
Minervini: «Il Comune darà tutto il suo sostegno a queste famiglie ucraine»
Il “pullman della speranza” è arrivato ieri a Molfetta intorno alle 18.30
Molfetta - sabato 12 marzo 2022
E' arrivato ieri sera intorno alle ore 18.30 sul sagrato del Duomo di Molfetta, il "Pullman della Speranza", come è stato ribattezzato, di don Gino Samarelli con il suo carico di persone scappate dalla guerra in Ucraina.
Una guerra inaspettata, che li ha colti di sorpresa, lasciando paura, terrore, macerie, queste 45 persone hanno lasciato la loro patria con l'unico desiderio di raggiungere un "porto" sicuro.
Un viaggio di 2000 km per arrivare sino a Molfetta, ma tanti altri fatti prima per raggiungere il confine con l'Ungheria, dove è arrivato il pullman di don Gino, coadiuvato in questa "missione di pace" anche dal Ser Molfetta.
Ad accogliere il pullman e i "nostri" ospiti c'era anche il primo cittadino di Molfetta, Tommaso Minervini, che ai nostri microfoni ha ribadito che «Molfetta si conferma terra di accoglienza, per un'antica tradizione civile, corroborata anche dagli insegnamenti spirituali di don Tonino».
Inoltre, il Sindaco ha precisato che «come Comune abbiamo una struttura Sprar-Sai di accoglienza dei rifugiati politici, che ha accolto già 120 persone, di queste 120 alcune sono famiglie ucraine, che sono arrivate nella nostra città qualche settimana fa.
Coloro che sono arrivati oggi (ndr ieri) saranno ospitate in appartamenti messi a disposizione dalle parrocchie».
E ha aggiunto: «è stato possibile realizzare questa impresa grazie alla grande generosità e umanità di don Gino, alla grande disponibilità della Diocesi, del Comune e poi quella del volontariato, non solo quello strutturato, ma anche di tanti cittadini che hanno dato la propria disponibilità ad accoglienza o ad eventuale assistenza di altro tipo».
Queste persone arrivano con un grande peso anche a livello psicologico, come si è organizzato il Comune in tal senso?
«Molfetta è uno dei pochi Comuni ad avere un sistema di psicologi strutturato. Non appena arrivano li prendiamo in carico, le parrocchie sul piano logistico, noi sul piano assistenziale di ogni tipo, sia psicologico che anche di altra natura. Non dimentichiamo che stanno venendo da una guerra che ha spaccato e lacerato le loro famiglie; quindi hanno una situazione terribile perché sanno che hanno lasciato nella loro patria i propri mariti, i propri fratelli».
Ci sarà anche una piena sinergia anche con la Diocesi?
«Si certamente. Come sempre, perché il nostro modo di agire è sempre quello della grande sinergia istituzionale, con la Diocesi ma anche con tutte le altre Istituzioni».
Una guerra inaspettata, che li ha colti di sorpresa, lasciando paura, terrore, macerie, queste 45 persone hanno lasciato la loro patria con l'unico desiderio di raggiungere un "porto" sicuro.
Un viaggio di 2000 km per arrivare sino a Molfetta, ma tanti altri fatti prima per raggiungere il confine con l'Ungheria, dove è arrivato il pullman di don Gino, coadiuvato in questa "missione di pace" anche dal Ser Molfetta.
Ad accogliere il pullman e i "nostri" ospiti c'era anche il primo cittadino di Molfetta, Tommaso Minervini, che ai nostri microfoni ha ribadito che «Molfetta si conferma terra di accoglienza, per un'antica tradizione civile, corroborata anche dagli insegnamenti spirituali di don Tonino».
Inoltre, il Sindaco ha precisato che «come Comune abbiamo una struttura Sprar-Sai di accoglienza dei rifugiati politici, che ha accolto già 120 persone, di queste 120 alcune sono famiglie ucraine, che sono arrivate nella nostra città qualche settimana fa.
Coloro che sono arrivati oggi (ndr ieri) saranno ospitate in appartamenti messi a disposizione dalle parrocchie».
E ha aggiunto: «è stato possibile realizzare questa impresa grazie alla grande generosità e umanità di don Gino, alla grande disponibilità della Diocesi, del Comune e poi quella del volontariato, non solo quello strutturato, ma anche di tanti cittadini che hanno dato la propria disponibilità ad accoglienza o ad eventuale assistenza di altro tipo».
Queste persone arrivano con un grande peso anche a livello psicologico, come si è organizzato il Comune in tal senso?
«Molfetta è uno dei pochi Comuni ad avere un sistema di psicologi strutturato. Non appena arrivano li prendiamo in carico, le parrocchie sul piano logistico, noi sul piano assistenziale di ogni tipo, sia psicologico che anche di altra natura. Non dimentichiamo che stanno venendo da una guerra che ha spaccato e lacerato le loro famiglie; quindi hanno una situazione terribile perché sanno che hanno lasciato nella loro patria i propri mariti, i propri fratelli».
Ci sarà anche una piena sinergia anche con la Diocesi?
«Si certamente. Come sempre, perché il nostro modo di agire è sempre quello della grande sinergia istituzionale, con la Diocesi ma anche con tutte le altre Istituzioni».