
La tradizione dei “fuochi dell’allegrezza” di San Corrado a Molfetta
In onore del Santo patrono di Molfetta e della Diocesi verranno accesi falò l’8 e il 9 febbraio
Molfetta - giovedì 6 febbraio 2020
Tra storia, tradizione, leggenda, così è arrivata sino a noi la vita di San Corrado di Baviera, Santo patrono di Molfetta e della Diocesi.
La devozione sino agli anni '60/'70 era fervida, poi si è assopita, ma da qualche anno i festeggiamenti in onore di San Corrado hanno ricominciato a coinvolgere tutta la città, con i caratteristici falò che associazioni, confraternite e parrocchie promuovono e realizzano in diverse zone della città. Quest'anno dal centro alle periferie il giorno dell'8 febbraio la nostra città vedrà accendersi ben 12 falò, in attesa quello del 9 febbraio del Comitato feste patronali a Corso Dante.
La tradizione dei falò si perde nella notte dei tempi ed è legata al prelievo del corpo di San Corrado da parte dei molfettesi da Santa Maria ad Cryptam a Modugno, luogo dove San Corrado visse gli ultimi anni della sua vita in eremitaggio e preghiera.
Leggenda vuole che i molfettesi di ritorno da Modugno, forse a notte inoltrata o in tarda serata, abbiano trovato le porte della città chiuse, così come prevedeva l'usanza del tempo, così passarono la notte accendendo un falò e consumando quello che avevano da mangiare: ceci e sementi; da cui poi nasce la nostra tradizione dei ceci fritti, dei semi che si mangiano ancora oggi guardando i fuochi.
In origine questa tradizione era ad uso e consumo dei privati cittadini, che accendevano dei piccoli falò dinnanzi alle loro abitazioni per strada, nel corso degli anni questa tradizione si era quasi persa, per essere riportata in auge dal Comitato feste patronali sotto la dirigenza di Corrado Sancilio, nei primi anni del 2000.
Non dimentichiamo che nella simbologia ecclesiastica il fuoco è simbolo di purificazione e anche di preghiera che dal popolo si eleva verso Dio. Infatti, anche nelle città viciniore, ma più in generale al Sud, si utilizzano i fuochi per omaggiare i propri Santi.
I festeggiamenti in onore del Santo patrono in città vedono due date importanti: quella del 9 febbraio, in ricordo dell'arrivo delle spoglie mortali, e la prima domenica di luglio quando "il corpo di San Corrado" venne traslato dal Duomo alla Cattedrale. Era il 10 luglio 1785, ancora oggi si ricorda l' evento con una solenne processione, quella che la tradizione chiama "Festa esterna".
Dicevamo storia, tradizione e leggenda si fondono parlando della vita di San Corrado, che divenne Santo per acclamazione del popolo, era considerato già santo ancor prima di essere canonizzato dalla Chiesa. A San Corrado, che l'iconografia classica ci mostra come anziano ma che in realtà è morto poco più che ventenne, si attribuiscono alcuni grandi miracoli in protezione della città, durante i periodi di siccità il suo busto veniva portato in processione ed arrivava la pioggia.
Pietro Angione, studioso molfettese, scrive: "Famoso è un episodio del 1529 quando, essendo di notte la città assaltata di sorpresa dalle truppe francesi del conte Caracciolo, i cittadini si sentirono chiamare nel sonno da un guerriero che li andava avvertendo del pericolo imminente. Essi, raggiunte le mura, videro nel mezzo di un bagliore la Madonna dei Martiri, S. Corrado, nel quale riconobbero il misterioso guerriero, e S. Nicola. L'esercito francese, atterrito, fuggì.
Molfetta fu immune per sua intercessione da molte epidemie, tra cui la pestilenza del 1657, e per riconoscenza fu raccolto dell'argento per far scolpire un busto in cui conservare il suo cranio.
Gli è stato attribuito anche il potere di placare tempeste, alluvioni e terremoti".
Per alcuni anni i festeggiamenti in onore di San Corrado sono stati messi in ombra da quelli per la Madonna dei Martiri, visto il fervido culto mariano della nostra città.
