Tommaso Minervini
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Cronaca

Molfetta, appalti e favori. Oggi il sindaco Minervini al Riesame

I legali del primo cittadino, ai domiciliari dal 5 giugno, chiedono la revoca dell'ordinanza cautelare. La decisione attesa entro sabato

La posizione degli indagati al centro dell'inchiesta sugli intrecci tra politica e imprenditoria a Molfetta arriva al Tribunale del Riesame. In aula, oggi, si presenterà il sindaco Tommaso Minervini, per chiedere la revoca dell'ordinanza cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo.

A rappresentarlo, gli avvocati Mario Malcangi e Tommaso Poli che, attraverso una loro memoria difensiva, proveranno a convincere i giudici dell'assenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico del loro assistito rispetto alle accuse di presunte irregolarità relative all'affidamento di appalti comunali in cambio di voti. Il 70enne primo cittadino di Molfetta è attualmente agli arresti domiciliari dallo scorso 5 giugno, insieme alla dirigente comunale del settore Socialità, Lidia De Leonardis.

Anche lei, alla pari dell'ex luogotenente della Finanza, Michele Pizzo, - raggiunto dal divieto di dimora a Molfetta - sarà ascoltata questa mattina, mentre il collegio del Riesame dovrebbe esprimersi entro la giornata di sabato. Le discussioni riprenderanno poi lunedì, quando toccherà ai dirigenti comunali Alessandro Binetti e Domenico Satalino, ambedue sospesi dall'esercizio dei pubblici uffici, ed all'imprenditore Vito Leonardo Totorizzo, a cui è stato notificato il divieto di contrarre.

L'indagine dei pubblici ministeri tranesi Giuseppe Francesco Aiello, Francesco Tosto e Marco Gambardella, è nata dopo la scoperta di una «frode nelle pubbliche forniture» nei lavori dell'area mercatale. Ma al centro dell'inchiesta è finita la seconda tranche - 201mila euro - di fondi statali, dopo i primi 410mila euro. «Come fai a tornare indietro (...) - le parole di Minervini -. Non sono soldi nostri! (...)». E non erano solo soldi comunali nemmeno quelli per la gestione di Porta Futuro.

A rivelare alla dirigente l'esistenza di un'indagine sulla gara per Porta Futuro sarebbe stato Pizzo. Le «apparecchiature captative» erano state installate fra l'11 e il 12 agosto 2022 nell'ufficio comunale, ma De Leonardis «scopriva l'apparecchiatura audio» e «istigava» un dipendente «a rimuoverla». E il 4 ottobre 2022, sempre la dirigente, fece eseguire la bonifica degli uffici per l'importo di 4.282,20 euro che portò l'operatore di una ditta specializzata a trovare un secondo apparecchio.

C'è la vicenda del project financing per la banchina del porto di Molfetta, promessa da Minervini a Totorizzo: «Non solo la banchina, pure il finanziamento dello sbancamento». L'accusa, dunque, ritiene che Minervini avrebbe promesso a Totorizzo la gestione delle nuove banchine portuali in cambio di sostegno elettorale.
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