Leonardo Siragusa
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Politica

"Molfetta che vogliamo" replica al Sindaco: «Basta vittimismo»

La nota stampa: «Da Minervini solo timore nel dire la verità»

Il gruppo "Molfetta che vogliamo", uscito dalla maggioranza nei giorni scorsi, ha voluto replicare al sindaco Tommaso Minervini:

"Niente di più lontano dalla verità! Non abbiamo comunicato alcuna notizia falsa. Abbiamo riferito un fatto, ossia che un importante appalto pubblico di oltre 3 milioni di euro è stato aggiudicato con inviti e senza bando ad azienda che è amministrata dagli stretti congiunti della consigliera De Palma e questa è pura e sacrosanta verità. Infatti, con Determinazione Dirigenziale n.837 del 29.6.2023, per i lavori di sostituzione edilizia della scuola Cozzoli, è stata indetta una procedura negoziata senza bando e ad invito (e non una gara aperta) e con successiva Determinazione Dirigenziale n.528 del 27.6.2023 si è deliberato di procedere all'affidamento dei lavori alla ditta Sitem Group Srl in deroga agli artt. 32 (commi 8, 9, 11 e 12), 33 (comma 1), 37 e 60 del codice degli appalti, così come previsto dal Decreto con cui il Sindaco (il quale afferma che lui non si occupa di appalti) ha stabilito di esercitare fino al 31.12.2026 i poteri dei Commissari Straordinari per gli interventi di edilizia scolastica. E la ditta aggiudicataria ha effettivamente come soci ed amministratore alcuni stretti congiunti della consigliera De Palma".

"Questa è verità e noi non abbiamo paura di riferire la verità! Tommaso Minervini parla di un "consapevole falso unicamente finalizzato a creare pubblicamente il dubbio dell'illecito, ascrivendolo alla figura del Sindaco". Ed ancora una volta non dice il vero, perché nel nostro comunicato non abbiamo affatto ascritto al Sindaco i fatti di cui si tratta, ma abbiamo invitato l'amministrazione a fare chiarezza "sulla trasparenza e linearità delle procedure seguite nell'aggiudicazione", richiesta che è perfettamente legittima, alla quale il Sindaco dovrebbe dare risposta, anziché limitarsi ad affermare che "il Sindaco non si occupa di appalti", che "la gara è stata fatta dal Dirigente cui compete farla", che "l'azione esecutiva spetta ai Dirigenti", che il Dirigente è "il solo deputato alle procedure di gara", il tutto secondo la più classica e abusata tecnica dello scaricabarile".

"Ritiene, così, il Sindaco di lavarsene le mani ed invece egli deve rispondere, non a noi, ma ai cittadini dell'operato della sua amministrazione. Se Tommaso Minervini ritiene che il nostro comunicato abbia sollevato il "dubbio dell'illecito" e se si sente chiamato in causa in prima persona, il problema è unicamente suo, perché noi ci siamo limitati a chiedere le dimissioni della consigliera De Palma (non quelle del Sindaco) ed a chiederle "esclusivamente" (così testualmente riportato nel nostro comunicato) per ragioni di opportunità politica, il che dimostra che il nostro ragionamento non è impostato sul "dubbio dell'illecito", così come affermato in modo vittimistico dal Sindaco".

"E qui viene il bello, perché egli, pur di gettare discredito su di noi e di sminuire la rilevanza del nostro intervento, afferma, in modo a dir poco avventato, che lo avremmo "diffamato" e che la diffamazione "viene da uno che ha interesse a far diventare la propria moglie consigliere comunale". La sua è una caduta di stile a dir poco indecorosa, un pettegolezzo da bar che si commenta da solo e che non ci si aspetterebbe da uno che si paragona a Sandro Pertini, il quale affermò di essere pronto a morire pur di difendere il diritto dei propri avversari politici di poter esprimere liberamente la propria idea contraria alla sua. Sembra, invece, che Tommaso Minervini non abbia ancora compreso che a noi non interessano le poltrone, né la nostra (abbiamo già annunciato che rassegneremo le nostre dimissioni dal CdA della Molfetta Multiservizi, ma lo faremo pubblicamente ed in modo trasparente nella prossima riunione del CdA convocata per il giorno 14 febbraio 2024), né quelle "della propria moglie", che non ha nessun interesse "a diventare consigliere comunale".

"Quello che Tommaso Minervini non ha capito è che noi siamo persone libere e la nostra forza sta nella nostra libertà: per questo non ci lasceremo piegare dalle minacce di azioni civili e penali, perché non rinunceremo mai alla nostra libertà di pensiero e per difenderla non abbiamo paura di andare fino in fondo. E non ha capito nemmeno che il vittimismo da lui ostentato non porta da nessuna parte: la sua, ormai, è una "sindrome da Calimero" a cui non crede più nessuno. Abbia il coraggio di assumersi le sue responsabilità politiche, se vuole evitare di diventare vittima del suo stesso vittimismo".
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