
Cronaca
Porto di Molfetta, materiali irregolari: la Corte dei Conti chiede risarcimento danni
Nuovi sviluppi dopo l'inchiesta giudiziaria partita nel 2023
Molfetta - martedì 16 dicembre 2025
11.35
Materiali non conformi a quelli previsti dal capitolato d'appalto, in alcuni casi riconducibili perfino a rifiuti speciali. È quanto emerso dall'indagine sui lavori di completamento del porto commerciale di Molfetta, avviata nel 2023 dalla Procura di Trani, che ha portato al coinvolgimento di tecnici e imprenditori per una presunta truffa ai danni delle finanze pubbliche.
Sul piano contabile, la Corte dei conti ha notificato un invito a dedurre a tre ingegneri che avrebbero avuto ruoli chiave nell'esecuzione dell'opera: un dirigente comunale, il direttore dei lavori e il direttore operativo. Al centro della contestazione vi è un presunto danno erariale pari a 250 mila euro, somma che l'impresa appaltatrice avrebbe risparmiato in circa tre mesi, tra ottobre e dicembre 2021, utilizzando materiali difformi rispetto a quelli indicati nel capitolato speciale d'appalto.
L'inchiesta giudiziaria era emersa nell'ottobre 2023, quando il giudice per le indagini preliminari di Trani aveva disposto gli arresti domiciliari per il legale rappresentante di una delle società fornitrici del materiale lapideo, oltre a misure interdittive nei confronti di altri soggetti. Complessivamente, nove persone risultano indagate, a vario titolo, per truffa, frode nelle pubbliche forniture e gestione illecita di rifiuti.
Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, anche attraverso consulenze tecniche, due società fornitrici, entrambe subappaltatrici della ditta esecutrice dei lavori, avrebbero prodotto certificazioni non veritiere sulla provenienza del materiale lapideo utilizzato per la realizzazione del secondo braccio del molo di sopraflutto. Sebbene la documentazione indicasse cave del territorio come luogo di estrazione, il materiale sarebbe stato in realtà prelevato da un cantiere edile di Bisceglie, senza garanzie sulla composizione e in assenza delle necessarie operazioni di caratterizzazione.
La magistratura contabile ha individuato profili di responsabilità lungo tutta la catena tecnica dell'intervento, dal responsabile unico del procedimento ai tecnici di cantiere. Al Rup viene attribuito l'obbligo di assicurare la regolarità dell'intera procedura, vigilando sul rispetto degli standard di qualità, delle prestazioni e dei costi, in coerenza con la copertura finanziaria dell'opera.
Nell'invito a dedurre viene inoltre sottolineato che i lavori rientravano tra gli interventi di messa in sicurezza. Una circostanza che, secondo l'accusa contabile, non avrebbe impedito il protrarsi delle condotte irregolari, interrotte soltanto con l'intervento della Guardia di Finanza per i controlli in cantiere.
I tre ingegneri coinvolti potranno ora chiedere di essere ascoltati per presentare le proprie difese. Al termine di questa fase, la Procura regionale della Corte dei conti valuterà se procedere con l'eventuale citazione in giudizio.
Sul piano contabile, la Corte dei conti ha notificato un invito a dedurre a tre ingegneri che avrebbero avuto ruoli chiave nell'esecuzione dell'opera: un dirigente comunale, il direttore dei lavori e il direttore operativo. Al centro della contestazione vi è un presunto danno erariale pari a 250 mila euro, somma che l'impresa appaltatrice avrebbe risparmiato in circa tre mesi, tra ottobre e dicembre 2021, utilizzando materiali difformi rispetto a quelli indicati nel capitolato speciale d'appalto.
L'inchiesta giudiziaria era emersa nell'ottobre 2023, quando il giudice per le indagini preliminari di Trani aveva disposto gli arresti domiciliari per il legale rappresentante di una delle società fornitrici del materiale lapideo, oltre a misure interdittive nei confronti di altri soggetti. Complessivamente, nove persone risultano indagate, a vario titolo, per truffa, frode nelle pubbliche forniture e gestione illecita di rifiuti.
Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, anche attraverso consulenze tecniche, due società fornitrici, entrambe subappaltatrici della ditta esecutrice dei lavori, avrebbero prodotto certificazioni non veritiere sulla provenienza del materiale lapideo utilizzato per la realizzazione del secondo braccio del molo di sopraflutto. Sebbene la documentazione indicasse cave del territorio come luogo di estrazione, il materiale sarebbe stato in realtà prelevato da un cantiere edile di Bisceglie, senza garanzie sulla composizione e in assenza delle necessarie operazioni di caratterizzazione.
La magistratura contabile ha individuato profili di responsabilità lungo tutta la catena tecnica dell'intervento, dal responsabile unico del procedimento ai tecnici di cantiere. Al Rup viene attribuito l'obbligo di assicurare la regolarità dell'intera procedura, vigilando sul rispetto degli standard di qualità, delle prestazioni e dei costi, in coerenza con la copertura finanziaria dell'opera.
Nell'invito a dedurre viene inoltre sottolineato che i lavori rientravano tra gli interventi di messa in sicurezza. Una circostanza che, secondo l'accusa contabile, non avrebbe impedito il protrarsi delle condotte irregolari, interrotte soltanto con l'intervento della Guardia di Finanza per i controlli in cantiere.
I tre ingegneri coinvolti potranno ora chiedere di essere ascoltati per presentare le proprie difese. Al termine di questa fase, la Procura regionale della Corte dei conti valuterà se procedere con l'eventuale citazione in giudizio.



Ricevi aggiornamenti e contenuti da Molfetta 

.jpg)
j.jpg)

j.jpg)

