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Fare di necessità virtù: la laurea degli studenti di Molfetta al tempo del Coronavirus

Il racconto della molfettese Lubiana Stanzione all'Università di Camerino

L'Italia intera vive ormai da giorni una situazione surreale, soprattutto se si pensa alla rapidità con cui l'emergenza sanitaria legata al Coronavirus sta stravolgendo la vita nella nostra nazione. A essere turbata è la nostra quotidianità, in tutti i suoi dettagli: dai momenti più comuni di socialità a quelli più rari ma non per questo meno importanti. Uno su tutti, ad esempio, il giorno che segna il culmine della carriera universitaria di ogni studente: la seduta di Laurea.

I provvedimenti assunti dal Governo già dalla scorsa settimana, in merito alla chiusura di scuole e atenei, hanno obbligato le università a conferire una forma ben diversa a questa ritualità: hanno così avuto inizio le sedute di laurea telematiche, o meglio in streaming per usare un gergo internazionale. Una storia emblematica, in questo senso, è quella di Lubiana Stanzione: studentessa molfettese di 25 anni che nel 2013 si è trasferita a Camerino per frequentare il corso di Laurea in Farmacia all'Università presente nel piccolo Comune in provincia di Macerata.

Il suo percorso universitario l'ha condotta a vivere momenti altrettanto difficili già in passato, come in occasione del terremoto che, nella notte del 26 ottobre 2016, ha scosso il Centro Italia: «Quel giorno è stato un vero e proprio spartiacque per la mia vita, per quella dei miei colleghi e anche per tutti gli abitanti della città. Già in quell'occasione ho potuto toccare con mano l'importanza di avere solidarietà nei confronti del prossimo, soprattutto nei momenti più difficili. Da quel momento, per giunta, siamo stati costretti a vivere per molto, fino a pochi giorni fa, all'interno di container, vista la mancanza di strutture in sicurezza nella città».

Ma ora veniamo alla sua seduta di laurea, un momento tanto atteso che però ha dovuto fare i conti con la minaccia del COVID-19: «La mia seduta era inizialmente prevista per il 28 febbraio ma tre giorni prima di quella data il Presidente delle Marche ha firmato un'ordinanza che annullava tutte le attività previste all'interno di scuole e università. Inizialmente non credevo che la notizia fosse vera, poi ci è giunta la comunicazione ufficiale dell'università stessa. A quel punto, ho pensato di fare rientro a Molfetta, anche perché non si prospettava una data per recuperare la seduta. Poco dopo, abbiamo saputo che la cerimonia di laurea si sarebbe comunque tenuta ma una settimana dopo e con restrizioni sul numero dei presenti o addirittura a porte chiuse».

A tre giorni dalla nuova data prevista, il 6 marzo, arriva una nuova ordinanza che sembra mettere di nuovo tutto in discussione: «Un nuovo provvedimento regionale stabiliva ancora la chiusura dell'ateneo ma, questa volta, la decisione del rettore è stata quella di non modificare le date convertendo però la seduta in via telematica. A primo impatto sono rimasta incredula per questa modalità, soprattutto per i tanti sacrifici fatti durante il mio percorso universitario, ma poi ho voluto vedere questa situazione come l'ennesima sfida da affrontare a testa alta. Ho preferito dunque convertire la delusione in stimoli per portare comunque a termine nel migliore dei modi la mia missione di studio. Arrivati al fatidico giorno, ho vissuto l'esperienza mistica di potermi laureare comodamente in casa mia, senza la scomodità dei tacchi e con le pantofole ai piedi perché tanto non sarebbero mai comparse nel monitor (ride, ndr)».

Nonostante tutto, è stata per lei una giornata speciale: «Alla fine mi sono goduta l'emozione di un traguardo comunque importante per me e ringrazio la presenza della mia famiglia, dei miei amici e di tutte le persone che anche a distanza mi hanno dato sostegno in questa situazione a metà fra il tragico e il comico, in cui l'ansia non era legata alla mia tesi bensì al timore che potesse saltare improvvisamente la connessione Internet. Voglio dire a tutti gli altri studenti che si troveranno ad affrontare la stessa seduta on-line di essere sereni, perché resta comunque un giorno da ricordare. Anzi, il poterlo vivere addirittura con i pantaloni del pigiama lo rende ulteriormente speciale».

La storia di Lubiana ci insegna che, soprattutto in un momento così delicato per l'Italia, bisogna fare di necessità virtù. Con il sorriso sulle labbra.
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