Quartetto per pianoforte e archi
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Cultura, Eventi e Spettacolo

I percorsi romantici del Capotorti Festival tra due capolavori di Schumann e Dvořák

Evento in programma stasera alle ore 20:30 nel chiostro di San Domenico a Molfetta

Due vertici nella produzione cameristica di Robert Schumann e Antonín Dvořák compongono il recital «Percorsi romantici» cui darà vita il quartetto formato da Carlo Angione (pianoforte), Saveria Mastromatteo (violino), Francesco Peverini (viola) e Francesco Mastromatteo (violoncello) per il Capotorti Music Festival, manifestazione intitolata al compositore di Molfetta, dove l'appuntamento è in programma sabato 5 luglio, nel chiostro di San Domenico, alle ore 20.30. Nicola Petruzzella cura la direzione artistica del festival, organizzato dall'omonimo sodalizio presieduto da Vito Giovanni Maria Mastrorilli e da lui stesso fondato con l'obiettivo di valorizzare il «genius loci» Capotorti, compositore vissuto a cavallo tra Sette e Ottocento e affermatosi tra gli esponenti della cosiddetta «scuola napoletana».

Il concerto si aprirà con il Quartetto per pianoforte e archi in mi bemolle maggiore op. 47 di Robert Schumann, una delle gemme più preziose di tutto il repertorio cameristico. L'opera vide la luce nel 1842, anno che il compositore dedicò intensamente alla musica da camera, pervasa anch'essa dalle metamorfosi del periodo romantico. L'organico prevede in funzione centrale il pianoforte, strumento prediletto di Schumann, con gli archi in contraltare e in dialogo. La prima esecuzione pubblica avvenne nel dicembre 1844 a Lipsia, con al pianoforte la moglie del compositore, Clara Wieck, anch'ella straordinaria compositrice e pianista di grande talento. Tuttavia, non è un caso che questo quartetto sia dedicato ad un violoncellista, Matvei Wielhorski, visto che all'interno dell'opera, tra i vari splendori, è contenuto un Andante cantabile che possiede forse uno dei più bei temi di tutta la storia della musica, presentato proprio dalla voce del violoncello.

Nella seconda parte di ascolterà il Quartetto per pianoforte e archi n. 2 op. 87 di Antonín Dvořák, compositore che nella musica da camera con pianoforte assorbì la liberazione da qualsiasi forma disimpegnata di questo genere di produzione in favore di una scrittura densa e di stampo sinfonico. Del resto, in Dvořák è manifesto da una parte il rifarsi alla nuova classicità, tutta incentrata sulla nitidezza della forma propugnata da Brahms, e dall'altra il richiamo a temi e ritmi della tradizione folklorica in funzione di esaltazione dei valori patriottici della borghesia boema, anche se questi elementi servono a donare un tratto inconfondibile alla musica cameristica del grande compositore.
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