I più grandi, i nostri nonni ricordano molto bene i fasti della festa patronale di San Corrado, le novene, le luminarie, le bande, i fuochi d'artificio. A poco a poco si sta ritornando a dare lustro al nostro Patrono e far conoscere la sua figura.
La devozione sino agli anni '60/'70 era fervida, poi si è assopita, ma da qualche anno i festeggiamenti in onore di San Corrado hanno ricominciato a coinvolgere tutta la città, con i caratteristici falò che associazioni, confraternite e parrocchie promuovono e realizzano in diverse zone della città. Quest'anno dal centro alle periferie il giorno dell'8 febbraio la nostra città vedrà accendersi ben 12 falò, in attesa quello del 9 febbraio del Comitato feste patronali a Corso Dante.
La tradizione dei falò si perde nella notte dei tempi ed è legata al prelievo del corpo di San Corrado da parte dei molfettesi da Santa Maria ad Cryptam a Modugno, luogo dove San Corrado visse gli ultimi anni della sua vita in eremitaggio e preghiera.
Leggenda vuole che i molfettesi di ritorno da Modugno, forse a notte inoltrata o in tarda serata, abbiano trovato le porte della città chiuse, così come prevedeva l'usanza del tempo, così passarono la notte accendendo un falò e consumando quello che avevano da mangiare: ceci e sementi; da cui poi nasce la nostra tradizione dei ceci fritti, dei semi che si mangiano ancora oggi guardando i fuochi.
In origine questa tradizione era ad uso e consumo dei privati cittadini, che accendevano dei piccoli falò dinnanzi alle loro abitazioni per strada, nel corso degli anni questa tradizione si era quasi persa, per essere riportata in auge dal Comitato feste patronali sotto la dirigenza di Corrado Sancilio, nei primi anni del 2000.
Non dimentichiamo che nella simbologia ecclesiastica il fuoco è simbolo di purificazione e anche di preghiera che dal popolo si eleva verso Dio. Infatti, anche nelle città viciniore, ma più in generale al Sud, si utilizzano i fuochi per omaggiare i propri Santi.
I festeggiamenti in onore del Santo patrono in città vedono due date importanti: quella del 9 febbraio, in ricordo dell'arrivo delle spoglie mortali, e la prima domenica di luglio quando "il corpo di San Corrado" venne traslato dal Duomo alla Cattedrale. Era il 10 luglio 1785, ancora oggi si ricorda l' evento con una solenne processione, quella che la tradizione chiama "Festa esterna".
Dicevamo storia, tradizione e leggenda si fondono parlando della vita di San Corrado, che divenne Santo per acclamazione del popolo, era considerato già santo ancor prima di essere canonizzato dalla Chiesa. A San Corrado, che l'iconografia classica ci mostra come anziano ma che in realtà è morto poco più che ventenne, si attribuiscono alcuni grandi miracoli in protezione della città, durante i periodi di siccità il suo busto veniva portato in processione ed arrivava la pioggia.
Pietro Angione, studioso molfettese, scrive: "Famoso è un episodio del 1529 quando, essendo di notte la città assaltata di sorpresa dalle truppe francesi del conte Caracciolo, i cittadini si sentirono chiamare nel sonno da un guerriero che li andava avvertendo del pericolo imminente. Essi, raggiunte le mura, videro nel mezzo di un bagliore la Madonna dei Martiri, S. Corrado, nel quale riconobbero il misterioso guerriero, e S. Nicola. L'esercito francese, atterrito, fuggì.
Molfetta fu immune per sua intercessione da molte epidemie, tra cui la pestilenza del 1657, e per riconoscenza fu raccolto dell'argento per far scolpire un busto in cui conservare il suo cranio.
Gli è stato attribuito anche il potere di placare tempeste, alluvioni e terremoti".
Per alcuni anni i festeggiamenti in onore di San Corrado sono stati messi in ombra da quelli per la Madonna dei Martiri, visto il fervido culto mariano della nostra città.
I più grandi, i nostri nonni ricordano molto bene i fasti della festa patronale di San Corrado, le novene, le luminarie, le bande, i fuochi d'artificio. A poco a poco si sta ritornando a dare lustro al nostro Patrono e far conoscere la sua figura.