Il porto di Molfetta
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Cronaca

Inchiesta porto, il Gip: «Atteggiamento immutato dopo il blitz della Finanza»

La visita in cantiere risale al 16 febbraio 2022. Domani mattina, intanto, inizieranno gli interrogatori di garanzia

C'è una data precisa che segna la svolta nell'indagine sulla costruzione del secondo braccio del molo di sopraflutto del nuovo porto commerciale di Molfetta. È il 16 febbraio 2022, quando la Guardia di Finanza piomba nel cantiere per eseguire un decreto di «perquisizione, sequestro e di acquisizione di documentazione».

E nemmeno la visita dei finanzieri della Compagnia cittadina - si legge nell'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Carmen Anna Lidia Corvino - a carico dell'imprenditore Giuseppe Dell'Erba, 45enne di Trani, dell'ingegnere Giuseppe Loliva, 50enne di Castellana Grotte, e del funzionario comunale Alessandro Binetti, 54enne di Molfetta (il primo ristretto agli domiciliari, gli altri due interdetti), «ha mutato l'atteggiamento degli attori della vicenda».

Gli escavatoristi avrebbero continuato a caricare e scaricare il materiale, «metà e metà, in esecuzione impartite da Dell'Erba» che ha «un ruolo primario». L'uomo, infatti, «non solo è consapevole della tipologia di materiale utilizzato, ma è proprio lui a decidere cosa trasportare anche quando, ignorando le contestazioni della polizia giudiziaria in sede di perquisizione e continuando a conferire materiale inidoneo pur consapevole del nocumento arrecato nella realizzazione dell'opera».

Ed è Dell'Erba, per gli inquirenti, coordinati dai pubblici ministeri Giuseppe Francesco Aiello e Francesco Tosto, entrambi in servizio alla Procura della Repubblica di Trani, «che ottimizza il profitto già ingente - si legge nella misura - approfittando dei lavori in corso per smaltire cospicue quantità di rifiuti presso il cantiere del porto commerciale di Molfetta, non esitando ad imporre la falsificazione persino dei documenti di trasporto in modo da occultare la provenienza del materiale».

Sin dalle prime conversazioni intercettate è emerso che oltre al tout venant (il materiale conforme), sarebbe stato trasportato qualcosa di diverso, come rocce, massi e pietre (definite «la rosa grossa»), ma anche quella «un po' più pulita». E quando Emanuele Tatulli ha invitato un escavatorista a caricare la «roba bianca» (il tout venant) si è sentito rispondere: «Dove sta la roba bianca... non esiste nulla! Qua è tutta terra! Da là c'è il muro che è uscito tutto rosso e questa è la roba».

Ed è lo stesso Tatulli, ormai preoccupato per quanto stava avvenendo, a contattare Domenico Calvi (i due sono indagati con il direttore dei lavori Renato Marconi, il direttore del cantiere Marck Bravaccini e il capocantiere Marcello Calandrini): «Sta diventando tutto rosso», con riferimento all'eccesso di materiale roccioso. «Non tanto far esagerare - la replica di Calvi -, che è rosso il materiale... come lo butti in acqua… che sta un po' agitato. Non si capisce che stiamo a combinare».

E se per Dell'Erba e Loliva «il pericolo di reiterazione si desume dal coinvolgimento nel precedente fascicolo sempre sulla realizzazione del porto di Molfetta», per Binetti, invece, «emerge dalla circostanza che lo stesso, pur a conoscenza del reato posto in essere da Dell'Erba, gli ha conferito altro incarico nel 2022». Domani, intanto, inizieranno gli interrogatori di Dell'Erba, Loliva e Binetti, assistiti, rispettivamente, dai legali Vincenzo Operamolla, Felice Petruzzella e Nunzio Palmiotto.

«Il giudice che ha emesso la misura, però, non potrà ascoltare gli indagati: è assente per convalescenza - ha detto Petruzzella -. E quindi ci sarà un altro giudice. Il fascicolo, poi, si compone di 9mila pagine e non possiamo ancora accedere alla visione degli atti. Ogni considerazione rispetto a questi fatti appare superflua».
  • Alessandro Binetti
  • Porto Molfetta
  • Giuseppe Dell'Erba
  • Gianluca Loliva
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