Tommaso Minervini
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Cronaca

Le promesse di Minervini a Totorizzo: «Vinciamo e la banchina portuale è tua»

Il sindaco e l'imprenditore portuale, che puntava ad un appalto da 12 milioni, sono indagati. Per l'accusa «un patto corruttivo»

La candidatura del figlio per una promessa di appalto, la gestione delle banchine del porto di Molfetta. Dal sostegno elettorale alla maxi commessa da 12 milioni di euro. Sono 3 i capi d'imputazione che la Procura della Repubblica di Trani contesta al sindaco Tommaso Minervini e all'imprenditore Vito Leonardo Totorizzo.

Fatti e circostanze risalenti alla sfida elettorale delle comunali 2022, quella del Minervini-bis. Il primo cittadino, in concorso con Alessandro Binetti, dirigente del settore Territorio, «al fine di affidare a Totorizzo (e quindi alla sua società, la ISTOP Spamat s.r.l.) direttamente o tramite interposta persona, la realizzazione e la gestione» della banchina di riva del nuovo porto «impedivano la gara e ne allontanavano gli offerenti mediante promesse, collusioni ed altri mezzi fraudolenti».

In cambio l'imprenditore avrebbe ricambiato col supporto elettorale a Minervini e la candidatura del figlio Giuseppe Totorizzo nella lista "Insieme per la città" (51 voti). Il sindaco avrebbe pure risposto ai dubbi di Totorizzo secondo cui la Regione Puglia gli aveva detto che se il porto non entrava nell'Autorità di Sistema non sarebbero arrivati i fondi per il terminal ferroviario. «Vito, noi pensiamo a vincere - le parole di Minervini - se vinciamo la prima telefonata sarà di quel signore lì».

Un sostegno elettorale anche in vista del secondo turno delle amministrative contro l'ex magistrato Pasquale Drago, candidato sindaco del centrosinistra. «Però Vito, mo diamoci da fare per il 26» giugno 2022, giorno del ballottaggio. Una «sollecitazione a cui Totorizzo elencava gli adempimenti», si legge: «Mi sto dando da fare... ci siamo incontrati con...». E ancora: «Non c'è pietà». Per l'accusa «un patto corruttivo». Voti in cambio in cambio della promessa di un appalto milionario.

Un appalto da 12 milioni di euro (oltre 5,5 milioni di euro ministeriali e 6,4 di fondi comunali) da affidare con una "procedura di evidenza pubblica di partenariato pubblico-privato" che in realtà è terminata senza vincitori. E Totorizzo (difeso dall'avvocato Maurizio Masellis) «non solo già sapeva di essere il "beneficiario", ma aveva già reperito il cofinanziatore privato», l'armatore Gianluigi Aponte, al vertice di MSC: «È disposto a mettere i soldi... facciamo subito un project financing».

È il 16 settembre 2022, quando Minervini, ripreso dalle microspie, «prometteva» a Totorizzo «la gestione dell'opera»: «Non solo la banchina, pure il finanziamento dello sbancamento». Il sindaco «indicava con la mano» Totorizzo a Binetti «come il favorito dell'aggiudicazione» della banchina. «Che è tua», affermò Minervini.

Lo speciale di MolfettaViva.it

  1. Così è nata l'inchiesta su Minervini. Il sequestro dell'area mercatale nel 2022: leggi qui;
  2. 611mila euro garantiti dal Ministero per «un'opera in stato di totale degrado»: leggi qui;
  3. I "pizzini" e la bonifica degli uffici dalle microspie: «La Finanza ce l'ha queste»: leggi qui;
  4. Una "talpa" nella Guardia di Finanza di Molfetta. «Lidia, sono stati i miei»: leggi qui;
  5. L'auto del Comune «per fini privati», pure per vedere una partita del Milan: leggi qui.
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