti, talché la ditta appaltatrice abbandonava» l'opera, affidata all'ATI Sipa-Siles per un importo di oltre 400mila euro.

Ma al centro dell'inchiesta è finita pure la seconda tranche - 201mila euro - di sostegni statali, dopo i primi 410mila euro. 611mila euro garantiti dal Ministero per «un'opera in abbandono». Il sindaco avrebbe «chiesto e avuto dal Ministero dell'Interno la somma di 410.000 euro». E ciò «nonostante fosse a conoscenza delle difficoltà di rendicontare l'uso non corretto dei fondi trasferiti» a Palazzo di Città. «Come fai a tornare indietro (...) - disse Minervini -. Non sono soldi nostri! (...)».

E non erano soldi comunali nemmeno quelli per la gestione di Porta Futuro, lo sportello cofinanziato dalla Regione Puglia. È emerso che Minervini «concorreva con la dirigente nella formazione "pilotata" della commissione giudicatrice». E a spifferare alla dirigente l'esistenza di una indagine proprio su quella gara sarebbe stato Pizzo. Le «apparecchiature captative» erano state installate fra l'11 e il 12 agosto 2022, una di queste sarebbe stata scoperta e poi rimossa il giorno dopo.

E il 4 ottobre 2022, la dirigente, fece eseguire la bonifica degli uffici del settore Socialità per un importo pari a 4.282,20 euro. Un incarico «a spese della pubblica amministrazione». L'operatore di una ditta specializzata trovò un secondo apparecchio audio-video. «Buongiorno Lidia, sono stati i miei», le rivelò il finanziere.
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