
Lavoratori di Molfetta fermi a largo del Mozambico a causa dell'emergenza Coronavirus
La testimonianza: «Attendiamo di tornare dalle nostre famiglie»
Molfetta - giovedì 9 aprile 2020
0.50
L'emergenza Coronavirus sta causando non pochi problemi ai tanti lavoratori che, in genere, sono abituati a spostarsi per terra, per cielo o per mare. Soprattutto per chi si è ritrovato all'estero durante l'ultimo mese, è stato quasi inevitabile affrontare difficoltà legate ai provvedimenti presi nelle singole nazioni per contenere il contagio e alla riduzione delle linee di trasporto disponibili.
Una storia emblematica, in questo senso, arriva da due lavoratori di Molfetta che sono fermi da alcune settimane con la loro nave a circa 50 miglia dalla costa del Mozambico. Abbiamo raggiunto uno di loro telefonicamente, raccogliendone la testimonianza: «Sono al comando della nave e, insieme ad un collega e concittadino molfettese capo elettricista impegnato sullo stesso mezzo, siamo partiti da casa lo scorso 18 febbraio, il giorno del primo caso COVID-19 registrato in Italia».
«Abbiamo lasciato casa - prosegue l'intervistato - convinti che dopo il nostro turno di 4 settimane a bordo avremo riabbracciato i nostri cari ed io in particolar modo, convinto di poter correre la maratona di Roma prevista lo scorso 29 marzo. Dopo qualche settimana la situazione è cambiata drasticamente. Lo scorso 3 marzo il governo del Mozambico ha deciso la quarantena obbligatoria per tutti i cittadini provenienti da Cina, Italia, Iran e Corea del sud ed un nostro concittadino capo del team dei meccanici di bordo, insieme ad altri 3 colleghi italiani è rimasto per 14 giorni in una camera di albergo».
Il comandante molfettese spiega anche la situazione a bordo: «Sulla nostra nave, siamo una comunità multietnica di circa 200 persone, tra italiani, francesi, polacchi, lituani, ucraini, statunitensi, sudafricani, inglesi eccetera. Le risoluzioni via via adottate dai vari paesi, frontiere chiuse in &out, la conseguente cancellazione dei voli, impediscono al personale di rientrare regolarmente a casa per il giusto periodo di riposo. Nonostante tutto, teniamo duro e andiamo avanti con le attività, mantenendo in primis il focus sulla sicurezza del personale, assicurando di mantenere in essere un contratto importantissimo e salvaguardare diversi posti di lavoro, fondamentale in questa crisi globale».
«Aspettiamo pazientemente che l'emergenza rientri - conclude con speranza - per tornare a casa e, dopo la quarantena obbligatoria, poter finalmente riabbracciare i nostri cari».
Una storia emblematica, in questo senso, arriva da due lavoratori di Molfetta che sono fermi da alcune settimane con la loro nave a circa 50 miglia dalla costa del Mozambico. Abbiamo raggiunto uno di loro telefonicamente, raccogliendone la testimonianza: «Sono al comando della nave e, insieme ad un collega e concittadino molfettese capo elettricista impegnato sullo stesso mezzo, siamo partiti da casa lo scorso 18 febbraio, il giorno del primo caso COVID-19 registrato in Italia».
«Abbiamo lasciato casa - prosegue l'intervistato - convinti che dopo il nostro turno di 4 settimane a bordo avremo riabbracciato i nostri cari ed io in particolar modo, convinto di poter correre la maratona di Roma prevista lo scorso 29 marzo. Dopo qualche settimana la situazione è cambiata drasticamente. Lo scorso 3 marzo il governo del Mozambico ha deciso la quarantena obbligatoria per tutti i cittadini provenienti da Cina, Italia, Iran e Corea del sud ed un nostro concittadino capo del team dei meccanici di bordo, insieme ad altri 3 colleghi italiani è rimasto per 14 giorni in una camera di albergo».
Il comandante molfettese spiega anche la situazione a bordo: «Sulla nostra nave, siamo una comunità multietnica di circa 200 persone, tra italiani, francesi, polacchi, lituani, ucraini, statunitensi, sudafricani, inglesi eccetera. Le risoluzioni via via adottate dai vari paesi, frontiere chiuse in &out, la conseguente cancellazione dei voli, impediscono al personale di rientrare regolarmente a casa per il giusto periodo di riposo. Nonostante tutto, teniamo duro e andiamo avanti con le attività, mantenendo in primis il focus sulla sicurezza del personale, assicurando di mantenere in essere un contratto importantissimo e salvaguardare diversi posti di lavoro, fondamentale in questa crisi globale».
«Aspettiamo pazientemente che l'emergenza rientri - conclude con speranza - per tornare a casa e, dopo la quarantena obbligatoria, poter finalmente riabbracciare i nostri cari».